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«S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche.»

Se pensi che sia un post sul buffet della prima colazione abbandona, oggi parlo di turismo, di ripresa e di politica economica.

Secondo un recente report di S&P, il PIL dell’area euro si ridurrà del 7,2% nel 2020 per poi rimbalzare del 4,8% nel 2021. Il settore del turismo in queste medie è il meno fortunato. Se guardiamo all’Italia si parla per il 2020 di un calo di almeno 100 miliardi solo nel turismo, a seconda delle strutture alberghiere tra il 50 e il 70% di fatturato, senza contare quelle che hanno chiuso e, forse, non riapriranno più.

David Chipperfield, uno tra i più famosi architetti contemporanei, in una recente intervista a L’Espresso, dice che “se c’è qualcosa di buono da trarre da questa tragedia che ha colpito crudelmente così tanti – e continuerà a farlo – è che ci ha costretti a considerare che le cose possono essere messe in discussione in modi che non avremmo potuto immaginare prima”. Perché dunque non credere che la ripresa possa palesarsi presto e meglio del previsto?

Che l’Eurozona sia in grado di gestire mediamente bene un’immediata ripresa è molto probabile, ma quale ruolo avrà l’Italia e quali misure sarà in grado di mettere in campo a livello di politica economica? Sì perché sarà sulle misure adottate in particolare nella gestione dei fondi europei – che spero, alla fine, arrivino copiosi in Italia (debiti peraltro garantiti dall’Europa e per giunta a tassi negativi), che si giocherà la partita.

Sono fermamente convinto che un utilizzo intelligente dei fondi europei, con investimenti mirati in determinati comparti tra i quali l’industria turistica, potrebbe fare la differenza e, ovviamente, rendere una destinazione più appetibile delle altre. Il turismo, settore più colpito, potrebbe trarre giovamento da una serie di investimenti strutturali che, volti al miglioramento della vita dei cittadini, potrebbero migliorare anche – per dirla alla moda – l’esperienza del viaggiatore.

Sì, rendere l’Italia più efficiente nei trasporti, nelle infrastrutture, nella sanità farebbe buon gioco al turismo. La sfida nei prossimi anni sarà quella di poter tenere sotto controllo l’attuale pandemia e anche quelle che si annunciano probabili in futuro, sapersi organizzare nella gestione di controlli medici veloci, porti e aeroporti che possano gestire insieme a compagnie aeree e di navigazione i passaporti sanitari. Ponti e viadotti più sicuri, collegamenti adeguati – anche tra centri minori per chi ama i borghi – servizi pubblici in linea con gli standard internazionali.

Avere delle infrastrutture adeguate serve anche a gestire meglio il turismo di massa che troppo spesso viene confuso con l’overtuorism, errore che fa anche Chipperfield nell’intervista all’Espresso e che fece anche Antonio Forcellino, esimio architetto e restauratore, nel suo intento di promuovere i musei come panacea per la psiche in tempo di Covid, e che se la prese, anche lui, con il “turismo di massa” per i due terzi della sua esposizione su un interessante inserto del Corriere della Sera dove spiegava le scoperte di Leonardo in merito alla propagazione della luce, delle quali poi beneficiò Michelangelo per le sue opere.

Il turismo di massa ha consentito a gran parte della popolazione mondiale di viaggiare e conoscere culture e luoghi che sarebbero rimasti esclusivi per i più ricchi, la mala o mancata gestione del turismo crea l’overtourism che è altra cosa come ho cercato di dimostrare di recente.

Ma torniamo alle questioni legate alla tanto attesa ripresa e alla politica economica.

L’Italia, per troppo tempo, non si è gestita bene. Politiche economiche evidentemente inadeguate, così come lo è stata la gestione politica del suo turismo. Siamo arrivati a confrontarci con questa pandemia provati da una crisi che da sempre ci attanaglia, da un totale abbandono della sanità che ci ha reso più mortali di quanto fossimo già e da un costante smantellamento del mondo della scuola e della cultura, azione quest’ultima che ci ha regalato una classe dirigente mediocre che questa emergenza ha smascherato senza pietà.

In questo periodo critico gli italiani hanno aumentato la loro propensione al risparmio al 20% del reddito disponibile (Indagine Intesa-Centro Einaudi), 1280 miliardi sonnecchiano sui conti correnti a tassi negativi, 126 miliardi in più a settembre rispetto all’anno precedente. Un’ingente quantità di denari che sarebbe ossigeno se potesse affluire al sistema economico nazionale, alle imprese grazie a meccanismi finanziari efficienti e controllati. Invece c’è insicurezza perché i denari in Italia, quasi sempre, non vanno a finanziare aziende sane e redditizie ma servono a far galleggiare aziende decotte e gruppi ormai alla canna del gas, per giunta senza piani strategici in grado di rimetterle in sesto. In sostanza mancano strategie chiare e politica economica adeguata. Così nei portafogli degli italiani ci sono poche azioni e questo riduce il sostegno del risparmio alle aziende.

Paolo Gualtieri, professore ordinario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dipartimento di Scienze dell’economia, sul Sole 24 Ore esprimendo la sua preoccupazione circa la nostra situazione economica ricorda che “in assenza di fattori correttivi, la traiettoria di ripresa per il nostro Paese non appare positiva”. Senza dubbio alcune aziende virtuose in questo momento stanno migliorando la loro posizione sui mercati e la loro efficienza ma se l’Italia utilizzerà male i denari europei potrebbe perdere competitività con territori concorrenti – aggiungo io, anche in campo turistico. Gualtieri continua dicendo “tutti lo sanno, per correggere positivamente questa traiettoria bisogna profittare con successo del programma Next Generation Eu e dell’ampliamento delle dotazioni del bilancio a lungo termine dell’Ue. In concreto, è necessario realizzare per davvero investimenti in innovazione e trasformazione del nostro sistema per ricreare le basi per un nuovo periodo di sviluppo sostenibile”.

È opportuno, anche nel settore turistico, se è vero che rappresenta oltre il 10% del PIL, pretendere investimenti strutturali, strategie innovative e sostenibili. I ristori, a lungo andare, sono come le brioches per chi non ha il pane.

Photo by Bethany Wigmore on Unsplash

Robi Veltroni

Robi Veltroni è il fondatore di Officina Turistica. Venditore di camere, si occupa di marketing e pubblicità nel turismo da circa vent’anni. Ha iniziato a lavorare in albergo nel 1979: dopo aver vissuto nei viaggi degli altri per oltre trent’anni, si è trasferito in Maremma. Membro del comitato di programma di BTO – Buy Tourism Online. Attualmente è direttore d'albergo, consulente in direzione delle aziende turistiche e dell'ospitalità, formatore in management alberghiero, marketing turistico e web marketing.

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Robi Veltroni

Robi Veltroni è il fondatore di Officina Turistica. Venditore di camere, si occupa di marketing e pubblicità nel turismo da circa vent’anni. Ha iniziato a lavorare in albergo nel 1979: dopo aver vissuto nei viaggi degli altri per oltre trent’anni, si è trasferito in Maremma. Membro del comitato di programma di BTO – Buy Tourism Online. Attualmente è direttore d'albergo, consulente in direzione delle aziende turistiche e dell'ospitalità, formatore in management alberghiero, marketing turistico e web marketing.

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