Data-driven hotel, cosa significa?
Gli inglesi direbbero che “your hotel is not an island”, il tuo hotel non è un’isola. Nel senso che le performance occupazionali ed economiche della struttura alberghiera non dipendono solo da fattori interni, ma anche da fattori esterni e contestuali. Da quello che accade nel macrocosmo della nazione, della regione e della destinazione specifica in cui è collocato.
Pensiamo al meteo, che fa letteralmente il buono e il cattivo tempo per le strutture turistiche e che può ribaltare completamente una stagione, con le sue capricciose capriole. Oppure pensiamo a un grande evento e al richiamo che può avere: una mostra d’arte di eco internazionale, un concerto unico a livello planetario, una finale di Champions che proprio nessuno si aspettava (ti abbiamo fatto qualche esempio reale il mese scorso).
Se l’hotel non è pronto e proattivo nel monitorare e sfruttare le occasioni e le tendenze, perderà delle entrate sicure e rischierà di restare a bocca asciutta rispetto ai suoi vicini di casa più scaltri.
Concentrarsi solo su storico, previsionali e reputazione online per definire una strategia di pricing e di marketing può far perdere di vista il quadro generale della situazione, restringendo il campo solo al proprio orticello, che magari è ben curato, ma non basta a far fare quel salto di qualità che serve alle finanze di ogni hotel.
Perciò è ora di indossare gli occhiali, alzare la testa dalla scrivania, guardarsi intorno e aprire le orecchie.
Ok data-driven hotel, ma dove prendo i dati?
I data-driven hotel, ossia le strutture alberghiere che fondano le loro strategie di revenue e di promozione sui dati (interni ed esterni), non sono una novità.
Ci sono sempre stati gli albergatori svegli: quelli che tengono un attento resoconto degli eventi in programma, che predispongo offerte e pacchetti con largo anticipo e chiedono alla loro agenzia di promuoverli a pagamento per intercettare fin da subito la domanda.
Sono gli stessi albergatori che incontriamo negli eventi di settore, che si tengono sempre aggiornati e che non temono di fare investimenti per dotarsi di software che raccolgono i dati necessari per fare valutazioni complete. Che passano le stagioni a scaricare report (ormai vecchi ahimè) da Istat e convegni per sapere da dove arriverà la domanda nei prossimi anni e come fare per aggiudicarsela.
È stato grazie al confronto con questi albergatori che Travel Appeal ha deciso di sviluppare un widget integrato all’interno del suo software per la gestione della reputazione online, che fungesse da radar per intercettare tutto quello che accade nella destinazione.
Una semplice schermata mostra tutta una serie di dati non direttamente correlati con la struttura, ma che possono essere combinati con gli altri dati reputazionali e di pricing per supportare la strategia di vendita dell’hotel.
Eventi in programma, meteo, composizione dell’offerta turistica dell’area, prezzo minimo degli hotel della stessa categoria del tuo, composizione e tipologia dei visitatori, sono dati che l’albergo non dovrà più arrangiarsi a raccogliere chissà dove. Li troverà direttamente lì, a portata di mano, da usare con criterio.
Che cosa ci faccio con i dati della mia destinazione?
Guardarsi intorno fa bene all’hotel, ma una volta che l’albergatore ha in mano l’informazione, devo anche capire come utilizzarla.
Così abbiamo provato a spiegare in alcuni casi pratici come sfruttare i dati del widget Your Destinations, la novità da poche settimane disponibile nella dashboard di Travel Appeal.
La provenienza dei viaggiatori
Prendiamo il caso della provenienza dei viaggiatori: il sistema mostra la top 3 delle provenienze degli utenti che hanno scritto recensioni negli ultimi 6 mesi.
Innanzitutto l’hotel può confrontare il dato con quello della sua struttura, raccolto tramite il booking engine o Google Analytics e capire se vi sono dei mercati potenziali a cui non si è rivolto.
Se l’albergatore nota che dal widget risultano in crescita gli statunitensi, mentre nel suo hotel sono in calo rispetto all’anno prima, questo significa che la domanda c’è ed è in crescita, ma anche per qualche motivo, il target non è raggiunto dall’hotel: in questo caso l’ideale è capire su quali canali investire per ottenere maggiore visibilità sul mercato americano, ad esempio Expedia.
La tipologia dei clienti
Stessa cosa vale per la tipologia di clienti.
Potrebbe risultare che nella destinazione in cui opero sono molto presenti i clienti business, magari con un Sentiment alto, una tipologia che di rado prenota nella struttura in questione nonostante sia dotata di tutti i servizi adatti. Anche in questo caso, l’hotel potrebbe decidere di modificare la sua comunicazione e la sua offerta in modo da renderla più appetibile per questo target.
Per raggiungere questo scopo, è possibile filtrare tutti i dati analizzati in dashboard per clienti business e capire a quali elementi dell’offerta sono più sensibili e cosa li rende felici.
Eventi, occupazione e prezzo minimo
Per quanto invece riguarda gli eventi e i dati di Sentiment, occupazione e prezzo minimo, un calendario mostra quelli di maggior impatto per i mesi a venire. Per ogni giorno vengono visualizzati i dati reali di occupazione della destinazione e del prezzo minimo per le strutture di pari categoria.
L’albergo potrebbe accorgersi che la sua struttura, in occasione di un evento importante, registra un occupazione più bassa rispetto alla media di destinazione. Da che cosa può dipendere? Dai prezzi troppo esosi? Da una strategia di marketing poco aggressiva?
Anche in questo caso, i dati di destinazione possono essere sfruttati per raddrizzare le strategie di revenue management in modo più informato.
Finalmente anche l’hotel può beneficiare dei dati di destinazione più utili e aggiornati e ottenere un vantaggio competitivo rilevante tale da emergere nel marasma dell’offerta territoriale, giocando d’anticipo.