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Multilingual AI: l’Europa alla sfida della diversità linguistica. E noi, nel turismo, cosa possiamo imparare?

L’Europa è un mosaico linguistico straordinario: 24 lingue ufficiali, decine di lingue non ufficiali e centinaia di dialetti, idiomi a rischio e lingue portate da comunità migranti. Un patrimonio immenso, ma che, paradossalmente, scompare quando si accende uno schermo: online, l’inglese resta dominante, con il 50% dei siti web mondiali, pur essendo lingua madre solo per il 6% della popolazione globale. Spagnolo, tedesco e giapponese seguono a distanza siderale, fermi al 5-6%.

Eppure oggi, mentre intelligenze artificiali e modelli linguistici avanzati stanno riscrivendo le regole del digitale, questa supremazia anglofona rischia di portare con sé vecchi squilibri anche nell’era dell’AI. Se la gran parte dei dati di addestramento proviene da un web a maggioranza inglese, i modelli AI capiranno (e risponderanno) soprattutto in inglese. E i tanti idiomi europei? Rischiano di restare tagliati fuori.

L’Europa non sta a guardare: i progetti chiave

L’Europa non vuole subire questo nuovo colonialismo digitale, e lo dimostrano diverse iniziative coraggiose:

  • Hugging Face, fondata da francesi, è diventata la casa delle AI open source: modelli come BLOOM hanno alzato l’asticella per la multilingua. E se sfogli il loro “leaderboard”, capisci subito quanto resta da fare: la maggior parte dei modelli resta ancora schiacciata sull’inglese.

  • Mistral AI, startup francese di punta, ha ufficializzato nel 2025 un modello – Magistral – capace di gestire diverse lingue europee, dopo errori iniziali clamorosi (come quando un loro modello, a una richiesta in francese, rispondeva… in inglese!).

  • EuroLLM, partnership tra Unbabel e università europee, ha l’ambizione di coprire tutte le lingue ufficiali UE, incluse quelle “piccole” come maltese o lettone. Ma le sfide sono immense: per le lingue a bassa risorsa, i dati di addestramento scarseggiano. E senza dati, l’AI non impara.

  • OpenEuroLLM e Lumi, sostenuti dal programma europeo EuroHPC, puntano su modelli specifici per le lingue nordiche e baltiche, essenziali per tutelare la diversità linguistica anche nei mercati più piccoli.

Perché questa sfida riguarda anche l’hospitality?

Perché la capacità di comunicare nella lingua dell’ospite è la base dell’ospitalità. E mentre impariamo a inserire chatbot e assistenti AI nelle nostre strutture, dobbiamo chiederci: saranno davvero “accoglienti” per chi parla portoghese, estone o greco? O continueranno a rispondere solo in inglese (spesso con traduzioni goffe)?

Più un hotel, un tour operator o una destinazione saprà integrare AI e modelli che parlano la lingua dell’ospite, più potrà offrire un’esperienza personalizzata, ridurre fraintendimenti e far sentire ogni viaggiatore davvero a casa.

Dati e segnali di un cambiamento

Un recente sondaggio su LinkedIn ha mostrato che il 50% degli utenti usa gli strumenti AI in un mix di lingue, mentre il restante 50% si affida all’inglese. Lucie-Aimée Kaffee di Hugging Face conferma che la richiesta di AI multilingue è in crescita: «Con i grandi modelli multilingue come LLaMa, la percezione stessa della AI è cambiata: sempre più persone vogliono usarla nella loro lingua madre».

Ma se la metà dei siti resta in inglese, non possiamo permetterci che la rivoluzione AI lasci indietro lingue e culture: sarebbe un’ospitalità a metà, una comunicazione monca.

Takeaway per chi opera nel turismo:

  • Chiediamoci sempre in che lingua comunichiamo: il multilinguismo non è solo traduzione, ma riconoscimento del cliente e questo implica anche variabili legate alla provenienza (inglese britannico per tutti e inglese americano solo per gli statunitensi, tedesco svizzero, francese canadese ecc.).

  • Valutiamo chatbot e AI conversation tools sulla base della loro capacità di gestire le lingue dei nostri ospiti principali.

  • Formiamo il personale a capire come e quando affiancare l’AI, per evitare che un assistente “inglese-centrico” rovini un’esperienza.

  • Supportiamo l’adozione di modelli AI europei: è anche un modo per sostenere un ecosistema tecnologico più vicino ai nostri valori e alle nostre esigenze locali.

L’AI sta ridefinendo l’accoglienza. Facciamo in modo che questa rivoluzione non parli solo una lingua, ma tutte quelle che rendono l’Europa – e il turismo – così meravigliosamente complessi.

Silvia Moggia

Italo-argentina cresciuta alle Cinque Terre, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e specializzata in Francia in Mediazione Culturale e Gestione dello Spettacolo, dopo un anno presso l’agenzia internazionale IMG, ha iniziato a lavorare alla direzione della programmazione e artistica dell’Opéra di Parigi nel 1998, per poi essere nominata direttrice di produzione e programmazione al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia nel 2005. Dal 2011 è tornata in Italia per motivi familiari riconvertendosi nel settore turistico. Ha completato il master in Hospitality 360 e un corso in Tourism Management presso la Cornell University. Gestisce il boutique hotel di famiglia a Levanto, affianca strutture ricettive e destinazioni come consulente in ambito hospitality e destination marketing, ed è consulente di Product Marketing per The Data Appeal Company. Ha curato le strategie di comunicazione e marketing per Destination Florence con Vertical Media fino al 2023 ed è attiva come speaker in eventi e corsi dedicati a intelligenza artificiale, management e marketing turistico. Nel tempo libero viaggia ed è web writer nel settore travel, con un blog dedicato ai viaggi indipendenti in solitaria.

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Silvia Moggia

Italo-argentina cresciuta alle Cinque Terre, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e specializzata in Francia in Mediazione Culturale e Gestione dello Spettacolo, dopo un anno presso l’agenzia internazionale IMG, ha iniziato a lavorare alla direzione della programmazione e artistica dell’Opéra di Parigi nel 1998, per poi essere nominata direttrice di produzione e programmazione al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia nel 2005. Dal 2011 è tornata in Italia per motivi familiari riconvertendosi nel settore turistico. Ha completato il master in Hospitality 360 e un corso in Tourism Management presso la Cornell University. Gestisce il boutique hotel di famiglia a Levanto, affianca strutture ricettive e destinazioni come consulente in ambito hospitality e destination marketing, ed è consulente di Product Marketing per The Data Appeal Company. Ha curato le strategie di comunicazione e marketing per Destination Florence con Vertical Media fino al 2023 ed è attiva come speaker in eventi e corsi dedicati a intelligenza artificiale, management e marketing turistico. Nel tempo libero viaggia ed è web writer nel settore travel, con un blog dedicato ai viaggi indipendenti in solitaria.

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