Altri risultati del resoconto di HotBooking sono preoccupanti:
“Un andamento che si rispecchia nel calo di budget degli italiani da destinare alle vacanze. Per la famiglia con uno o due bambini (entro gli 11 anni) passa infatti da 900 euro a 700 euro (-22%) per vacanze nel mese di giugno e nei primi 10 giorni di settembre.
Vedono invece calare la propria capacità di spesa da 1200 euro a 900 euro (-25%) i nuclei familiari che vanno in vacanza nel mese di luglio, mentre scende da 1800 euro a 1300 euro (-28%) la disponibilità per le ferie di agosto”
Ma quello che più preoccupa è questo:
“Ma in tempo di crisi, con i budget che si vanno assottigliando, cresce la spasmodica ricerca del miglior rapporto qualità/prezzo, una richiesta infinita di preventivi e di scontistica, fino a trovare la struttura disposta ad uniformarsi al budget del cliente e non viceversa”
Negli anni passati pubblicavo il resoconto degli occupati nell’industria alberghiera, assunse il ruolo di bollettino di guerra e decisi di smettere di contare morti e feriti non pubblicando più. Il low cost, il first minute e il last minute, le tariffe al ribasso, il social commerce esasperato, il lavoro interno alle strutture terziarizzato a ditte esterne hanno svilito e svalutato il prodotto alberghiero italiano.
Accettare la sfida al ribasso delle tariffe, semplicemente riducendo i costi del personale, dei servizi e delle manutenzioni, spesso crea povertà. Una povertà che però non è sottratta all’esame critico di recensori con potere d’acquisto bassissimo che faticano a godersi vacanze pagate troppo in rapporto al loro reddito.
Se poi si incrocia il resoconto di HotBooking con le previsioni del crollo degli occupati del settore – 2 milioni di persone che lavorano nel settore subirebbero un calo di almeno 50 mila unità (Bocca, aprile 2012) e con i pessimi dati sull’occupazione delle camere divulgati dall’ISNART (speriamo che nei prossimi mesi migliori la situazione) – c’è da mettersi le mani nei capelli.
Dare la colpa al clima credo serva a poco, ridurre i prezzi abbiamo visto che non porta a nulla se non alla bassa occupazione di camere e di dipendenti. Sui nuovi marketing e social commerce sapete come la penso. Il revenue? si basa sullo storico e sulla previsione di richiesta, un po’ come i sistemi automatici di Wall Street e sappiamo come andò a finire…
Oggi ho ricevuto questa mail, seguiva un’offerta nella quale offrivamo uno sconto del 20% e il passaggio traghetto fortemente scontato, offerta che il nostro gruppo “spara” in perfetta parity in tutta Italia on e off line:
… la ringrazio dell’offerta, sono molto tentata dalla Vostra struttura ma devo ammettere di aver ricevuto delle proposte molto più vantaggiose a parità di servizi. Essendo quattro le camere, se le è possibile, la pregherei di rivalutare quanto preventivato, riprenderei in considerazione la proposta.
Sarebbe lecito chiedersi se, una volta portato lo sconto oltre il 30%, il “potenziale ospite” accetterebbe di buon grado una riduzione della qualità del 30%.
Quali possono essere i rimedi? Una riqualificazione delle strutture, una maggiore professionalità, in particolare nella filiera della vendita, e iniziare a prendere in considerazione il fatto che non tutti i “potenziali clienti” possono essere ospiti e possano comprendere la salsa soubise e la sella di vitello alla Orloff, ché sono storie che mettono i brividi solo a sentirle raccontare.
Ciao Robi,
grazie come sempre per le tue parole interessanti e ricche di spunti per noi albergatori.
Sono d'accordo con te che abbassare il prezzo in questo gravissimo momento di crisi non sia probabilmente la giusta soluzione.
Tu dici, cercare di migliorare il "prodotto". Certo, è sempre un bene.
Ma se gli indicatori di soddisfazione sono quasi sempre al massimo e se a vanire "intaccate" sono addirittura le prenotazioni degli ospiti più affezionati, che magari scelgono lo stesso hotel da anni, forse, ho paura a dirlo, ma non c'è rimedio se non quello di aspettare e di sperare…
Ciao Francesco, purtroppo in periodi come questo il semplice permanere ad un determinato livello comporta un calo della qualità percepita. Il potere d'acquisto diminuisce e gli ospiti pretendono più servizi per gli stessi soldi.
Una persona più avveduta di me e che studia il fenomeno da anni mi faceva notare che "dopo aver "svenduto" a OTA e simili nella smania di far soldi o occupazione, e senza preoccuparsi della qualita' del servizio e delle strutture, il recupero sia molto difficile. Il problema non e' del prezzo, e' che a quello stesso prezzo lo posso trovare di molto meglio in altre parti del mondo, dove, fra l'altro, posso arrivare in meno tempo e spendendo meno".
Caro Francesco, il problema si fa veramente complicato come vedi…
Ciao Robi,
quel che dici è naturalmente verissimo.
Allora forse dobbiamo chiederci, cosa possiamo offrire noi che non ci sia altrove? L'Elba o meglio ancora, l'Italia. L'Italia c'è solo in Italia, con le sue bellezze storiche ed artistiche, con la sua cucina, con le sue bellezze naturali… E' su questo che l'Italia dovrebbe puntare: su se stessa. Purtroppo chi ci governa non hai mai dimostrato di pensarla così e non credo che nel futuro prossimo le cose cambieranno…
In tutto il mondo ci sono destinazioni belle come l'Italia. Si, noi abbiamo una classe politica che da sempre ha ritenuto il turismo un aspetto residuale del panorama produttivo. Purtroppo i piccoli dovrebbero prendere iniziative concertate almeno per macro destinazioni, spesso non ci riescono,altre volte neanche ci provano. Nel nostro caso il brand potente è la Toscana e andrebbe sfruttato di più. Bisognerebbe anche caldeggiare e sostenere piccole iniziative a basso costo come una rete wi-fi libera su tutta l'isola e chiedere alle compagnie marittime di liberare il wi-fi nell'ora di navigazione. Insomma creare più motivi affinché i turisti parlino di noi in giro per il mondo. Grazie per la tua partecipazione a Officina. Continua a seguire, che ci fa un sacco piacere.