È vero, l’AI a volte sbaglia a dare suggerimenti e consigli di viaggio. Ma non è colpa sua.
Chi ha iniziato a usare strumenti di intelligenza artificiale per pianificare viaggi lo sa: a volte i consigli non sono esatti. Un parcheggio indicato come aperto risulta chiuso da settimane. Una spiaggia consigliata non corrisponde esattamente alla descrizione. Un ristorante segnalato come “imperdibile” ha cambiato gestione e ora è tutt’altro che raccomandabile.
Succede. E succederà ancora. Ma la domanda è: di chi è la responsabilità?
Il problema non è (solo) l’AI
Tendiamo ad attribuire all’AI il ruolo di colpevole ogni volta che un’informazione è imprecisa. In realtà, quasi sempre l’errore nasce a monte: dati non aggiornati, siti ufficiali fermi a due anni fa, venue su Google non gestite, recensioni lasciate a marcire senza risposta.
Se la base dati è incompleta o obsoleta, l’AI non può far altro che riprodurre quell’errore. In altre parole, l’AI non “inventa” un parcheggio aperto, legge da qualche parte che lo è e se nessuno ha aggiornato la fonte continuerà a proporlo così.
Un problema già umano, prima ancora che tecnologico
Chi viaggia molto sa che anche una guida cartacea o un articolo scritto da un blogger può riportare informazioni errate. Gli orari cambiano, i gestori non aggiornano i propri canali, i link diventano obsoleti.
Quello che cambia oggi è la velocità. L’AI diffonde in un istante quell’informazione, amplificandone la portata. Ma la radice del problema resta la stessa: l’ecosistema digitale di una destinazione o di un operatore turistico non viene gestito in modo proattivo.
Aggiornare le fonti non è un’opzione, è sopravvivenza
Se un hotel non aggiorna il proprio sito dal 2023, se un ristorante non cura la scheda Google Business Profile, se una destinazione non mantiene vivo e coerente il proprio portale ufficiale, è quasi inevitabile che un algoritmo (e anche una persona) diffonda informazioni non corrette.
E non si tratta solo di un tema di reputazione online intesa come gestione delle recensioni. È questione di disponibilità e affidabilità dei dati. L’AI lavora su quello che trova e se trova caos o silenzio, produce caos o silenzio.
La tecnologia per verificare esiste già
Facile controbattere: “L’AI dovrebbe controllare le fonti in tempo reale.”
Vero, e alcune startup stanno già lavorando in questa direzione. Ci sono sistemi di trip planning che combinano reinforced learning, fine tuning e verifiche incrociate, fino ad arrivare a soluzioni di data crawling mirato sulle fonti ufficiali.
Sarebbe anche semplice implementare sistemi di verifica automatizzata via audio che chiamano numeri di telefono pubblicati per chiedere conferma di orari o disponibilità. Un esempio di una startup che permette di fare questo tramite API è bland.ai, ma ce ne sono diversi altri.
La tecnologia, insomma, non manca. Quello che spesso manca è la volontà e la capacità di alimentarla con dati affidabili. Quello che manca è la cultura.
Nessuna scusa per operatori e destinazioni
Siamo onesti: oggi non ci sono più scuse. La gestione dell’ecosistema digitale è parte integrante del lavoro di una destinazione, di un hotel, di un ristorante. Non basta più curare l’esperienza in loco: bisogna presidiare le informazioni che circolano online.
Questo significa:
- Aggiornare costantemente siti e schede ufficiali.
- Rispondere a recensioni e domande degli utenti.
- Tenere traccia degli orari e delle eventuali modifiche di servizi e attività.
- (e per i più grandi) Fornire feed e API aperti per rendere i dati più facilmente integrabili in sistemi di terze parti.
Chi non lo fa, non solo perde opportunità, ma rischia di diventare invisibile per l’AI e per i viaggiatori.
Due scenari possibili: breve e lungo termine
Scenario breve termine
Oggi l’AI nei trip planning, anche nei progetti di player enormi come Google, commette ancora parecchi errori. I sistemi non hanno risolto del tutto i problemi di base e soprattutto la qualità dei dati a monte rimane un collo di bottiglia: informazioni ufficiali incomplete, siti non aggiornati, schede Google trascurate. In questo contesto c’è spazio per soluzioni “backed by humans”: piattaforme e servizi che integrano l’AI con il contributo diretto di persone reali, come local, influencer ed esperti, che verificano, suggeriscono e personalizzano i consigli. Esistono già startup che forniscono guide, mappe, elenchi curati anche personalizzati sull’utente. Non gratis, ovviamente. La verifica e la conoscenza sul campo hanno un valore, e i viaggiatori disposti a pagare per avere informazioni affidabili non mancano. Sicuramente un segmento da tenere d’occhio.
Scenario lungo termine
I modelli AI miglioreranno rapidamente. L’evoluzione tecnologica, unita alla crescita di una nuova generazione di siti e contenuti digitali ottimizzati per essere letti e compresi dalle macchine, renderà i consigli molto più precisi e aggiornati. Ci sarà anche una “selezione naturale”: chi non investirà nella cura delle proprie property digitali, come siti, schede e canali ufficiali, vedrà diminuire drasticamente la propria visibilità sia nelle ricerche AI che tra i viaggiatori. Chi invece saprà adattarsi e diventare una fonte attendibile per gli algoritmi si troverà in una posizione di grande vantaggio competitivo.
Il paradosso: l’AI può essere più affidabile di una ricerca umana
Con fonti corrette e aggiornate, un algoritmo può superare in accuratezza anche una ricerca manuale.
L’AI non si stanca, non salta un passaggio, non si dimentica un dettaglio. Può incrociare centinaia di fonti in pochi secondi e restituire la risposta più coerente.
Ma, ancora una volta, serve la materia prima: dati puliti, aggiornati e accessibili.
L’AI è uno strumento potente, ma non magico. Può solo lavorare con ciò che trova.
Se vogliamo consigli di viaggio affidabili e aggiornati, dobbiamo partire da noi: destinazioni, operatori, enti locali. Curare, verificare e mantenere aggiornato il nostro patrimonio informativo non è un compito “extra”, è il cuore stesso della competitività turistica.
1, fornendo loro ciò di cui hanno più bisogno: contenuti e informazioni; dati veri, completi e vivi.