È da un po’ che questa domanda m’assilla. In tutta la vicenda “Social Commerce” ci hanno guadagnato le banche d’affari che si sono occupate del collocamento delle azioni Groupon e i soci fondatori. Forse risparmiano un po’ i consumatori di coupon che però comprano beni che non comprerebbero normalmente, dei quali non sentono l’immediato bisogno e che forse non riusciranno mai a utilizzare (pare si aggirino attorno al 20% i coupon che si perdono inutilizzati e dei quali si omette di chiederne il rimborso).
Certo non ci stanno guadagnando gli azionisti che vedono il valore dei titoli attestarsi attorno ai 4 dollari e mezzo dai 20 dell’Ipo.
Spesso abbiamo visto che gli indici di gradimento dei commercianti che utilizzano il social commerce sono bassissimi, oltre la maggioranza non ne è soddisfatta. Mentre in Italia Groupon sta raschiando il barile, arrivando persino alla contestata vendita di biglietti per partite di Serie A di calcio e di Eurolega di basket, in America i fondatori si ostinano a garantire che il Social Commerce ha in sé un valore significativo, in particolare:
- aiuta le aziende a far approdare le loro offerte on line;
- aiuta i tuoi affari a crescere rapidamente;
- aiuta, grazie al passaparola, ad aumentare le vendite.
Purtroppo queste rassicurazioni, che ormai sentiamo da qualche anno, non danno la risposta alla nostra domanda. Chi ci guadagna? Che i conti di Groupon abbiano qualche problemino – forse anche un po’ di doping – se n’è accorta anche la SEC. Ma c’è anche qualche altro problema nel rutilante mondo del Social Commerce.
Nonostante l’inarrestabile ascesa del fenomeno in UK (in particolare nel turismo) è di pochi giorni fa la notizia che il gruppo editoriale Trinity Mirror – la società che pubblica il Daily Mirror, per intenderci – a causa di una drastica riorganizzazione che comporterà un secco taglio dei costi di gestione chiuderà il ramo d’azienda che si occupava del servizio di offerte on line (sullo stile di Groupon), aperto poco più di due anni fa, a causa della sua pressoché nulla redditività.
Per tornare al settore che ci riguarda più da vicino, un altro attore principale del Social Commerce, specializzato nel settore travel, è in gosse difficoltà. Gilt Groupe, società che controlla Jetsetter, ha abbassato il prezzo di vendita da 100 a 50 milioni di dollari, ma la valutazione ormai pare si attesti tra i 30 e i 50. Nessuno però pare interessato a rilevarla. JetSetter fattura circa 25 milioni di dollari l’anno per perderne circa 2. A nulla è servito l’impegno di mantenere i prodotti offerti a qualità elevata rispetto alla concorrenza.
E continuo a chiedermi: ma con il Social Commerce chi è che ci guadagna?
Fonti: Tnooz, Wall Street Journal, QuoMedia.
Aggiornamento del 2 dicembre 2020
The split for GRPN took place on June 11, 2020. This was a 1 for 20 reverse split, meaning for each 20 shares of GRPN owned pre-split, the shareholder now owned 1 share. For example, a 1000 share position pre-split, became a 50 share position following the split.
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