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Geopolitica e turismo, ovvero come le tensioni internazionali influenzano le nostre scelte di viaggio e di conseguenza il nostro settore. I contesti geopolitici influiscono sulle nostre scelte etiche, certo, ma anche sui costi, sui tempi e sulle condizioni di viaggio, come ad esempio nel caso dei voli da Asia e Oceania dall’inizio del conflitto in Ucraina.

Ma prendiamo l’esempio più recente che riguarda il Nord America. Molti viaggiatori internazionali guardano già alle vacanze estive. Tuttavia, se il clima si fa più caldo, non è soltanto la temperatura a scaldarsi: le tensioni politiche tra Canada e Stati Uniti, alimentate dai continui tira e molla sui dazi voluti dall’amministrazione Trump, stanno già influenzando i piani di viaggio in Nord America e non solo.

I dazi e il calo del turismo

Pur non incidendo direttamente su visti o tariffe di ingresso, i dazi imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni canadesi hanno provocato una reazione “a catena” anche nel settore turistico:

  • Declino delle prenotazioni: già da gennaio Statistics Canada ha registrato un calo delle visite verso gli Stati Uniti; molte compagnie aeree evidenziano un ridimensionamento delle prenotazioni leisure verso gli Stati Uniti.

  • Nuove regole per soggiorni prolungati: a partire dal 9 marzo, i canadesi che rimangono oltre 30 giorni negli USA devono registrarsi presso le autorità americane, complicando ulteriormente i piani di viaggio.

  • Effetti economici collaterali: le 20 milioni di visite canadesi del 2024 avevano generato 20,5 miliardi di dollari di spesa e sostenuto 140.000 posti di lavoro negli USA. Un boicottaggio prolungato rischia di pesare sui principali Stati di destinazione (Florida, New York, California, Washington, Nevada).

Incertezza per le imprese turistiche

Molte aziende del settore ricettivo (compresi operatori nelle comunità indigene) vivono in un clima di ansia:

  • Aumento dei costi operativi: i dazi su materie prime e prodotti importati costringono le imprese a rivolgersi a fornitori alternativi, locali o esteri, aumentando i costi di approvvigionamento e generando discontinuità nella supply chain.

  • Perdita di fiducia: il sondaggio dell’Ontario Chamber of Commerce indica che l’80% dei decisori aziendali percepisce un impatto negativo dei dazi sulla fiducia economica; il 40% ne rileva un effetto “significativo”.

Opportunità e nuove rotte per il turismo

Il contemporaneo peggioramento del tasso di cambio tra dollaro canadese e statunitense rende gli Stati Uniti più costosi per i canadesi – mentre il Canada diventa più «economico» per gli americani:

  • Turismo domestico in crescita: molti canadesi scelgono di esplorare destinazioni interne, sostenendo la propria industria turistica.

  • Spesa dei turisti statunitensi in Canada: con più visitatori statunitensi e meno canadesi oltreconfine, alcune regioni canadesi potrebbero beneficiare di un impulso di domanda.

  • Destinazioni alternative: paesi come Messico e i Caraibi in generale, meno esposti alle tensioni USA-Canada, possono intercettare flussi di turismo prima diretti in Nord America.

Ma il boicottaggio dei viaggi funziona davvero?

Quando eventuali forme dittatoriali e le tensioni politiche suscitano indignazione, a qualsiasi latitudine e con qualsiasi tipo di governo, il boicottaggio può apparire una risposta “emotiva” immediata:

  • Strumento di protesta: viaggiare (o non viaggiare) verso un Paese è un potente segnale di opinione politica, sempre e comunque.

  • Impatto limitato: storicamente, i boicottaggi dei viaggi influiscono sul settore turistico ma raramente determinano cambiamenti di policy: le sanzioni e restrizioni contro la Russia nel 2022 hanno rallentato l’economia, senza però far mutare la politica estera.

  • Effetti collaterali: a rimetterci sono soprattutto le imprese locali e i dipendenti del settore, più che i decisori politici. Gli operatori turistici mai hanno il peso e la forza necessari per fare pressione sui propri governi.

Se il boicottaggio appare poco efficace per cambiare il corso degli eventi politici, può tuttavia servire a:

  1. Dare voce alla propria opinione: viaggiare in modo selettivo è un modo concreto per esprimere dissenso verso politiche con cui non si è d’accordo.

  2. Promuovere mercati emergenti: scegliere mete meno scontate supporta economie locali spesso più fragili.

  3. Rivalutare il turismo locale: scoprire la propria nazione può ridurre l’impatto ambientale e rafforzare la coesione sociale.

In un mondo sempre più interconnesso, la geopolitica non è un argomento astratto per pochi, ma un fattore che incide direttamente sulle nostre scelte quotidiane, compresa la destinazione delle nostre vacanze. Saper leggere e reagire a questi segnali può trasformare un semplice viaggio in un gesto consapevole, capace di fare la differenza.

Detto ciò, piuttosto che sospendere i piani, valutate destinazioni alternative al di fuori degli Stati Uniti (o del paese che decidete di non sostenere con la vostra spesa turistica) e scoprite le bellezze interne al nostro Paese, che non è solo un’opportunità economica, ma anche culturale.

Silvia Moggia

Italo-argentina cresciuta alle Cinque Terre, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e specializzata in Francia in Mediazione Culturale e Gestione dello Spettacolo, dopo un anno presso l’agenzia internazionale IMG, ha iniziato a lavorare alla direzione della programmazione e artistica dell’Opéra di Parigi nel 1998 per poi essere nominata direttrice di produzione e programmazione al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia nel 2005. Dal 2011 è tornata in Italia per motivi familiari riconvertendosi nel settore turistico e ha da poco ultimato il master in Hospitality 360 presso la Cornell University, dopo il corso in Tourism Management presso la stessa università. Gestisce il boutique hotel di famiglia a Levanto, si occupa di promozione e sviluppo per altre strutture ricettive e destinazioni, è Data Storyteller & Strategist per The Data Appeal Company e per Vertical Media è incaricata delle strategie di marketing e comunicazione di Destination Florence. Nel tempo libero viaggia ed è web writer nel settore travel e scrive un proprio blog di viaggi indipendenti in solitaria.

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Italo-argentina cresciuta alle Cinque Terre, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e specializzata in Francia in Mediazione Culturale e Gestione dello Spettacolo, dopo un anno presso l’agenzia internazionale IMG, ha iniziato a lavorare alla direzione della programmazione e artistica dell’Opéra di Parigi nel 1998 per poi essere nominata direttrice di produzione e programmazione al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia nel 2005. Dal 2011 è tornata in Italia per motivi familiari riconvertendosi nel settore turistico e ha da poco ultimato il master in Hospitality 360 presso la Cornell University, dopo il corso in Tourism Management presso la stessa università. Gestisce il boutique hotel di famiglia a Levanto, si occupa di promozione e sviluppo per altre strutture ricettive e destinazioni, è Data Storyteller & Strategist per The Data Appeal Company e per Vertical Media è incaricata delle strategie di marketing e comunicazione di Destination Florence. Nel tempo libero viaggia ed è web writer nel settore travel e scrive un proprio blog di viaggi indipendenti in solitaria.

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