Gli alberghi italiani e i modelli sostenibili
Da alcuni giorni sono disponibili i dati provvisori delle indagini ISTAT (sui turisti italiani) e Banca d’Italia (su quelli stranieri). Ne approfitto per fare alcune inferenze in attesa che tra un paio d’anni escano i dati definitivi.
Incrociando questi dati con quelli sulla competitività delle imprese forniti da Istat e Eurostat, si può ragionevolmente presumere che fatturato e margine operativo lordo del settore alberghiero dovrebbero assestarsi sugli stessi livelli dello scorso anno e del 2012. Il dato è aggregato, quindi per la maggior parte delle imprese si tratta di margini non sostenibili che non consentono la remunerazione del capitale, l’autofinanziamento degli investimenti e il pagamento di maggiori tasse.
Nello specifico:
- Sulla base dei dati Istat-Eurostat (il cui ultimo dato disponibile è del 2012) possiamo stimare il giro di affari del settore di poco superiore ai 16 miliardi di Euro.
- Se i dati sono corretti, si può inferire che la stabilità del fatturato è dovuta principalmente alla diversificazione delle fonti di entrata e ad un sapiente utilizzo del revenue management.
-
- Nel 2014 si è registrata la prima inversione di tendenza al dato sulla quantità di notti vendute, in calo costante dall’inizio della crisi; stimo che rispetto allo scorso anno si sono vendute più notti grazie al mercato straniero (+2,6%) a fronte di un mercato italiano sostanzialmente stabile (-0,6%) ma dimezzato rispetto al 2008.
- I prezzi, misurati nella media destagionalizzata, sono ormai fermi dal 2011, ma ci sono rilevanti variazioni stagionali.
- Il margine operativo lordo passato dal 17,1% del 2008 al 14% del 2012, dovrebbe attestarsi tra il 14 e il 15% per un contenimento dei costi.
In sintesi, come affermiamo da qualche tempo, il modello di business per molti operatori del settore non è più sostenibile. Che fare? Propongo due riflessioni che spero di avere modo di sviluppare in futuro.