Il turismo visto dal basso, si fa per dire
Tutto è così strano. Quasi impalpabile. La stagione ormai è alle porte e inesorabilmente ci sono da prendere impegni vincolanti per aziende e persone. Per gli albergatori aperti tutto l’anno gli ultimi giorni e i prossimi consumeranno inesorabilmente il buon gennaio e comprometteranno i prossimi mesi.
Come dicevo, presto sarà il turno degli alberghi stagionali che in questi giorni stavano per definire gli staff e gli impegni per l’estate e accendere finalmente le insegne, ché di solito in questi giorni non vedevi l’ora arrivasse l’apertura.
Dunque che fare? Tempo ne abbiamo poco e ci sono da prendere decisioni importanti. Mentre studi gli scenari ti arrivano tra capo e collo i blocchi ai viaggi di USA e Russia che, se li leggi bene, non ti tremano solo i polsi. Scenari così nuovi e invasivi non se ne erano mai visti dal dopoguerra a oggi.
Eppure ci sono cose che scorrono inesorabili come la mail del Comune che ti ricorda che dal 15 marzo ritorna – chissà con quali velleità – la tassa di soggiorno, il filmato della città che ferma da anni dichiara di non fermarsi, le OTA che come annusano un po’ di movimento ti esortano a fare delle offerte super scontate perché così farai un sacco di clienti, davvero? Come se non bastassero quei meravigliosi algoritmi super automatizzati che, se continua questo andazzo, riusciranno ad invadere il territorio dei numeri negativi offrendo camere a -10 euro per poi passare alle radici quadrate, alle frazioni financo ai numeri irrazionali.
In questi giorni di cecità (a Saramago bisognerebbe dargli un nobel bis postumo) invece nel turismo ho visto bene i revenue manager di gran moda che dalle serie del 9, 19, 29, 39, 49 sono passati alla filosofia del viaggio, ché anche loro, se mai avessero avuto ricette vincenti questa volta non sanno che fare.
Stasera ho perfino visto chi si preoccupava per gli albergatori che hanno gli incassi bassi invitandoli all’evidente attualmente impalpabile pratica della vendita delle ancillary. Ma se non ho i clienti a chi le vendo le ancillary? Ai facchini e ai lavapiatti?
Ma quello che dimostra quanto ottusa e limitata sia la filiera del turismo sono le richieste dei tour operator e delle OTA agli albergatori:
- rinunciare a qualsiasi tipo di release (in città si lavora ormai senza penale fino alle 18:00 del giorno di arrivo)
- rinunciare a qualsiasi tipo di caparra e/o garanzia
- rinunciare a qualsiasi penale per annullamento indipendentemente dai motivi
- rinunciare al saldo alla partenza del cliente ma dopo 30 giorni dalla partenza
- ridurre tariffe che già i channel manager e gli algoritmi hanno ridotto tra il 50 e il 75%
Dunque gli intermediari del turismo, forse inconsapevolmente (ma anche no), stanno cercando di spostare la maggior parte del rischio d’impresa verso la parte bassa della filiera. Se volete rendervi conto di cosa sta accadendo seguite i corsi di borsa e guardate quanto perdono le azioni dei fornitori di servizi (catene alberghiere, compagnie aereee) e gli intermediari (OTA e Tour Operator). Insomma il sistema sta chiedendo di essere finanziato dagli albergatori. Bravi!
Poi in questo momento eccezionale sono spariti i salvatori del turismo esperienziale like local, ché in effetti in questo periodo sarebbe imbarazzante dover proporre uno scenario italiano contaminato.
Stendiamo un velo pietoso per tutti quelli che il turismo su il turismo giù. C’è da decidere di assumere le persone, i lavapiatti, i facchini, i camerieri tutti quelli sui quali insiste la filiera del turismo.
Spesso ho pensato alla filiera pensando alle persone. Sono partito dai lavapiatti (ché quando bocciavo a scuola mi toccava lavare i piatti) poi i capiservizio, i direttori, gli albergatori, i tour operator, le agenzie dettaglianti, le banche, le finanziarie, i fondi comuni, le OTA, le DMI, le DMO, e poi i consulenti, le web agency, tutti quelli che parlano ai convegni di turismo e dell’experience like local, gli ingegneri che calcolano le campagne pay per clic, l’hanno mai conosciuto un lavapiatti?
Pensate come sarebbe buffo il mondo del turismo se si fermassero i lavapiatti. Buffo no? Un lavapiatti, per assurdo, potrebbe innescare lo sciopero di categoria e bloccare la filiera del turismo. Dite che è impossibile?
Perché avreste ritenuto possibile, solo qualche giorno fa, che stanotte un direttore d’albergo per comprendere quali scenari lo aspettano debba cercare i dati e controllare i grafici della propagazione di un virus?
Diversi anni fa un operatore che stava attraversando la crisi in alcune strutture del Mar Rosso mi disse che il grande problema del turismo è che i flussi, spesso, non finiscono piano piano. Ci sono eventi imprevedibili e incontrollabili, come qualcuno che all’improvviso ti chiude i rubinetti dell’acqua.
Tutto è strano come dicevo all’inizio: abbiamo dati, grafici, previsioni, statistiche e domani non sappiamo che fare. Non è mai successo di avere come adesso tutto sotto controllo e dover decidere di ora in ora cosa fare.
La tristezza ultima? Non mi era mai capitato, seppur veloce nel rispondere, avere a marzo la mail con inbox zero. Dover trovare idee di sopravvivenza quando non ce ne sono.
Dover parlare di persone quando tutti ti chiedono prezzi più bassi, prezzi più bassi, prezzi più bassi e domani non escludo che chiamerà un lavapiatti e dovrò spiegargli che non sono un virologo ma che comunque una soluzione la troveremo, tutti insieme sacrificandoci un po’, ma la troveremo.
Nel frattempo resto in attesa che le OTA invece di chiedermi un ribasso dei prezzi mi offrano una riduzione di commissione. Perché loro non lo sanno ma se si fermano i lavapiatti…
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