Per chi tutti i giorni si reca in albergo per provare a capire come poter ripartire c’è la percezione che purtroppo il punto di non ritorno è ormai prossimo.
Ho la convinzione che le bozze dei decreti vengano divulgate con parecchio anticipo affinché si possano testare sui vari social media le reazioni di chi è molto vicino all’operatività. Se volete subito darmi del dietrologo fatelo pure, ma almeno i giovani lettori rintraccino online l’esperimento del Lago della Duchessa durante l’Affaire Moro.
Torniamo all’ospitalità!
Senti parlare di azioni atte a salvaguardare penalmente chi ha gestito la sanità in modo discutibile mentre si parla di infortuni sul lavoro che investiranno penalmente gli albergatori e tutti gli imprenditori italiani.
Siamo ancora in attesa di sapere quanti metri ci devono essere tra un tavolo e l’altro della trattoria. Nel mentre i nostri concorrenti stanno organizzando corridoi turistici Covid free.
Lanciamo il marketing della sicurezza (le isole italiane si sono tutte impegnate su questo fronte giusto per promettere qualcosa difficile da mantenere assumendosi rischi potenzialmente devastanti) mentre le università spagnole sfornano studi che ipotizzano connessioni tra zone europee e extra europee con bassa presenza di Covid19 per salvare flussi turistici importanti.
Mentre le nostre associazioni di categoria “inviano” un protocollo siglato dalla Croce Rossa Italiana (*) anziché da un virologo (vedi cosa ha fatto la Ferrari con Burioni) in Germania le associazioni di categoria si sono messe al tavolo e informano costantemente tutti gli interessati circa il progredire del negoziato punto per punto persino indicando in quante ore tale proposta è stata accettata, quale dovrà essere riformulata.
(*)[rettifico precisando che il documento delle associazioni di categoria è stato redatto con la supervisione del prof. Pierluigi Viale del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Alma Mater Studiorum Università di Bologna Unità Operative Malattie Infettive Policlinico di S. Orsola ‐ Bologna. Mi scuso per l’imprecisione.]
Mentre non siamo informati su quale piano industriale si basa l’ennesima elargizione a una decotta compagnia italiana, all’estero si studiano meccanismi grazie ai quali i denari che arriveranno a Lufthansa saranno indenni dagli appetiti dei vari attori politici e allo stesso tempo si riaprono rotte verso destinazioni balneari greche e spagnole.
Perché a noi piacciono i borghi, i trenini a vapore, perché noi amiamo il turismo lento con il quale al massimo ci possono campare qualche migliaio di agricoltori, un centinaio di relatori nei convegni e qualche politico sognatore. Da noi si raccontano i successi di isolotti che nelle app fanno saltellare i local (guardate su Google trends quanto sono aumentate le ricerche in settore turistico delle isole Faroe).
Ogni misura che viene partorita nelle bozze dei Dcpm ti fai persuaso, per la parte che riguarda il turismo, che la distanza tra le stanze dei bottoni politici e quella degli uffici prenotazioni è assai distante.
Leggi che secondo Nomisma il 60% degli italiani durante il loockdown non ha avuto cali di reddito e ha risparmiato per minori uscite ben 20 miliardi. Sono quelli gli italiani che vanno tutti gli anni in vacanza e quest’anno saranno costretti a farlo dentro i confini nazionali. Cosa cavolo incentivi se non possono far altro. Perché tiri fuori i buoni vacanza per famiglie con ISEE fino a 35.000 euro? Salvo poi correggere con un fino a 50.000 euro e vietando l’uso delle OTA. Quelli hanno il problema di come arrivare a fine mese, non quello di andare in vacanza. Perché poi pretendi che quel bonus sventolato come sostegno al turismo sia a carico degli albergatori fino al primo tax credit raggiungibile? Ma ci sei o ci fai?
Era difficile capire da subito che togliere il 10% dell’IVA, il 18% della OTA, anticipare il valore del buono vacanza per almeno un esercizio per poterlo scontare come tax credit era impossibile, in particolare per quelle imprese che si sono accollate l’anticipo del FIS per consentire ai loro dipendenti di non cadere nelle more dei ritardi dell’INPS, che se ritardi tu devi pagare anche il 6% di interessi e more da capogiro.
La cosa facile da capire è che, se inventi un qualcosa che deve sostenere un mercato, non puoi – anche se l’intento è nobile – escludere il canale che per il 40% delle strutture rappresenta tra il 40 e il 60% del fatturato (sì, proprio le OTA che, si intenda bene, io non amo).
Quello dei voucher – se sono veri i dati di Nomisma – non è, diciamocelo chiaro, un aiuto al turismo, appare più una stampella per accordi di maggioranza in previsione di probabili risistemazioni degli equilibri governativi.
E allora cerchi di avere conforto dalla elaborazione dei dati di enti che dovrebbero, per missione, aiutarti nell’interpretare le tendenze… ma leggi un comunicato stampa e ti rendi palesemente conto che chi ha commentato i dati non conseguirebbe la sufficienza in statistica e non capisce un bel niente di scenari della distribuzione. (non metto il link, ma fidatevi!)
Le associazioni di categoria sono commoventi nel loro muoversi come nell’essere per niente costanti, presenti e efficaci nelle negoziazioni a differenza di lobby che rappresentano segmenti anche più piccoli dell’economia nazionale. I sindacati fanno il loro lavoro dimenticandosi che la loro opera dovrebbe essere finalizzata a trovare il giusto equilibrio tra diritti dei lavoratori e la sostenibilità della gestione onesta delle aziende.
Come ho già scritto altrove, questa crisi ha messo in luce quanto i compromessi che abbiamo accettato nel tempo ci hanno reso non competitivi, abbiamo accettato che la mediocrità dilagasse in ogni ambito: nella pubblica amministrazione, nell’associazionismo e nella politica, qualche volta anche negli staff delle aziende!
Abbiamo contrabbandato le nostre libertà per un balconcino, per il reddito di cittadinanza, per un assistenzialismo diffuso. No, non abbiamo solo ministri inadatti, abbiamo qualche presidente di associazione che è stato messo lì dalla famiglia affinché non faccia danno in casa, è palese. Abbiamo politici che gestiscono il patrimonio turistico italiano che nel curriculum hanno verybello. Siamo ancora disposti ad accettare tutto questo?
Domani esce il piano UE dei trasporti anche per salvare l’estate del turismo, è il caso di dire che è la nostra ultima spiaggia. Il piano della commissione è una sorta di set di raccomandazioni per armonizzare le misure degli stati membri soprattutto in relazione alla libera circolazione ma ci saranno anche diversi riferimenti al turismo, magari teniamone conto con rispetto e senza presunzione.
Basta, siamo arrivati al punto di scegliere di morire di Covid o di fame oppure andare in galera per colpe che non abbiamo. Magari per problemi derivanti dal fatto che solo decisioni e prese di responsabilità politiche possono risolvere o almeno attenuare. Senza tutto questo è impossibile tutelare il nostro diritto alla libertà e al lavoro.
Adesso, né i lavoratori né gli imprenditori si sentono tutelati, più che altro ci sentiamo incompresi.
Cosa aspettate care associazioni e cari sindacati a mettervi a un tavolo e definire cinque punti irrinunciabili sui quali imporre una strategia a chi ci governa?
Stamani sui social ho sbagliato. Il riferimento ai 40.000 quadri intermedi della Fiat e al 1980 era limitato e inopportuno. In effetti siamo molti di più di 40.000, poco rappresentati ma uniti. Noi apriamo alberghi da decenni insieme a facchini e lavapiatti, camerieri, segretarie.
Adesso è il momento di pretendere che si compiano le scelte politiche, che si dimostri che il turismo è veramente il settore che rappresenta il 13% del PIL, che si “sfrutti” come un asset strategico per la ripresa. Non vogliamo le mancette preannunciate nel prossimo Dpcm.
Vogliamo che gli aiuti agli stagionali che rimarranno fuori da ogni reddito vengano assegnati con logica. Un padre di famiglia che ha fatto per 30 anni stagioni di 7/8 mesi non può prendere un indennizzo pari a un diciottenne che ha fatto 30 giorni di stagione per finanziarsi la discoteca (che comunque ha il suo perché).
Chi non è in grado di gestire questa grave situazione si faccia da parte e non arrechi più danno di quello sin qua fatto. Sarebbe un gesto molto apprezzato.
Spero che molti colleghi si uniscano per concertare la protesta dei lavoratori degli hotel, non so se sui social o se a piedi, in silenzio a Roma rischiando anche la multa per il violato lockdown (ci mettiamo in mascherina e distanziati così occupiamo anche più spazio), pagheremo le multe così aiuteremo la nostra disastrata economia.
Non ne possiamo più, vogliamo trovare tutti insieme una soluzione per riaprire gli alberghi, per sostenerli con fondi importanti, per riqualificarli in questa fase in cui la nostra competitività nei contesti internazionali sta veramente patendo.
Vogliamo la sicurezza sul lavoro non la sicurezza che il lavoro non ci sarà più. Il nostro mestiere è aprire alberghi, spalancare i portoni. Non vi permetteremo di farceli chiudere per sempre.
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Mi trovo in pieno accordo con l articolo. Io sono quella proprietaria di hotel che tutti i giorni va x capire come riaprire, ma poi mi assale lo sconcerto, la rabbia, la paura non tanto per il futuro quanto per quello che i geni della task force elaborano x noi. L ‘incentivo o buono vacanza è inaccettabile, ci priva di liquidità per sgravarli dalle tasse chissà quando. La responsabilità penale per dipendenti e clienti e paurosa. Lo spauracchio di mille ispezioni per controllare le nostre procedure di santificazione, ispezioni che sono sempre punitive e non collaborative. A tutto questo si aggiungono le cancellazioni, l incognita di come si lavorerà, clienti che non si muoveranno perché le ferie le hanno già godute… Nessun aiuto dallo stato che sta sbagliando tutto. La solita polemica, lo so, ma perché accanto ai geni non hanno messo gente che conosce la realtà turistica perché ci lavora da 20 anni? Perché?