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Innoviamo, ma lasciamo tutto com’è. Ovvero turismo di massa, Airbnb e le nostre città.

Le città di tutto il mondo ospitano luoghi simbolo che nel corso dei secoli hanno subito significativi cambiamenti di funzione. Questi mutamenti riflettono l’evoluzione storica, culturale e sociale delle città stesse. Riporto cinque esempi emblematici, con informazioni che mi ha gentilmente fornito ChatGPT e che ho verificato su Wikipedia.

1. Loggia dei Lanzi, Firenze

Originariamente costruita tra il 1376 e il 1382, la Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria serviva come luogo di rappresentanza per eventi pubblici e cerimonie ufficiali della Repubblica Fiorentina. Utilizzata per assemblee pubbliche e cerimonie di investitura, la loggia era un centro nevralgico per la vita politica della città. Nel corso del tempo, ha assunto una funzione prevalentemente artistica, ospitando una collezione di sculture rinascimentali, tra cui il celebre “Perseo” di Benvenuto Cellini e il “Ratto delle Sabine” di Giambologna, diventando così un museo all’aperto.

2. Colosseo, Roma

Il Colosseo, iconico anfiteatro romano inaugurato nell’80 d.C., è nato come luogo per spettacoli pubblici, combattimenti di gladiatori, cacce di animali e drammi mitologici. Con la caduta dell’Impero Romano, l’edificio ha subito vari utilizzi: fortezza, cava di materiali, santuario cristiano e infine attrazione turistica e sito archeologico. Oggi, il Colosseo è un simbolo del patrimonio storico di Roma e attira milioni di visitatori ogni anno​.

3. Torre Eiffel, Parigi

La Torre Eiffel, eretta per l’Esposizione Universale del 1889, era inizialmente destinata a mostrare le capacità ingegneristiche della Francia. Nonostante le critiche iniziali, è diventata uno dei monumenti più iconici del mondo. Nel tempo, la sua funzione si è evoluta da simbolo temporaneo a permanente della città di Parigi, ospitando numerosi eventi culturali, scientifici e artistici, oltre a essere un’importante attrazione turistica.

4. Piazza Rossa, Mosca

La Piazza Rossa, cuore politico e culturale di Mosca, ha visto numerosi cambiamenti di funzione. Originariamente un mercato medievale, è diventata il centro delle celebrazioni e delle parate militari sovietiche durante l’URSS. Oggi, oltre a essere un sito di grande importanza storica, è un luogo per eventi pubblici, concerti e manifestazioni culturali, riflettendo la transizione della Russia verso una società più aperta e globale.

5. Times Square, New York

Inizialmente noto come Longacre Square, Times Square ha subito una trasformazione significativa nei primi anni del XX secolo, diventando un centro di intrattenimento con teatri e cinema. Negli anni ’70 e ’80, la zona ha attraversato un periodo di degrado urbano, per poi rinascere negli anni ’90 come vibrante centro di cultura, spettacolo e turismo, ospitando celebri eventi come il ball drop di Capodanno.

Questi esempi dimostrano come i luoghi simbolo delle città possano cambiare funzione nel tempo, rispecchiando le dinamiche storiche, economiche e sociali. La capacità di adattarsi e reinventarsi permette a questi spazi di mantenere la loro rilevanza e di continuare a essere punti di riferimento per le comunità locali e per i visitatori di tutto il mondo. La trasformazione degli spazi è quindi una caratteristica delle nostre città.

Una città è viva e si evolve perché si adatta al contesto che cambia. Anche le città turistiche.

Ogni giorno leggo con crescente frequenza critiche sul turismo, dipinto come il male dei nostri tempi. Tuttavia, la qualità di queste riflessioni lascia spesso a desiderare. Prendiamo, per esempio, le lamentele sul turismo di massa. Quanti, però, si pongono una domanda semplice, ma cruciale? Qual è l’alternativa sostenibile al turismo per molte delle nostre città? Dove per sostenibile intendo in primo luogo, non finanziata da Pantalone che, data la struttura della nostra finanza pubblica, altro non è che denaro “rubato ai nostri figli, nipoti e pronipoti.

Qualora non fosse chiaro, agevolo altri modi di porsi la stessa domanda.

Qual è l’alternativa di mercato per destinare immobili pubblici e privati ad altri usi, senza ricorrere ai sussidi? Siamo sicuri che esista una valida alternativa senza l’intervento dello Stato?

Un altro esempio riguarda Airbnb e il suo impatto sul mercato immobiliare. Lasciando da parte le questioni di concorrenza con altre forme di alloggio, mi pongo una domanda:

Data la situazione delle nostre finanze pubbliche, non sarebbe più efficace adottare una politica che rispetti maggiormente i diritti di proprietà e offra maggiore libertà ai grandi sviluppatori edilizi, piuttosto che continuare con interventi regolamentari?

Queste domande sono fondamentali per valutare le critiche al turismo e alle piattaforme di alloggio come Airbnb. Senza risposte adeguate, rischiamo di applicare soluzioni temporanee che non affrontano i problemi alla radice e che potrebbero ostacolare lo sviluppo economico e la disponibilità abitativa.

Chi ha delle risposte convincenti?

Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

2 Comments

  • Roberto Peretta ha detto:

    Buongiorno, Antonio.
    Sempre utile e sempre documentato quello che scrivi, ma mi colpisce un punto – quello dove apri un inciso che lasci senza risposta dicendo “Lasciando da parte le questioni di concorrenza con altre forme di alloggio […]”.
    Non è che il turismo sia un male. È che il numero di affitti vecchio stile nelle città turistiche cala, e provoca carenza – anzi, in casi limite come il centro storico di Venezia, tendenziale assenza – di popolazione residente. È un problema molto serio, di cui l’attuale gestione del turismo in Italia è una seria aggravante, non credi?

    • Antonio Pezzano ha detto:

      Ciao Roberto, grazie del commento. Quando parlo degli affitti brevi distinguo il tema concorrenza sleale (per il quale la normativa, con molta lentezza, ha trovato alcune soluzioni), da quello relativo all’impatto sul mercato degli affitti residenziali. Il caro affitti è un tema comune a tutte le città che hanno successo economico perché la domanda (di alloggi) per vivere in queste città supera l’offerta (di alloggi). Nelle grandi città è difficile che il numero degli appartamenti converti ad affitti brevi sia tale da modificare le condizioni di mercato. Ne scrivo in un post di prossima pubblicazione. Secondo uno studio corposo condotto negli Stati Uniti, le case vacanza come gli Airbnb rappresentano solo lo 0,8% del mercato immobiliare totale e contribuiscono solo per l’1-4% all’aumento dei prezzi delle case. Non sono un esperto di mercato immobiliare e politiche abitative. Ma, a naso, per risolvere la crisi abitativa servono nuove abitazioni, una maggiore tutela del diritto di proprietà, tassi di interesse più bassi, concorrenza e trasparenza per facilitare la riduzione dei costi dei materiali e miglioramenti nelle normative urbanistiche.

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