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Non credo di dire cose sconvolgenti se affermo che uno dei problemi più grossi del nostro turismo è la poca visione strategica e la scarsità di competenze specifiche da parte di molti di quelli che occupano posti con responsabilità decisionale, sia nel mondo privato che in quello pubblico.

Una conferma, se si vuole un supporto “scientifico” viene da un lavoro (http://dx.doi.org/10.1108/17579881111154227) che esamina proprio il rapporto fra la qualità delle strategie e i risultati ottenuti nel mondo virtuale.

Provocatoriamente, mi verrebbe da dire che il turismo italiano pare proprio il perfetto campo di applicazione di quattro leggi fondamentali: Parkinson, Murphy, Peter e Cipolla. Queste, come dice Giancarlo Livraghi in un suo datato, ma sempre valido contributo (http://gandalf.it/offline/off41.htm), sono “diverse fra loro, ma accomunate da un’intenzione precisa: spiegare perché le cose non funzionano. Da ognuna si possono trarre insegnamenti pratici di grande attualità.”

In particolare, il principio di Peter, mostra tutta la sua validità. Laurence Peter e Raymond Hulllo formularono nel 1969, affermando che: “In ogni gerarchia, un dipendente tende a salire fino al proprio livello di incompetenza.” o che “Con il tempo ogni posizione lavorativa tende ad essere occupata da un impiegato incompetente per i compiti che deve svolgere.”

Il sarcasmo è evidente, ma resta il fatto. La situazione, però, non è così disperata come potrebbe sembrare. I rimedi esistono e sarebbero anche, a mio parere, facilmente adottabili.

Un suggerimento lo troviamo nei lavori di un gruppo di fisici catanesi: Alessandro Pluchino, Andrea Rapisarda, Cesare Garofalo e Alessio Emanuele Biondo. I primi tre hanno anche vinto nel 2010 il prestigioso IG Nobel (http://www.pluchino.it/ignobel.html) assegnato ogni anno dal comitato di redazione della rivista Annals of Improbable Research(http://www.improbable.com/ig/).

I ricercatori catanesi dimostrano matematicamente, con una serie di simulazioni numeriche, che la strategia ottimale di promozione da adottare per massimizzare l’efficienza di una certa organizzazione gerarchica è quella di operare scelte puramente casuali (per un’esposizione divulgativa vedi: http://bit.ly/TLF3qP).

In un lavoro più recente, poi, proseguono questo cammino e dimostrano come anche in altri campi come la scelta dei membri di istituzioni politiche o la formulazione di linee strategiche (per il trading finanziario, nel loro caso) la migliore mossa sia quella della pura casualità. Come dicono in conclusione del loro articolo (lo trovate qui: http://arxiv.org/abs/1209.5881v1 e un’esposizione divulgativa su: http://bit.ly/TLFbGw): “I nostri risultati provano chiaramente che strategie standard basate sulla storia passata non sono migliori di quelle puramente casuali, che peraltro si dimostrano anche meno rischiose, o che l’introduzione di elementi casuali migliora significativamente i risultati di strategie standard.”

Il fatto era già noto, era stato dimostrato, anche se in maniera meno rigorosa, da un esperimento dello psicologo inglese Richard Wiseman. Nel suo libro Quirkology (2007) Wiseman riporta il confronto fra i risultati ottenuti da un esperto di finanza, un astrologo e una bambina di quattro anni, Tia, nel prevedere quotazioni di borsa investendo una certa quantità di denaro. Alla fine dell’esperimento l’astrologo perde il 10.1%, l’esperto il 7.1% e Tia (con le sue scelte ovviamente casuali) solo il 4.6%.

A questo punto, citando l’ineffabile Jonathan Swift, “stanco com’ero di offrirvi utopie inutili e oziose, alla fine disperavo ormai del successo: quando per fortuna mi è venuta in mente questa proposta che, essendo interamente nuova, presenta alcunché di solido e di concreto, è di nessuna spesa e di poco disturbo, rientra pienamente nelle nostre possibilità di attuazione, e non fa correre il rischio di recar torto al Paese.”
Perché continuare a sforzarsi e investire ingenti risorse economiche finanziarie e mentali per il nostro turismo? Lasciamo tutto al caso. Persone, strategie, strumenti, azioni… Magari non si migliora di molto, ma forse riusciamo almeno ad arrestare un declino che a tratti pare inesorabile.

Immagine Max Pixels (1) CC0 Public Domain Free for commercial use

Rodolfo Baggio

Rodolfo Baggio ha una laurea in Fisica e un PhD in Tourism Management. Dopo aver lavorato per più di vent’anni come informatico in alcune note “aziende leader del settore”, da una decina d’anni si è dedicato all’insegnamento universitario, in Italia e all’estero, e alla ricerca sui sistemi turistici complessi e sulle loro relazioni con le tecnologie informatiche. Ha pubblicato una mezza dozzina di libri e un centinaio di articoli per conferenze e riviste scientifiche internazionali.

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Rodolfo Baggio

Rodolfo Baggio ha una laurea in Fisica e un PhD in Tourism Management. Dopo aver lavorato per più di vent’anni come informatico in alcune note “aziende leader del settore”, da una decina d’anni si è dedicato all’insegnamento universitario, in Italia e all’estero, e alla ricerca sui sistemi turistici complessi e sulle loro relazioni con le tecnologie informatiche. Ha pubblicato una mezza dozzina di libri e un centinaio di articoli per conferenze e riviste scientifiche internazionali.

One Comment

  • Davide ha detto:

    Onestamente non mi sono accorto in questi anni di qualcosa di strutturato (non oso dire strategico). Penso sia già, da tempo, così cioè tutto lasciato al caso. In effetti ho occasione di incontrare alcune situazioni virtuose ovviamente 'casuali' che funzionano.

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