Finalmente Antonio Pezzano è approdato in BTO, le sue osservazioni sul magico e imperscrutabile mondo del destination marketing hanno raccolto molti consensi anche se, bisogna dirlo, ogni volta che qualcuno vuol cercare di misurare l’operato di coloro che si occupano di questa disciplina o cerca di comprendere l’efficacia delle campagne messe in atto, un imbarazzante flusso di “pizzini mediatici” fa capire che è dura, in particolare in Italia, la pratica del dover rendere conto a chi paga le tasse.
Antonio ha parlato delle DMO seguendo un percorso tra mito e realtà.
Miti sulla destinazione: la destinazione turistica ha un ambito amministrativo ben delineato, ogni ambito amministrativo è un prodotto e un brand, la destinazione (come ambito geografico) può essere gestita come se fosse un’impresa, un prodotto, un brand.
Realtà: la destinazione è un costrutto del visitatore; dobbiamo imparare a capire come si crea e si fruisce.
Miti sul management delle destinazioni: una destinazione turistica si può gestire come se fosse un’impresa, basta un buon piano, un brand e un portale perché tutto funzioni, non avrai altra DMO all’infuori di me.
Realtà: una destinazione non si può gestire.
Miti sull’organizzazione: una DMO consiste in una partnership pubblico-privato.
Realtà: i soldi li mette solo il pubblico.
Antonio ha lasciato la platea di BTO con una domanda che, per ora, non ha risposta e a cui nessuno sembra interessato a rispondere: ma tutte le cose “ganze” che fanno le DMO a chi e a cosa servono? Che impatto reale hanno sulle imprese delle nostre destinazioni? È possibile gestire una destinazione?
Per chi se la è persa ecco la presentazione.
Gracias , me gustó mucho la presentación