L’Annus horribilis dei viaggi aerei in Europa, perché per molti il 2022 rimarrà tale, tra bagagli persi, code interminabili ai controlli di sicurezza, ritardi, scioperi, voli cancellati e l’ancora presente Covid-19.
Il settore aereo è ripartito, all’improvviso e massivamente – anche se siamo ancora a circa un -25% globale rispetto al 2019 -, e nella maggior parte dei casi si è fatto trovare impreparato, tra carenza di personale, problemi legati alle catene di approvvigionamento e prezzo del combustibile.
A causa dell’estrema carenza di personale causata dalla pandemia, scioperi e cancellazioni hanno colpito l’industria europea, con molti viaggiatori che si ritrovano bloccati o che arrivano a destinazione con ore se non giorni di ritardo.
Viaggi aerei cancellati
Sul solo mese di agosto sono stati cancellati preventivamente 15.700 voli operati dalle compagnie aeree di tutta Europa, ovvero il 60% di tutte le cancellazioni mondiali.
Questo mese l’aeroporto di Heathrow, contro la volontà governativa, ha limitato il numero di passeggeri in partenza dai suoi terminal, portandolo da 104.000 al giorno a 100.000.
I capi del Dipartimento dei Trasporti e dell’Autorità per l’Aviazione Civile (CAA) hanno di conseguenza scritto una lettera congiunta all’amministratore delegato di Heathrow, John Holland-Kaye, esortandolo a fornire un piano di ripresa credibile per riportare l’aeroporto a funzionare in modo affidabile e con una capacità stabile.
Air France-KLM e Lufthansa hanno limitato la vendita dei loro biglietti low cost e Lufthansa ha deciso di cancellare un quinto delle sue partenze da Francoforte e Monaco.
Royal Schiphol Group NV limiterà il numero di passeggeri in partenza da Amsterdam a 67.500 al giorno per settembre e 69.500 a ottobre, numeri inferiori rispetto al limite di 72.500 fissato per agosto, per anticipare una maggiore lentezza ai controlli di sicurezza, dovuta anche a cappotti e altri capi invernali (l’attesa media per i controlli quest’estate è di oltre 2 ore!).
Caos negli aeroporti
Ma i problemi non solo solo legati alle più o meno improvvise cancellazioni di voli: l’aeroporto di Gatwick ad esempio ha esaurito l’acqua a più riprese, lasciando i passeggeri senza servizi igienici e i punti vendita gastronomici senza la possibilità di operare.
A casa del caos bagagli, qualche settimana fa Delta Air Lines ha addirittura inviato un Airbus vuoto dal suo hub di Detroit all’aeroporto di Heathrow per recuperare le valigie perse nelle settimane precedenti, mentre i dirigenti di Icelandair hanno deciso di imbarcare i propri addetti ai bagagli sui voli per l’aeroporto di Schipol, dove il numero dei bagagli persi a luglio è arrivato a 16.000.
Secondo la compagnia assicurativa Mapfre SA, le richieste di risarcimento per bagagli smarriti sono aumentate del 30% rispetto al 2019 e negli aeroporti europei si sta assistendo a un aumento di dieci volte della quantità di bagagli in arrivo con i voli sbagliati.
In questo caos collettivo, solo in Europa le compagnie dovranno sborsare ben 453 milioni di euro di risarcimenti soltanto per compensare le problematiche del mese di giugno. 1,5 milioni i passeggeri coinvolti.
Non va meglio oltreoceano però. In Australia, ad esempio, Qantas sta perdendo un bagaglio su 10 nell’hub regionale di Sydney e Airlines for America calcola che l’offerta delle principali aviolinee statunitensi, Delta, WestJet, United e Frontier, è stata tagliata del 15% tra luglio e agosto. American Airlines ha addirittura eliminato dall’operativo 29.000 su 34.000 collegamenti previsti e sta già tagliando i voli previsti per novembre e dicembre.