Ancora dubbi sulla stagione 2020. Il settore alberghiero italiano ancora in panne, pesano incertezze circa linee guida e situazione economica gravissima
Cosa resterà della stagione 2020? Sono quasi 600 gli operatori che hanno partecipato alle due sessioni del sondaggio di Officina Turistica. Sabato si è conclusa la seconda parte lanciata per comprendere cosa è cambiato da un mese a questa parte.
L’uscita dal lockdown e le ormai prossime riaperture delle frontiere non sembrano rassicurare gli operatori impegnati a fronteggiare una crisi di liquidità abbastanza importante. La palese inutilità dei provvedimenti populisti e raffazzonati dei buoni vacanza e dell’intervento a favore di Alitalia – senza un piano industriale e turistico che ne giustifichino l’esborso – non hanno certo migliorato la situazione.
Inoltre, anche l’indecisione di Stato e Regioni in merito alle misure anti Covid-19 in tema sanitario e la non chiara situazione delle responsabilità penali – solo in parte chiarite dall’Inail – in merito alla pandemia, porta gli operatori a difendersi come meglio credono e con l’unico strumento a disposizione: il Fondo d’integrazione salariale.
Il campione che ha risposto in questa seconda parte risulta essere praticamente identico al precedente aggiornamento: le regioni maggiormente rappresentate sono la Toscana, la Liguria, la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna. Il 75% delle strutture sono indipendenti e l’80% ha meno di 50 dipendenti. Il 25% di queste non ha avuto possibilità di accedere a facilitazioni economiche: prestiti, mutui, fondi perduti, contributi, esenzioni.
Ma cosa è cambiato nei trenta giorni passati tra il primo e il secondo report?
Equilibrio economico in pericolo
Le aziende che potrebbero arrivare a una situazione di disequilibrio economico entro i prossimi 60 giorni sono passate dal 43 al 52%, sono aumentate quelle che potranno sostenere questo momento grave per più di 5 mesi (dal 15 al 19%). Non è escluso che questa nota di miglioramento si sia registrata in quanto le aziende che hanno attivato il FIS sono passate dal 62 al 64%. Tra queste solo il 26% ha anticipato ai propri dipendenti i denari dell’INPS.
Lavoratori in attesa dell’integrazione salariale INPS
Ciò sta a significare che il 74% dei “cassa integrati del turismo” non vedono il becco di un quattrino da oltre due mesi. Mentre gli stagionali hanno ricevuto i 600 euro della prima “ondata” di aiuti.
Forse solo il fatto che sia stato protratto il FIS consente alle medie e grandi imprese alberghiere di allungare il fiato in questa maratona dove non si vede ancora la fine.
Aumentano gli indecisi, stagione 2020 in bilico
Concludo questo breve aggiornamento con la parte importante del sondaggio, quella dedicata alle strutture stagionali (quasi la metà del campione): i gestori che hanno intenzione di aprire passano dal 60 al 55%, quelli che stanno pensando al 2021 sono scesi al 2,5%. Aumenta la quota di indecisi, cosa non positiva visto che ormai siamo a giugno, passano dal 34 al 41%.
Le manovre a favore del turismo non vengono lette positivamente
Se il numero di gestori indecisi sta aumentando all’avvicinarsi del periodo più importante della stagione, è evidente che le misure sin qua adottate dal Governo e dalle Regioni – in materia sanitaria, economica e operativa – non stanno funzionando, anzi creano una situazione per la quale (forse) perdere stando chiusi è meno pesante che perdere stando aperti.
Officina Turistica Day
Per l’11 giugno abbiamo organizzato un intero pomeriggio in streaming per parlare di tutto questo, nella speranza che tra quindici giorni si possa parlare di aperture e ritorno alla normalità, una nuova normalità.
Foto di copertina by Kevin Bidwell from Pexels