Un viaggio semiserio alla ricerca del turismo tra le righe dei programmi elettorali
Tra poco andremo ad eleggere i nostri rappresentati al Parlamento. Per chi vuole approfondire seriamente il costo dell’immaginazione dei manifesti elettorali, rimandiamo alle analisi di Perotti su Repubblica e a quelle dell’Osservatorio sulla spesa pubblica guidato da Cottarelli. Noi ci limitiamo a spulciare quello che si dice sul turismo e ve lo proponiamo a nostro modo.
La madre di tutte le promesse programmatiche: il Ministero del Turismo. Sull’analisi siamo (più o meno) tutti d’accordo: bisogna fissare priorità e prendere decisioni coordinando il lavoro di diversi ministeri (Infrastrutture, Sviluppo Economico, Coesione Territoriale, Cultura, Ambiente tanto per cominciare) e 20 regioni. Ma siamo seri. Uno Stato con le finanze pubbliche appese alle clausole di salvaguardia, la pubblica amministrazione che ha la velocità di un bradipo e un sistema politico frammentato come un puzzle di 1000 tessere, il Ministero del Turismo sarebbe senza un soldo, senza organizzazione e dal peso politico piuma. Meglio che il turismo sia tra le competenze di un Ministero dello Sviluppo Economico forte (guidato da una/o ministra/ministro competente e con una leadership politica riconosciuta) che ha un mandato riconosciuto di coordinatore di un tavolo a cui si siedono gli altri ministri interessati al turismo. Lo sappiamo che parliamo di fantascienza, ma di cosa parlano i programmi dei partiti prima delle elezioni?
Le proposte sempre verdi: differenziare e ampliare l’offerta; diffondere le “buone pratiche” nella gestione dei territori; attivare una regia nazionale più efficace; aprire a risorse private per valorizzare il patrimonio artistico.
Poi c’è sempre chi è convinto che i turisti culturali scalpitano, ma non vengono in Italia perché non ci sono itinerari. Quindi è necessario rilasciare il turismo e i beni culturali partendo proprio dal Mezzogiorno e creando itinerari turistici interregionali tra le eccellenze (dalla Valle dei Templi di Agrigento ai Bronzi di Riace, da Pompei ai Sassi di Matera). Eccolo la soluzione ispirata da Alberto Angela: mettere in sinergia i siti turistici e culturali più rilevanti per creare il “Percorso nelle meraviglie del Sud dell’Italia”.
Qualcuno pensa che abbiamo necessità di incrementare la presenza di turisti stranieri nei mesi non estivi. Davvero? Lo sapete che tra Giugno e Settembre del 2017 la Spagna ha fatto 25 milioni di pernottamenti di turisti stranieri in più rispetto all’Italia?
Siccome abbiamo pochi porti (!!!!), ecco la soluzione almeno 30 nuovi porti turistici a forte sostenibilità ambientale (agevolazioni fiscali in materia di autosufficienza energetica, consumo e trattamento dell’acqua, ancoraggi ecologici).
Lo sapevate che airbnb non è arrivato in tutta Italia. Ma non preoccupatevi, c’è che ha pensato a un piano per un Albergo Diffuso.
I manifesti elettorali non sono sempre aridi. Ad esempio prendete questa Ode al turismo ..un settore in forte e costante crescita che va governato con cura perché impattante sulla qualità della vita quotidiana degli abitanti e sulla fragilità del nostro territorio nelle località di maggiore afflusso, così come vanno monitorati gli effetti della sharing economy per evitare che i benefici vengano annullati da abusi e concorrenza sleale. Il turismo sostenibile deve realmente essere un traino per la ripresa etica oltre che economica del nostro Paese colmando la distanza del sottosviluppo tra aree geografiche e condizioni sociali. E rappresenta con evidenza le grandi potenzialità ancora inespresse della nostra terra che deve solo decidere di investire sul proprio futuro.
E per finire: meno tasse per tutti. Ovvero: riduzione dell’Iva per le opere e gli interventi di edilizia, la detassazione degli investimenti in strutture ricettive, l’esenzione per queste strutture da Imu, Tasi, Tari, nel periodo di esecuzione dei lavori che impongono la chiusura dell’attività (ma non decidono i comuni su queste cose?), gli investimenti in digitalizzazione e valorizzazione del patrimonio culturale e archeologico, riduzione dell’Imu e la rimodulazione della Tari sui rifiuti per gli immobili destinati all’ospitalità alberghiera e la riduzione dell’Iva dal 10 al 5% sui servizi turistici, l’istituzione delle Zone Franche Urbane nelle aree turisticamente depresse (sistema di agevolazioni e incentivi per rilanciare l’imprenditoria di settore e gli esercizi commerciali) . Neanche il mitico Cetto aveva mai pensato a un vaste programme come questo.
Immagine Wikipedia (1)