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Le imprese italiane del turismo sono troppo piccole per attrarre investimenti e garantire sviluppo nei prossimi anni?

In questo blog sia io, sia Robi, abbiamo spesso messo in rilievo un problema strutturale del turismo: il nanismo delle imprese italiane, soprattutto nel settore ricettivo. Lo sappiamo che l’Italia è un paese di “santi, poeti e navigatori”, ma il detto risale al periodo del fascismo  e i tempi sono cambiati.  Lo spiega ben un recente rapporto della Caixa Bank che ha un approfondimento sul turismo spagnolo. A pagina 36 si legge:

Firm size is important because it is related to aspects that determine a firm’s productivity, such as professionalisation, economies of scale, access to different sources of financing and the possibility to offer workers continued training. In fact, labour productivity data by firm size are very revealing: large T&T firms are almost 30% more productive than small firms while both large and small are more productive in Spain than their European peers. Given that Spain also has a bigger share of large firms, the productivity gap for the Spanish T&T sector as a whole compared with the European sector is considerable, almost 20%.

Leggete almeno tre volte le parole in grassetto. La prossima volta che ad un convegno sentite dire che in Italia manca la formazione, le banche hanno il braccio corto e le imprese soccombono sotto le commissioni delle OTA alzatevi e chiedete all’oratore: perché? Qual è la causa strutturale di tutti questi temi? Certo, molte banche territoriali hanno concesso troppo agli amici degli amici e poco a chi meritava. Certo, i corsi FSE potrebbero essere progettati e condotti meglio. Ma il punto rimane uno: in una economia moderna la dimensione delle imprese è la condizione minima perché si creino opportunità di crescita per i lavori e per chi investe. Non siete ancora convinti? Leggiamo un altro estratto del report

In the past few years, the hotel industry has invested significantly in renewing its facilities and modernising the hotel supply to reposition itself towards demand segments with more purchasing power. The supply of T&T accommodation in higher categories has increased significantly (4 and 5 stars), 4 and these are also enjoying increasingly higher occupancy rates, boosting the return on their investment. Earnings per room available have actually posted positive growth continuously since 2013 and, in the last year, have increased by 10.8% year-on-year (figure from April 2017, cumulative over 12 months). The sector has also improved its balance sheets and reduced its debt levels, increasing its capacity to develop new projects. A wide range of investors, both national and international, are also finding Spain’s hotel industry very attractive: in 2016 the sector attracted over EUR 2 billion in investment for the second year in a row. International investors contributed 64% of the total investment by volume, showing a preference for urban hotels in large cities. An increasingly wide range of instruments are also being used to channel investment: real estate investment vehicles (SOCIMI, REIT and specialised funds) were the most popular with 48% of the total, although international hotel groups have also become more interested. The emergence of this kind of investor is encouraging a trend towards separate hotel management and property ownership.

La crescita del turismo spagnolo non è fatta solo dai numeri dei turisti che la visitano o dalla spesa degli stessi. Un dato sottostimato, ma che secondo me è la chiave per capire la salute del settore in prospettiva, è il volume degli investimenti, soprattutto quelli esteri. Leggeteli bene (sono anche questi in grassetto). Mentre noi pensiamo che le nostre città sono al collasso perché ci sono molti turisti (senza chiedersi fino in fondo dove iniziano i problemi endemici delle nostre città e dove finiscono quelli causati dai turisti) e quindi ci illudiamo di poter spostare la domanda internazionale dal centro alla periferia,  in Spagna gli investitori internazionali mettono 1,3 miliardi di EUR nei grandi centri urbani.

Non siamo contro i progetti anche meritori come i cammini o la valorizzazione dei borghi. Anzi, ci piacciono e li sosteniamo. Ma quando discutiamo di sistema paese, di crescita e di futuro dobbiamo pensare in grande e al bilancio delle imprese. Quelli sono la chiave per capire la salute e le prospettive del nostro amato settore. Possiamo anche noi scrivere che una buona parte delle nostre imprese hanno rimesso in sesto i loro bilanci, hanno ridotto i debiti e ora possono investire in nuovi progetti?

Immagine MaxPixel (1)

Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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