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Comincia così l’epopea di Gilgamesh, incisa in caratteri cuneiformi su una dozzina di tavolette d’argilla fra i 4000 e i 5000 anni fa. È considerata la più antica storia del mondo. Di fatto è una raccolta di storie sumere assire e babilonesi che narrano le gesta del quinto re della I dinastia della città di Uruk. [il racconto lo trovate qui: https://goo.gl/X9DKEB, o nello splendido libro di Theodore Gaster: Le più antiche storie del mondo]. Storicamente se ne sa molto poco, ma le storie raccontate, fusione di racconti originariamente indipendenti, sembrano essere progenitrici di parecchi miti seguenti, da quelli omerici in poi.

È abbastanza noto il fatto che il mito svolga una funzione di grande importanza nel trasmettere le credenze e i valori delle civiltà che li hanno elaborati, nell’offrire spiegazioni di fenomeni naturali, o nel legittimare pratiche rituali o istituzioni sociali. Come ben detto in Wikipedia (https://goo.gl/RwcfhH):

Di fronte all’uomo primitivo la natura, la vita, la storia e tutto ciò che lo circonda, appare come un turbinio di immagini senza senso e il mito diventa quindi un modo per ordinare e conoscere la propria realtà. Egli non conosce le leggi che governano la natura, le cause della vita e della morte, del bene e del male, non comprende i motivi storici che hanno determinato la condizione del suo popolo e davanti a questo universo di immagini incomposte, che la natura e la vita gli propongono ogni giorno, rischia di perdersi, di cadere preda dell’ansia e della paura e, solo attraverso i miti, egli trova il senso della realtà, costruisce l’ordine di quelle immagini, altrimenti incomprensibili. […] Il mito è il bisogno di spiegare la realtà, di superare e risolvere una contraddizione della natura, è spiegazione di un rito, di un atto formale che corrisponde ad esigenze della tribù, è struttura delle credenze di un gruppo.

Al di là di ciò, i miti svolgono un ruolo fondamentale anche nello sviluppo di un qualsiasi campo di studio. Essi fanno da centro di aggregazione, allo scopo di differenziare le discipline l’una dall’altra e di fornire legittimità ai membri del gruppo che se ne occupa.

E raccontano di fatti e cose che non sono necessariamente né veri né falsi, semplicemente, spesso, non sono verificati, almeno non quanto ci si aspetterebbe; in ogni caso, l’assoluta veridicità di un mito è meno importante della sua verità simbolica. Il problema è che, se siamo in un ambito scientifico o para-scientifico, alcuni miti possono essere molto dannosi, perché propagano e rafforzano false credenze e limitano lo sviluppo dell’area.

Da quando pensiamo al turismo come disciplina scientifica (o para-scientifica) e usiamo metodi e tecniche anche raffinate per studiare il fenomeno e per fare piani e previsioni, molti racconti mitologici, o con le caratteristiche del mito, sono stati portati avanti da professionisti e studiosi.
Una bella rassegna dei più famosi e diffusi si trova in un serio e ben documentato articolo di Bob McKercher e Bruce Prideaux: Academic myths of tourism, pubblicato un paio di anni fa dalla più importante rivista scientifica del settore: Annals of Tourism Research. L’articolo lo si può trovare qui [https://goo.gl/zb4w6Y] e dovrebbe essere lettura obbligatoria per chiunque, professionista o dilettante, operatore, manager o accademico si occupi o si voglia occupare di turismo.

Riporto qui la tabella finale con l’elenco di tutti quelli che gli autori (fra i maggiori studiosi al mondo) identificano.

Credo ce ne sia per tutti e che ulteriori commenti siano inutili. Molti saranno sorpresi, stupiti o fin offesi dal trovare in questa lista cose che hanno detto e ripetuto spesso. Come commentano gli autori a conclusione del loro lavoro:

La creazione di miti può avere un ruolo legittimo nel mondo accademico, a condizione che serva allo scopo benefico di sostenere la raison d’être di una disciplina e di fornire un punto di aggregazione per i ricercatori. Tuttavia, certi miti devono essere messi in discussione, specialmente se riflettono pii desideri non supportati da una valutazione rigorosa. Questo lavoro cerca di generare una discussione in merito a molte delle credenze che hanno creato il culto della cultura del turismo. Non tutti i lettori saranno d’accordo con i risultati e alcuni contesteranno l’esistenza di alcune delle credenze identificate qui. […] Un dibattito di questa natura [però] è necessario, sano e può aiutare a far progredire gli studi sul turismo.

Come detto (e vale la pena ripeterlo) mito non vuol necessariamente dire falso, ma non vuol neanche necessariamente dire vero. Continuare a pensare alla validità “a prescindere” di questi miti, senza verificarne a fondo la veridicità caso per caso e situazione per situazione porta solo, nel migliore dei casi, a disillusioni, quando non a veri e propri sprechi o disastri.

Oggi i dati, le informazioni, gli strumenti, le tecniche e le competenze per fare le verifiche necessarie ci sono, e sono molto più disponibili e usabili di quanto spesso non si creda. Non usare queste possibilità, o usarle male, o usarle solo per produrre affascinanti visualizzazioni, senza farne la base solida su cui ragionare dovrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità.

Immagine Wikipedia (1Osama Shukir Muhammed Amin FRCP(Glasg) – Own work CC BY-SA 4.0

Rodolfo Baggio

Rodolfo Baggio ha una laurea in Fisica e un PhD in Tourism Management. Dopo aver lavorato per più di vent’anni come informatico in alcune note “aziende leader del settore”, da una decina d’anni si è dedicato all’insegnamento universitario, in Italia e all’estero, e alla ricerca sui sistemi turistici complessi e sulle loro relazioni con le tecnologie informatiche. Ha pubblicato una mezza dozzina di libri e un centinaio di articoli per conferenze e riviste scientifiche internazionali.

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Rodolfo Baggio

Rodolfo Baggio ha una laurea in Fisica e un PhD in Tourism Management. Dopo aver lavorato per più di vent’anni come informatico in alcune note “aziende leader del settore”, da una decina d’anni si è dedicato all’insegnamento universitario, in Italia e all’estero, e alla ricerca sui sistemi turistici complessi e sulle loro relazioni con le tecnologie informatiche. Ha pubblicato una mezza dozzina di libri e un centinaio di articoli per conferenze e riviste scientifiche internazionali.

One Comment

  • Marta ha detto:

    Un post davvero bello. Che per un momento ci chiede di sospendere la turismofrenesia di oggi per riflettere. Ragionare di turismo! Grazie Rodolfo

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