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Blockchain: chi sta sperimentando il loro utilizzo nel campo del turismo?

Sono reduce dall’avventura di FactorYmpresa, dove a Napoli, le migliori 20 startup nel campo del turismo in Italia, si sono sfidate in una full immersion di 36 ore: un “accelerathon” organizzato da Invitalia per conto del Ministero dei Beni Culturali.

Nel corso delle due giornate i gruppi di lavoro, i professionisti, le aziende, si sono confrontate sui temi più scottanti relativi alla gestione dei flussi turistici e in particolare su tre temi: smart cities, mobilità, accoglienza. Tanta attenzione all’innovazione, non intesa come mero utilizzo di tecnologie abilitanti applicate al settore, ma anche e soprattutto come modifica dei paradigmi organizzativi legati all’industria del turismo.

Ho fatto questa breve introduzione per prendere spunto e trattare un argomento molto sentito nel campo dell’applicazione di modelli di disintermediazione nell’ambito turistico, e quando entra in gioco questa parola il pensiero va immediatamente al sistema a registri distribuiti blockchain.

Ma attenzione, perché oggi parlare di blockchain spaventa in quanto il primo collegamento viene fatto con tutto il sistema delle criptovalute e nello specifico di bitcoin. Leggere di pagamenti in bitcoin per comprare una risalita in skylift oppure un giro in barca, onestamente, mi fa tanto ridere, anche perchè vuol dire aver colto con estrema superficialità la portata innovativa che può avere l’adozione di un sistema di gestione delle informazioni o del valore utilizzando la logica dei registri distribuiti.

Per nostra fortuna si stanno moltiplicando gli interventi divulgativi legati alle possibilità di utilizzo di questa tecnologia e sempre più spesso il tema viene trattato in TV (generalista), con buona pace dei supertecnici che inorridiscono ad ascoltare il tono con cui questioni tanto complesse e delicate vengono affrontate. Ma torniamo a noi e al tema di questo articolo: il rapporto tra blockchain pubbliche e blockchain private.

In primis, voglio fare chiarezza su una differenza fondamentale tra blockchain permissioned e permissionless:

Permissionless

L’esempio più famoso di permissionless ledger è la Blockchain Bitcoin. La caratteristica di queste blockchain pubbliche consiste nel fatto che sono aperte, non hanno una proprietà o un gestore centrale di riferimento e sono concepite per non essere controllate o controllabili. L’obiettivo è permettere a ciascuno, senza permesso appunto, di contribuire all’aggiornamento dei dati sul Registro; non esiste nessun attore pre-selezionato che fa da validatore perché chiunque nel sistema è un validatore e dispone, in qualità di partecipante, di tutte le copie immutabili di ogni operazione. Questo modello di blockchain pubblica impedisce ogni forma di censura ma potete capire quale livello di appesantimento caratterizza il sistema.

Permissioned

Le blockhain permissioned, invece, possono essere controllate e dunque possono avere una proprietà e una gestione dei registri in cui valgano una serie di regole che possono coniugare in maniera funzionale il valore aggiunto della tecnologia con la necessità di garantire una gestione snella e dedicata alla soluzione di problemi specifici. Nel momento in cui un nuovo dato o record viene aggiunto alla blockchain, il sistema di approvazione non è vincolato alla maggioranza dei partecipanti ma a un numero limitato di attori che sono definibili come trusted. Questo tipo di blockchain oggi è stata scelta per innovare e abilitare per una migliore gestione di particolari questioni in vari settori e anche nel campo turistico.

Grandi player stanno puntando sulla sua implementazione e una applicazione che mi ha colpito particolarmente è quella che è in sperimentazione nel sistema TUI.

 

TUI Group è una società di viaggi multinazionale con oltre 1.600 agenzie di viaggio e portali online, sei compagnie aeree turistiche con circa 150 aeromobili, oltre a 300 hotel con 214.000 posti letto, 16 navi da crociera, un fatturato di oltre $ 20 miliardi nel 2017.

Questo colosso del turismo mondiale ha deciso di sperimentare l’utilizzo del sistema Blockchain per gestire il proprio inventario di hotel di proprietà tra diversi punti vendita agevolando la distribuzione della vendita delle camere d’albergo tra i vari territori.

In questo caso, è in sperimentazione una blockchain permissioned, direttamente gestita secondo una serie di smart contract (contratti intelligenti) che si attivano automaticamente al verificarsi di determinate condizioni. L’idea è di mettere tutto il suo inventario sulla blockchain e quindi collegarlo ai sistemi di gestione degli acquisti e delle proprietà, in modo da ottimizzare volumi di vendita sui vari territori e garantire una ottimizzazione nella gestione dei processi, dato dalla trasparenza e dall’interfaccia costante con i sistemi gestionali sui territori.

L’investimento di TUI è costato meno di 1 milione di Euro, una piccola somma, se si considera che la società ha venduto la sua soluzione ad Hotelbeds per $ 1,3 miliardi. TUI, con questa operazione, riduce i costi dei servizi business-to-business e tenta di imboccare la strada della dismissione di un modello di business obsoleto e antieconomico. TUI sta già usando Blockchain, quindi, e sta già verificandone i benefici dichiarando che entro cinque anni otterrà risparmi di 100 milioni di Euro all’anno.

Immaginate se tali strutture di distribuzione delle informazioni potessero dialogare anche con i sistemi gestionali della bigliettazione per gli attrattori turistici, specialmente delle località minori, per un paese come l’italia? Una vera e propria rivoluzione. E alcune delle idee ascoltate nelle 36 ore di Napoli parlavano proprio di questi argomenti, ma per oggi credo sia abbastanza e quindi ci vediamo il mese prossimo per approfondire un importante tema: la gestione della tassa di soggiorno con sistema blockchain e la valorizzazione del suo utilizzo attraverso un rapporto costante con le istituzioni preposte al coordinamento della attività per i turisti.

Immagine Pixabay (1), Christoph Wilhelms su Wikipiedia (2CC BY-SA 3.0

Michele Cignarale

Arriva dalla Magna Grecia - creativo e innovatore di processi e modelli turistico-culturali, digital & blockchain enthusiast. Fondatore di TboxChain. Ci parlerà di come la creatività mescolata sapientemente con tecnica, visione, contaminazione e sostenibilità sia la ricetta migliore per rendere il mondo un posto migliore.

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Michele Cignarale

Arriva dalla Magna Grecia - creativo e innovatore di processi e modelli turistico-culturali, digital & blockchain enthusiast. Fondatore di TboxChain. Ci parlerà di come la creatività mescolata sapientemente con tecnica, visione, contaminazione e sostenibilità sia la ricetta migliore per rendere il mondo un posto migliore.

One Comment

  • Zeno Govoni ha detto:

    Ottimo post Michele. Sono molto curioso di leggere il prossimo sull’imposta di soggiorno in tecnologia blockchain. Grazie per il tuo apporto, sempre preciso e tecnico.

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