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Blockchain e tecnologia per trovarci un dinosauro receptionist

Riprendo il tema blockchain dopo un po’ di tempo e dopo alcuni post che specialisti di settore, ospitati con grande piacere su Officina Turistica, hanno scritto. Nel frattempo ho messo via una serie di spunti e articoli con l’impegno di riprenderli più avanti e così faccio.

Parto da un resoconto di Juliana Shallcross (Condé Nast Traveler) che riepilogava una serie di punti toccati in una intervista da Max Starkov (HEBS Digital) in merito alle applicazioni tecnologiche in campo alberghiero con particolare riferimento alla blockchain. Da lì apprendo che la blockchain è un sistema eccezionalmente costoso che potrebbe essere utilizzato per una serie di attività da catene e gruppi alberghieri abbastanza grandi. Starkov infatti sostiene che il mondo alberghiero è ancora, in alcuni casi come quelli degli alberghi medio piccoli, alle prese con l’interoperabilità tra sistemi di distribuzione, prenotazione, pagamento, pms, channel manager, pos che non parlano tra loro – problema che emerge troppo spesso. Un altro gruppo di alberghi più o meno grandi e anche quelli delle catene sono ancora alle prese con l’effettiva applicazione dei sistemi di assistenza vocale, con l’implementazione dei sistemi di AI e robotica in generale. Tecnologie di nuova generazione che ancora nessuno ha messo definitivante in moto.

Fatta eccezione per Alibaba che ha da poco lanciato il suo primo hotel totalmente automatizzato, per l’albergo giapponese con il receptionist dinosauro e per il Kvi hotel di Budapest “the first 360° smart hotel” che è così smart che se prenoti direttamente ti regala 5 euro di drink al bar, il resto degli hotel – come dice Starkov – sarebbe un bel passo avanti se mettesse a punto definitivamente la tecnologia della quale dispone.

We need to deal with the hotel tech fundamentals first

Prima della blokchain gli hotel potrebbero trarre vantaggio, con meno spese, affrontando temi tecnologici impegnativi ma relativamente meno costosi come l’intelligenza artificiale, l’internet of things, l’assistenza vocale, chatbot e robotica.

Il sistema dei registri condivisi potrebbe infatti risolvere una serie di questioni relative alla sicurezza, alla distribuzione, alla fidelizzazione e all’approvvigionamento di catene, gruppi o consorzi medio grandi di strutture dell’ospitalità. Un obiettivo praticamente irraggiungibile per la maggior parte degli operatori italiani.

Come sempre Officina si pone il problema di come le nuove tecnologie e le eccezionali evoluzioni e applicazioni da esse derivanti possono arrivare, prima o poi, in uno dei tanti alberghi indipendenti italiani con quali opportunità e a quali costi.

Anche sotto l’aspetto della disintermediazione finanziaria resto scettico, mi pare di intuire che i costi di una tale architettura come quella della blockchain finiscono per avvantaggiare le organizzazioni che dispongono di grandi capitali, proprio come le banche. Così nel turismo vedo la blockchain più volta a consentire a TO e OTA di dotarsi di sistemi più efficienti che riducono rischi e costi a beneficio più degli azionisti piuttosto che in riduzioni commissionali o accorciamenti della catena distributiva. Seguo infatti con una certa curiosità alcune iniziative che trovate più avanti per comprendere come potranno affrontare il mercato puntando, guarda caso, su convenienze tariffarie, come sempre una questione di prezzo.

Ecco alcune iniziative turistiche che si stanno sviluppando o tentano di farlo con la blockchain:

Crowdvilla, è una startup di Singapore basata su blockchain che consente alla sua comunità di utenti di possedere e condividere case per le vacanze, ha acquisito, per iniziare, una collezione di location per le vacanze, che includono boutique hotel e lussuose ville a Bali, in Indonesia.

AirFrance-Klm in partnership con Winding Tree ha l’obiettivo, tramite la tecnologia Blockchain, di creare un’offerta di viaggio più vantaggiosa per i clienti, più redditizia per i fornitori, in particolare riducendo il numero di intermediari.

Travelport (2 mld dollari cap), in partnership con IBM (112 mld) che mette a disposizione la tecnologia blockchain, sta valutando con attenzione l’utilizzo di questo sistema per il beneficio dell’azienda e anche per quello dei viaggiatori. Anche se il chief architect Mike Croucher si è lasciato sfuggire questa frase:

For all the large platforms, including ourselves, the cost of entry is actually quite high

Tui, una delle più anziane “agenzie di viaggio” che vanno ancora avanti con il voluminoso catalogo cartaceo a prezzi bloccati, uno dei tour operator che ha perso il treno dell’internet facendosi soffiare il mercato dalle OTA, pare si sia gettata a capofitto nel sistema blockchain per attivare una serie di risparmi di scala che dovrebbero incrementare significativamente gli utili di bilancio. In questo caso però si è acceso un dibattito tra gli specialisti che si chiedono per quale motivo TUI nel cercare di ottimizzare i suoi database e i suoi processi d’acquisto abbia effettivamente bisogno di una piattaforma costosa come quella blockchain… intravedendo invece altre future applicazioni che potrebbero davvero cambiare il mondo del travel.

Mentre seguo con entusiasmo e fiducia questo fenomeno, anche se delle volte mi ricorda un po’ una delle tante corse all’oro che in rete si son viste spesso affievolirsi e sparire nel tempo, trovo anche qualche opinione contrastante e che ritiene la blockchain “immatura” per il settore dei viaggi (Alexandra Limerick, head of international solutions at virtual travel payments group Wex. Lo ha detto a Travolution), altri sollevano problemi di sicurezza, velocità e interoperabilità.

Ma in questi ultimi anni, specialmente nel settore travel, l’innovazione marcia velocemente e ciò che appare immaturo oggi potrebbe essere il pane di tutti i giorni nel prossimo quarto.

Immagine Pixabay (1)

Robi Veltroni

Robi Veltroni è il fondatore di Officina Turistica. Venditore di camere, si occupa di marketing e pubblicità nel turismo da circa vent’anni. Ha iniziato a lavorare in albergo nel 1979: dopo aver vissuto nei viaggi degli altri per oltre trent’anni, si è trasferito in Maremma. Membro del comitato di programma di BTO – Buy Tourism Online. Attualmente è direttore d'albergo, consulente in direzione delle aziende turistiche e dell'ospitalità, formatore in management alberghiero, marketing turistico e web marketing.

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Robi Veltroni

Robi Veltroni è il fondatore di Officina Turistica. Venditore di camere, si occupa di marketing e pubblicità nel turismo da circa vent’anni. Ha iniziato a lavorare in albergo nel 1979: dopo aver vissuto nei viaggi degli altri per oltre trent’anni, si è trasferito in Maremma. Membro del comitato di programma di BTO – Buy Tourism Online. Attualmente è direttore d'albergo, consulente in direzione delle aziende turistiche e dell'ospitalità, formatore in management alberghiero, marketing turistico e web marketing.

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