Mordi e fuggi, chi era costui?
Il Piano Strategico per il turismo (PST) è in approvazione. Per tanti osservatori è un documento inutile perché mancano criteri chiari per la sua esecutività. Per me invece è un documento molto utile (come il processo lanciato dal MIBACT) perché consente di discutere di analisi e proposte su una piattaforma chiara. Attribuire ad un Piano turistico di qualsiasi pubblica amministrazione di ogni angolo del globo la funzione che deriva dal suo nome è puro wishful thinking. Se c’è qualcuno che pensa che un Piano possa essere attuato così come è in un Paese dove un governo dura in media 2 anni e le istituzioni sono disfunzionali sia per come sono disegnate (a proposito il 4/12 abbiamo praticamente detto con il voto al referendum che questo casino ci piace), sia per come funzionano, si faccia avanti e scriva su questi pixel di un un mondo che non riusciamo ad immaginare con la più fervida fantasia. Il Piano Strategico del Turismo ha invece la funzione del Libro Bianco. Il Governo chiarisce il proprio pensiero e le proprie proposte su un settore. Nel tempo, cercherà di fare qualcosa. A tutti i noi, il compito di discutere, approvare, criticare e migliorare. Noi, nel nostro piccolo, ci proviamo.
Partendo da questa premessa, vorremmo cominciare a discutere di alcune analisi e convinzioni che circolano da tempo nei convegni che contano e ripresi anche da illustri giornalisti. Si tratta di analisi che il PST ha fatto proprie e che a noi non convincono fino in fondo. Lo spirito di questo post, come degli altri che seguiranno, è costruttivo. Il nostro obiettivo non è criticare e lanciare sentenze, ma capire meglio.
Il tema di oggi è il mordi e fuggi. Nel PST si scrive che:
L’Italia infatti, pur restando uno dei Paesi più attrattivi per i turisti, ha registrato un decremento della presenza media del turista. I giorni di permanenza media sono infatti diminuiti, passando da 4,1 a 3,6 giorni, nello stesso arco temporale. Si stima che questo abbia comportato un decremento della spesa pro capite, con una perdita quantificabile in 38 miliardi di minori entrate valutarie. Per contrastare questa dinamica, è necessario ripensare al modello di offerta turistica italiana ponendo al centro il concetto di qualità e, contemporaneamente, valorizzando l’immenso e articolato patrimonio materiale e immateriale che il nostro Paese può offrire.
Come molti di voi sanno, la permanenza media cui si riferisce il PST è il risultato della divisone tra il numero di pernottamenti registrati nelle strutture ricettive ufficiali (presenze) e il numero di registrazioni nelle stesse strutture (arrivi). Un viaggiatore internazionale che viaggia per borghi in Italia (come auspicato dal PST), vi dorme 10 notti in 5 piccole e caratteristiche locande, per la statistica turistica a cui il PST fa riferimento equivale a 10 presenze, 5 arrivi e 2 giorni di permanenza media. Domanda: 10 giorni di vacanza in Italia sono mordi e fuggi? Si, se utilizzate il parametro sbagliato.
Ci sono altri parametri e altri dati per valutare quanto dura una vacanza in Italia e in altri paesi. Le indagini campionarie alle frontiere (condotte in ogni paese con lo stesso metodo) forniscono un’ottima base di dati anche in termini di confronto con altre destinazioni. Secondo queste indagini le vacanze durano meno che in passato un pò dappertutto (è cambiato il modo di fare vacanze) e i soggiorni in Italia durano quanto in Francia (circa 7 giorni) e un pò meno che in Spagna. A cosa si deve la differenza tra Italia e Spagna?
Lo studio sulle determinanti della durata delle vacanze non è tanto vasto, ma qualche indicazione la fornisce. Lisa, una ex studentessa di un master in Olanda fa un’ottima sintesi della letteratura tecnico-scientifica e arriva alla seguente conclusione:
Therefore, to attract tourists with longer stays, focus on those who are not time bound (elderly). But given that higher prices contribute to shorter stay, there seems to be a trade- off between higher prices (quality) and longer stays.
In pratica gli studi analizzati da Lisa mettono in risalto un pattern: più lunga è la vacanza, meno si spende in media al giorno. La relazione ipotizzata dal PST tra diminuzione del soggiorno (che è un fenomeno strutturale e meno accentuata della misura riportata nel documento) e decremento della spesa pro-capite non esisterebbe o comunque è una eccezione.
Altri studi (Oppermann, 1997; Kozak, 2001; Lehto et al, 2004, Menezes, 2008) hanno evidenziato che la più importante determinante che spiega la maggiore la lunghezza dei soggiorni è la presenza rilevante di repeat visitors tipica delle località balneari (mare e lago) e verdi (colline, montagna estiva). Un dato che sembra trovare conferma in Italia e Spagna. Un altro fattore, infine, è la provenienza dei turisti internazionali. Chi viene da altri continenti tende a stare di più, anche se il viaggio cross-Countries (ad esempio i Coreani che visitano insieme Francia e Italia) accorcia il dato del soggiorno medio per paese.
Ricapitolando. La vacanza degli stranieri in Italia dura in media sette giorni; chi va al mare o in campagna tende a stare qualche giorno in più. La riduzione della durata delle vacanze è fisiologica. Rispetto ai più diretti concorrenti, in Italia si sta quanto in Francia, ma un pò meno che in Spagna. A spiegare la differenza tra Italia e Spagna in termini di durata del soggiorno potrebbe essere il tanto bistrattato turismo di massa balneare. Non è per il (non esistente) mordi e fuggi che è necessario ripensare al modello di offerta turistica italiana. Forse non bisogna ripensarlo affatto. Forse bisognerebbe lasciare a chi investe il proprio denaro la libertà di come pensare l’ offerta.
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