Prezzi più dinamici, meno divieti: una proposta (semi-seria) per vivere meglio i musei (e le attrazioni turistiche in generale).
Siamo davvero sicuri che il problema nei musei siano gli smartphone, i selfie o i visitatori “maleducati”? O non sarà piuttosto che non abbiamo ancora trovato un modello di visita all’altezza dei tempi?
Mentre i biglietti di hotel e voli cambiano ogni giorno – in base alla domanda, alla stagione o persino al meteo – nei musei continuiamo a pensare al prezzo d’ingresso come qualcosa di fisso, statico, immutabile. Eppure, l’introduzione di prezzi dinamici, proporzionati al giorno della settimana, all’orario, alla stagionalità o al livello di affollamento, potrebbe offrire un accesso più equo, migliorare la gestione dei flussi e persino aumentare le entrate. Lo fanno già cinema, treni e spa: perché non i musei? Non sono il primo a proporlo e ci sono alcune sperimentazioni in atto. Uno studio del 2023 su un campione di musei inglesi ha rilevato che solo il 2% utilizza il vero dynamic pricing, mentre un altro 20% lo sta valutando
E se oltre al prezzo dinamico introducessimo anche un biglietto con smartphone?
Sì, avete capito bene. Un biglietto intero, più caro di quello attuale, che autorizzi esplicitamente l’uso dello smartphone durante la visita. Non per tutti, ma per chi sceglie quell’opzione. Per chi invece preferisce il silenzio e la contemplazione (sono ironico eh), e vuole uno sconto (vera motivazione), basterà lasciare il telefono in un apposito box all’ingresso. Chi poi sente comunque il bisogno di farsi un selfie potrà farlo in una sala dedicata, magari con luci studiate e sfondi museali replicati digitalmente.
È una provocazione, certo. Ma anche un invito a immaginare alternative ai divieti, al controllo ossessivo, alle sgridate paternalistiche. Si tratta della prima cosa che mi è venuta in mente ascoltando la rassegna stampa di Morning (podcast de Il Post) di oggi (scrivo la prima bozza di questo post il 25/06/2025) dove si riporta la risposta (nella rubrica delle lettere delCorriere della Sera) di Aldo Cazzullo ad una lettera di un lettore sul tema di visite poco ortodosse e con danni alle opere d’arte. La tesi che visitatori e turisti di oggi siano più maleducati di prima non mi convince. Come ho avuto modo di dire in una intervista ad quotidiano digitale inglese che mi ha chiesto un commento sul tema, non ci sono evidenzeche oggi siamo più maleducati di prima: siamo molti di più a poter visitare i siti culturali. E questo dovrebbe essere una bella notizia per chi “vive” di e per la cultura.
Tornando alla mia provocazione, c’è un altro argomento da segnalare: in Italia i prezzi sono ancora bassi. Ho fatto una analisi molto veloce dei prezzi dei biglietti interi per accedere ai siti culturali più famosi: il Colosseo costa meno del Louvre, gli Uffizi meno del MoMA, e i Musei Vaticani – pur essendo una delle attrazioni più visitate al mondo – hanno un prezzo molto competitivo rispetto alla loro controparte londinese o newyorkese. Se calcoliamo il costo di accesso in base al potere d’acquisto (PPP) o al Big Mac Index, l’Italia resta nella fascia bassa o media del prezzo reale. In altri termini: c’è spazio per sperimentare. Anche con un biglietto a prezzo pieno per chi vuole lo smartphone, in cambio di un’esperienza più libera e consapevole.
Forse non abbiamo bisogno di meno gente nei musei. Abbiamo bisogno di musei più pronti ad accogliere la gente com’è oggi. E di un po’ più di immaginazione. Anche sui prezzi.