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Qualche giorno fa è stata diffusa a livello mondiale una notizia: Generator acquisisce la gestione del Paramount Hotel di New York. 

Detta in questi termini ai più non sembrerà una notizia dirompente. Per questo bisogna fare due passi indietro, partendo dalla storia dei due soggetti protagonisti: Paramount Hotel e Generator. 

Paramount Hotel nasce nel 1927 su progetto dellarchitetto Thomas W. Lamb. In stile rinascimentale francese, diventa il primo hotel di Times Square nel cuore di Manhattan a New York City, con oltre 600 camere, locali, negozi e spazi d’intrattenimento. 

Negli anni ’80 viene acquistato da un imprenditore americano in partnership con uno dei grandi guru del settore alberghiero: Ian Schrager, il papà del concetto di “boutique hotel”. Dopo una lunga ristrutturazione supervisionata dal designer francese Philippe Starck, l’hotel riapre e negli anni 2000 comincia un lungo susseguirsi di passaggi di proprietà o gestione che vedono tra gli altri attori in gioco Melià e Hard Rock Cafe. 

La storia di Generator parte molto più da vicino: è il 1995 quando due fratelli, Louise e Kingsley Duffy, mettono in rete i primi due ostelli a Londra e Berlino. Nel 2007 entra il primo fondo, Patron Capital, che acquista la maggioranza di Generator e avvia un piano di espansione portando la catena ad avere ben undici ostelli in tutta Europa in poco meno di otto anni. 

Nel 2017 è la volta di Queensgate Investments, che acquisisce la maggioranza di Generator sviluppando un nuovo ambizioso piano di sviluppo e nel 2019 arriva il primo grande colpo: l’acquisizione della catena americana Freehand Hotels per 400 milioni di dollari. 

Freehand è un brand giovane di ospitalità ibrida sviluppato dal Sydell Group molto vicino al concetto di Generator, ma ben posizionato sul mercato USA, con quattro hotel di proprietà a New York, Miami, Los Angeles e Chicago. Il partner perfetto per continuare lo sviluppo del brand fuori dall’Europa, ma allo stesso tempo portando elementi di grande innovazione estetica e gestionale all’interno del gruppo. 

Questa storia può sembrare ai più didascalica ma manca una parte fondamentale: il concept. La grande forza di questo brand di ostelli è stata quella di capire per primo le potenzialità degli ostelli al di fuori del mondo Hostelling International che negli anni novanta gestiva in Europa la stragrande maggioranza degli ostelli (attraverso comitati nazionali) con una concezione chiusa (membership di accesso a pagamento) e che progressivamente l’avrebbe portata fuori dal mercato.

In più Generator è stato in grado di costruire un format nuovo: ostelli con aree comuni di grande impatto estetico, belle da vedere e ancor più belle da vivere, e questo grazie spesso allo spostamento del budget di progetto dalle camere alle aree comuni. Dopotutto, in ostello si sta in camera il meno possibile: bisogna socializzare! 

L’ingresso in squadra di Freehand ha posto un cambio di paradigma: Generator non più come ostello classico ma come prodotto ibrido a sé stante, chiaro e identificabile nel nome che nel frattempo ha perso la dicitura “Hostel” che lo accompagnava fin dalla nascita. Un prodotto non identificato come ostello ma con quelle caratteristiche, con camere in condivisione e camere private per cui alzare il prezzo a fronte di un maggior sviluppo della qualità dei servizi perché, dopotutto, non è più un ostello, è qualcosa di molto più ricco nei servizi e nelle dotazioni. 

E si torna ad oggi, quando queste due storie, ovvero Paramount Hotel e Generator, si uniscono con l’acquisizione da parte di questi ultimi della gestione dello storico hotel, ora in mano ad un fondo. Travel Weekly con un’intervista molto interessante al CEO di Generator, Alastair Thomann ha poi dipanato ogni dubbio sulla tipologia ricettiva che sarebbe stata introdotta al Paramount. Nell’intervista infatti il CEO parla del rinnovo della struttura con un iniziale 20% di camere multiletto in condivisione, per arrivare in futuro al termine dei lavori ad un potenziale 50%. 

Una struttura ricettiva ibrida in piena regola e di dimensioni ragguardevoli: parliamo di 605 camere e dunque il 20% di camere in condivisione sono 121 camere. Resterà da capire certamente le metrature in gioco e se la creazione di dorms prevederà l’unione di più camere riducendo il numero complessivo di unità, ma è un cambio di paradigma clamoroso nel panorama dell’ospitalità: uno degli hotel più famosi e iconici della città di New York viene dato in gestione a una catena di ostelli oltretutto portando a due passi da Time Square un numero considerevole di posti letto in condivisione che contribuiranno a rendere accessibile la destinazione anche ai giovani viaggiatori e ai solo travellers. 

Dopotutto, come spiega bene sempre il CEO di Generator nell’intervista, una camera venduta in formula “multiletto” ha un ritorno in termini di revenue decisamente maggiore rispetto alla stessa venduta come singola o doppia in formula hotel, magari con servizi quattro stelle. 

Il maggior numero di ospiti presenti in struttura, soprattutto del target “solo traveller” presenta importanti vantaggi per i servizi accessori su tutti il comparto food&beverage. 

Al momento Paramount Hotel è già integrato nei sistemi di vendita di Generator: non ci resta che aspettare di vedere come sarà a fine ristrutturazione. Una cosa però è certa: tutti quelli che si erano affrettati a celebrare il funerale delle camere in condivisione post Covid19 hanno preso un grossissimo abbaglio e il futuro potrebbe riservare altre grosse sorprese. 

Michele Forchini

Bergamasco, dopo un percorso scolastico tra Beni Culturali e turismo si laurea con la prima tesi in Italia sulla figura del Direttore d’Ostello. Da dieci anni si occupa di ostelli e strutture ricettive innovative con una particolare predilezione per quelle ibride. Oggi è direttore operativo di Arkè Hostels, una piccola catena di ostelli tra Bergamo e il Lago d’Iseo. Guarda sempre avanti, aprendo nuove porte e facendo cose nuove perchè è curioso, e la curiosità lo porta verso nuovi orizzonti.

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