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Riformare il calendario scolastico potrebbe avere un impatto positivo sul turismo interno.

Alcune settimane fa l’Economist ha pubblicato un interessante articolo dove si argomentava l’importanza di accorciare le vacanze estive nei paesi, come l’Italia, dove le vacanze durano più di tre mesi. Ritengo gli argomenti proposti convincenti.  I benefici sul piano dell’apprendimento sarebbero molto superiori ai costi (ad esempio incremento dei salari per gli insegnanti, spese per rendere confortevoli le aule nei posti più caldi). Aggiungo un beneficio che a noi interessa da vicino: una maggiore normalizzazione della stagione turistica.

La destazionalizzazione è uno dei mantra di chi si occupa superficialmente di turismo. Destagionalizazione è un termine che non esiste nel vocabolario se non nella sua accezione statistica. Il turismo è per sua natura un fenomeno stagionale. A chi opera professionalmente nel settore, consiglio di spendere meno tempo sui social e più tempo sui database. Un ottimo punto di partenza sono le pagine divulgative di Eurostat dove c’è una sezione dedicata proprio alla stagionalità del turismo. Qui trovate i principali link e non vi lamentate del fatto che i dati sono del 2016. Il senso del dato non cambia in un paio d’anni.

Seasonality in tourism demand
Seasonality in the tourist accommodation sector
Tourism statistics – winter season occupancy
Tourism statistics – summer season occupancy

Mi permetto di suggerivi alcuni dati in particolare. I viaggi brevi (cioè quando si sta fuori per i week-end e fino ad un massimo di tre notti) non hanno picchi stagionali. Per questo motivo sono considerati un “toccasana” per chi intende allungare la stagione. Attenzione però. Da un punto di vista del fatturato parliamo di poche notti. Data la loro durata, si tratta di viaggi fatti in prevalenza verso destinazioni vicine ai luoghi di residenza. Un altro dato interessante è che il 40% dei pernottamenti fuori da Luglio e Agosto è fatto dagli ultra 50 anni. Insomma per allungare la stagione, lasciate stare i Millenial. Questi due dati, se capiti nelle loro implicazioni, bastano da soli a stravolgere i luoghi comuni su come allungare la stagione.

Ho lasciato per ultimo il dato sulla relazione tra paese di provenienza e stagionalità. Il grafico di Eurostat sembra suggerire che i viaggi all’estero abbiano una stagionalità meno  accentuata di quelli nel proprio paese. In realtà si tratta di un’illusione statistica, nel senso che il grafico si basa sul numero assoluto dei viaggi. Il grafico conferma che una sostanziale fetta di torta dei viaggi è rappresentata da persone che fanno le loro vacanze nel proprio paese in estate. Se invece consideriamo il dato in percentuale, cioè come si distribuiscono viaggi domestici e esteri nel corso dell’anno, vediamo che non ci sono sostanziali differenze. Qui sotto la tabella con la distribuzione percentuale.

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La domanda sorge spontanea: perché  i mercati esteri sono il mantra di chi vuole allungare la stagione? La risposta non la trovate in questi grafici, ma nella letteratura accademica, spesso bistrattata da noi praticoni. I motivi sono tre.

Il primo motivo è il livello di ricchezza dei mercati di origine. All’aumentare del reddito disponibile, aumenta la tendenza a organizzare il proprio calendario in due, tre, quattro blocchi di vacanze  all’anno e alcuni week-end. Il secondo motivo è il clima. Chi vive nei paesi con climi più rigidi tende ad andare in vacanza, quando ne ha l’opportunità e la possibilità, nelle destinazioni con climi miti. Terzo e più importante motivo: il calendario scolastico. In molti paesi, le vacanze scolastiche non sono concentrate  nei mesi estivi, ma si distribuiscono durante l’anno. Chi vuole avere una contezza analitica di come sono distribuite le vacanze nelle regioni europee (uno sguardo ai calendari nazionali non è sufficiente per capire il fenomeno) può scaricarsi l’interessante rapporto The Organisation of School Time in Europe. Primary and General Secondary Education 2017/2018

La riforma del calendario scolastico in Italia non è quindi solo potenzialmente benefica sul piano dell’apprendimento, ma anche per gli effetti sulle stagioni turistiche. Non è una riforma facile per motivi sindacali (immagino le resistenze degli insegnanti), sociali (la scuola svolge anche la funzione di “parcheggio”) ed economici (con una struttura industriale di micro e piccole imprese, per molte persone è impossibile andare in vacanza, si deve essere sempre sul pezzo). Tuttavia, ritengo sia venuto il momento di cominciare a riproporre il tema al centro dell’agenda delle politiche turistiche.

Immagine Pixabay (1)

Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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