Italia turistica: OTSTATS è un’analisi delle quote di mercato dell’Italia su vari mercati esteri. I numeri così non li avete mai visti!
Quanto vale l’Italia turistica sui mercati internazionali? Quanto cresce l’Italia rispetto alle altre destinazioni mondiali? Quali sono i nostri turisti più affezionati?
Il 2018 porta una novità per i lettori di Officina Turistica: una serie di statistiche aggiornate ogni sei mesi sulla posizione dell’Italia turistica nei mercati internazionali. I dati sul valore monetario delle dimensioni dei mercati e sulle attribuibili all’Italia sono pubblici ma poco noti. Destination Management Insighters li ha scovati, messi insieme e resi accessibili. Si tratta di informazioni essenziali per comprendere la competitività del turismo italiano nello scenario globale. Li pubblichiamo con lo scopo di accendere un dibattito sul tema, per questo aiutateci scovare errori, a migliorarli e a diffonderli.
I vostri commenti sono graditi.
Scarica OT Stats – gennaio 2018:
Le principali statistiche sulla posizione dell’Italia nei mercati turistici internazionali a portata di mano.
Partiamo da una domanda: a quanto ammonta il mercato di riferimento del turismo italiano? In altre parole, quanto è grande la torta dalla quale viene la fetta per la quale ogni anno dichiariamo di avere registrato il boom?
È una domanda complessa con una risposta complessa. Questa è una delle tante risposte che potrete trovare in OT Stats.
Vi anticipiamo che il mercato incoming di riferimento per l’Italia è l’Europa e che l’Italia è in terza posizione per quanto riguarda la quota di spesa di turisti internazionali in Europa.
Ma non vogliamo svelarvi troppo: vi invitiamo a scaricare subito il nostro eBook e, naturalmente, a lasciare commenti e considerazioni, che il dibattito in ambito turistico è sempre fonte di crescita costruttiva.
Dai numeri si deduce facilmente che i turisti vanno nei paesi che sono vicini culturalmente e linguisticamente (UK – USA, Austria – Germania) oppure nei paesi, dove ci sono le infrastrutture di livello e con un alto tasso di popolazione che parla inglese (Germania dove turisti asiatici lasciano più soldi rispetto a noi).
Possiamo dire, che problema linguistico e problema di una formazione scarsa e inadeguata pongono tanti limiti alla crescita del turismo in Italia?
Gentile Oleg. Grazie per la sue osservazioni e la sua domanda.
Partiamo da un dato: si tende a viaggiare nei paesi vicini (o regioni nel caso del turismo interno). Qualche volta con i paesi confinanti o vicini condividiamo lingua e cultura. Questa è (solo) una delle ragioni, ad esempio, dei flussi tedeschi in Alto Adige. I pochi storici e geografi che hanno studiato le ralazioni tra luoghi di origine (dei turisti) e destinazione, queste cose le hanno notate e studiate.
Tuttavia, non mi sento di affermare che ci sia una regola del pollice per ogni mercato. Ad esempio, l’elevata presenza di turisti asiatici in Germania ha molto a che fare con i rapporti commerciali tra la stessa Germania e quei paesi. Grazie a questi rapporti l’aeroporto di Francoforte si è imposto come una delle principali porte di ingresso degli asiatici in Europa.
Per rispondere alla sua domanda. Il turismo in Italia cresce anche se, evidentemente, in modo inferiore alle attese. Noi italiani vorremmo essere i campioni del mondo anche in questo campo. Il punto essenziale però è capire, che un paese destinazione come l’Italia è un contenitore di “prodotti”/destinazioni. In questo momento e per il futuro prevedibile due sono i “prodotti” che per dimensioni e margini di crescita possono incidere sulla crescita del contenitore: le grandi città e il mare. Le prime sono limitate in numero e hanno gia problemi di sovraccarico. Il mare ha un potenziale di crescita molto elevato, soprattutto nel Mezzogiorno.
Come abbiamo scritto qualche giorno fa commentando un articolo che confrontava Italia e Spagna, le differenze decisive tra i due paesi sono 2 e mezzo. La Spagna ha una struttura turistica industriale sul prodotto mare, il più rilevante del mercato (ripudiata in Italia da una visione mainstream bucolica che punta tutte le fiches su beni culturali e piccolo è bello). La Spagna ha infrastrutture stradali e servizi di trasporto nel complesso molto più competitive delle nostre. Investire in Spagna è un po meno complicato che in Italia.
Speriamo di aver risposto in modo esaustivo alla sua domanda e continui a seguirci!