Short break o viaggio breve all’interno dei confini, è il più diffuso e spesso sottovalutato
Già nel post precedente abbiamo notato che la stragrande maggioranza dei flussi verso le città/destinazione sono viaggi interni ai singoli stati. Ma cosa succede per i viaggi brevi? Quelli che si consumano tra una e tre notti, spesso nei week end? Flybe ha curiosato in questo tipo di viaggio nel maggio scorso, la società Onepull incaricata dell’indagine ha intervistato duemila cittadini britannici, unica condizione per partecipare l’aver fatto almeno uno short break negli ultimi dodici mesi.
Flybe è una compagnia aerea low cost regionale britannica che fa parte della European Low Fares Airline Association basata a Exeter, Devon, Inghilterra. Opera più di 180 rotte verso 65 aeroporti europei ed è la compagnia aerea regionale più grande d’Europa, così dice Wikipedia.
Uno dei più grandi cambiamenti degli ultimi venti anni – si legge nella ricerca, ma tra gli addetti ai lavori lo si percepisce da tempo – è la sempre maggiore perdita di appeal dei viaggi di due settimane e il contemporaneo aumento degli affari riferiti ai soggiorni brevi.
Il mercato
Il mercato inglese degli short break, secondo il recente report di Mintel, è arrivato a 46,4 milioni di viaggi per una spesa di quasi 9,8 miliardi di sterline. Con una crescita media annua del 6,5%. Tra le varie fasce d’età, in un mercato generalmente in forte crescita, quelle che hanno aumentato maggiormente le loro uscite sono le fasce più giovani tra i 18 e i 34 anni con un +40% circa. Un fenomeno favorito dalle policy delle compagnie aeree low cost che dal 1996 al 2015 hanno contribuito a far crescere il traffico aereo in tutta Europa dell’85% da 135 a 251 milioni di passeggeri.
Se consideriamo il numero dei viaggi brevi gli over 55 se ne possono permettere quasi 3 all’anno, i giovani tra i 18 e i 24 anni poco più di 2.
Perché il viaggio breve?
Le motivazioni che spingono a preferire i viaggi brevi, in ordine di importanza sono l’aspetto finanziario, il preferire un viaggio a beni materiali, sfruttare al meglio il tempo libero, visitare i familiari, viaggiare più spesso per conoscere molte più persone e culture.
Le cose più importanti in un viaggio breve sono la compagnia, la destinazione e le attività che vi si possono svolgere (quelle che i super fighi amano definire experience). Ma se guardiamo alle varie fasce d’età le attività più impegnative e divertenti vanno per la maggiore tra i 18 e i 24 anni. Per le altre fasce d’età interessano la quiete, la pace e il relax.
In questa indagine rivolta al mercato inglese, negli ultimi 12 mesi, il campione intervistato ha viaggiato dentro i confini nazionali il 92% delle volte. Le mete preferite: Glasgow, Cardiff, Manchester, Londra, Edinburgo (luogo dove si svolgevano tutte le storie del mio libro d’inglese alle medie), Birmingham. All’interno del regno anche Belfast. Tra le mete al di fuori dei confini: Amsterdam e Parigi.
Nei viaggi brevi la fanno da padrone, la visita parenti, la vacanza in famiglia, un anniversario, una fuga romantica e la partecipazione a un evento (partita di calcio, concerto).
Le curiosità
Tra le note simpatiche che si scoprono sempre in un’indagine campionaria, in questo caso merita segnalazione il fatto che il 10% dei viaggi brevi si prenota dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo, il 10% delle volte si prenota durante la pausa pranzo, il 7% nel bel mezzo della notte e quasi l’8% mentre si è in vacanza.
In questa indagine, e anche nel post dedicato alle città/destinazione, abbiamo preso consapevolezza dell’importanza del flussi interni sia nel segmento business sia nel segmento leisure. Spesso si sentono notizie di impressionanti campagne estere, di business plan incentrati sulla conquista di fette di mercato oppure sull’intercettare i flussi di chissà quali popolazioni, mentre la gran parte del nostro possibile business, forse, è lì sotto casa.
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