Turismo: motore o zavorra per i comuni?
Barcellona è oggi un vero banco di prova di governance dell’overtourism, tecnico-politico. È là che si sperimentalizzano strumenti concreti con cui affrontare la sfida di ordine turistico. A questo riguardo, particolarmente interessanti sono gli studi destinati a misurare l’impatto del turismo sui bilanci pubblici e a delineare delle risposte fiscali in grado di affrontarli.
Il 18 giugno 2025 è apparso sul quotidiano El País un articolo con il titolo “Catalogna rinvia l’entrata in vigore della nuova tassa turistica“. Le tensioni tra i partiti della Generalitat de Catalunya (una sorta di Regione Autonoma de nonatri) hanno portato a posticipare l’aumento della tassa di soggiorno (IEET), inizialmente previsto per l’estate. La misura, pensata per raddoppiare in alcuni casi l’importo a carico di ogni ospite per notte, si inserisce in un contesto in cui la politica locale cerca di mostrare una linea più dura verso il turismo, rispondendo sia a un bisogno reale di bilancio (per coprire costi come pulizia, trasporti, sicurezza), sia a pressioni di opinione pubblica.
Il Comune di Barcellona ha già introdotto da anni un supplemento comunale sulla tassa di soggiorno, oggi fissato a 4 euro per notte, con la possibilità di elevarlo fino a 8 euro. Questo si aggiunge ad altri aumenti mirati: imposta sugli immobili turistici (IBI), tassa sui terminal crocieristici, tariffe per autobus turistici, e biglietti d’ingresso a monumenti come il Park Güell.
Tutto parte da un’idea chiara, ma non sempre condivisa nella comunità: il turismo è un settore sovvenzionato. In altre parole, i turisti non pagano abbastanza per i servizi pubblici che utilizzano. Per sostanziare questa tesi, il Comune ha incaricato il prof. Albert Solé Ollé e il centro Estudiajbcn di quantificare, voce per voce, il saldo economico tra costi e benefici del turismo sul bilancio comunale. I risultati, che riepilogo di seguito, sono molto interessanti.
I costi del turismo monetizzabili
Lo studio ha stimato che il turismo genera ogni anno un costo aggiuntivo pari al 4,68% della spesa pubblica destinata ai servizi comunali come pulizia, sicurezza, trasporti e manutenzione urbana. Questo non significa che l’intera spesa per questi settori sia dovuta al turismo, ma che una parte significativa – quantificata in oltre 120 milioni di euro – è direttamente imputabilialla presenza dei turisti. Si tratta dunque di un costo specifico e aggiuntivo sostenuto dal Comune per far fronte alla pressione turistica in relazione ai seguenti servizi:
Attenzione però. Questi sono costi monetizzabili e visibili nei bilanci comunali. Poi ci sono i costi indiretti, più controversi e difficili da misurare ma che fanno notizia: aumento degli affitti, sparizione del commercio di vicinato, conflitti di convivenza.
I benefici del turismo: entrate e ricadute
Ovviamente il turismo porta anche benefici. A Barcellona questi includono:
Chi paga i costi?
Secondo lo studio del prof. Solé Ollé e del centro Estudiajbcn, però, le entrate coprono solo tra il 40 e il 50% dei costi sostenuti. A fronte di oltre 120 milioni di euro di spesa aggiuntiva dovuta al turismo, gli introiti effettivamente “utili” al Comune sono stimati tra 48 e 60 milioni. Il saldo negativo a carico del bilancio pubblico o, se volete, il sussidio di chi paga le tasse a Barcellona e in Spagna ai turisti, si aggira quindi tra i 60 e i 72 milioni di euro l’anno.
Alcune riflessioni
Il caso Barcellona ci aiuta a uscire dai luoghi comuni. Ci mostra che il turismo ha un valore, ma anche un costo (spesso invisibile) che si può misurare: basta iniziare da alcune voci specifiche come raccolta dei rifiuti, sicurezza e trasporti.
Nello studio ci sono altre due temi molto importanti che qui accenno, ma che vorrei sviluppare in modo autonomo. Primo e ne ho già scritto: non tutti i quartieri di Barcellonae tutte le stagioni vivono lo stesso impatto. In altre parole, la pressione si manifesta in modo molto intenso solo in certi luoghi e in certi momenti.
La tassa di soggiorno è solo uno degli strumenti del mix: va compresa la natura del turismo sui luoghi (quanti turisti, quanti escursionisti, durata del soggiorno, ecc.) e sulla base di questa compressione va studiato un sistema di tassazione che non discrimini (ad esempio chi alloggia in hotel vs chi alloggia in altre strutture).
Personalmente ritengo che per un turismo più sostenibile (nel senso destinato a durare) è necessario che si condivida il chi beneficia, contribuisca: nessun pasto è gratis, nemmeno in vacanza. Come dimostra il caso di Barcellona, si può fare tranquillamente sul piano tecnico. Resta da fare molto lavoro su quello politico.