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Parliamo di student housing, ovvero un nuovo livello in termini di ospitalità ibrida.

Si è molto dibattuto circa le nuove formule di ospitalità ibrida, ovvero il mixare diverse tipologie di offerte all’interno di un unico prodotto. È generalmente molto facile vedere ostelli ibridati con funzioni alberghiere – case history in tal senso sono Generator e Freehand – o alberghi con funzioni da student house, come lo The Student Hotel, o ancora ostelli e student house come Combo o CorteMilano.

La cronica mancanza di posti letto universitari, prima in Europa e poi a cascata nelle principali città italiane, ha quindi spinto la nascita di nuovi format privati che colmassero la carenza di alloggi per gli studenti, nel rispetto della normativa e nel rispetto del mercato, ovvero cercando di rendere profittevoli le operazioni ampliando la platea e i target intercettabili.

Nel frattempo anche le student house, di fronte a questi nuovi concorrenti agguerriti si sono evolute: da semplici residenze studentesche a servizio delle università si sono privatizzate nella gestione, aumentando gli standard qualitativi e andando a ricercare nuove opportunità di crescita.

Sono nate catene, sono nati progetti, e anche in Italia oggi il panorama è quanto mai “frizzante” con progetti pubblici e privati in continua espansione.

Ospitalità ibriba: lo student housing in Italia

Il nostro paese oggi conta almeno due grandi gruppi di student housing privati: Camplus con 19 strutture (e 3 in pipeline) e CX Place, ex Campus X, con 8 strutture e un ruolino di marcia di tutto rispetto. Da segnalare anche lo sbarco a Milano di Aparto, brand del gruppo Hines con all’attivo una quindicina di residenze tra Regno Unito, Irlanda e Spagna.

Parliamo di investimenti molto importanti: decine di migliaia di metri quadrati da destinare a camere, appartamenti e servizi molto simili a quelli di brand già conosciuti come TheStudentHotel. Spazi per la socialità, palestra, bar, bistrot…forse non è finito il tempo delle classiche residenze studentesche ma dovendo posizionarsi sul libero mercato (salvo magari qualche residenza con convenzioni specifiche con le università) e dovendo confrontarsi, soprattutto in Europa, con players aggressivi e con un prodotto innovativo, i nuovi progetti sono andati a pescare a piene mani nel mercato dell’ospitalità ibrida.

Oggi, le nuove residenze sono figlie di TheStudentHotel e di progetti come Zoku. Nel concept architettonico delle aree comuni ricordano Freehand, CitizenM o Moxy, nella gestione dei flussi i grandi hotel di catena.

Con strutture così belle, grandi, piene di servizi, e soprattutto costose da gestire, molti brand hanno deciso non solo di aprirsi agli studenti, ma anche ad altri target affini come i giovani lavoratori, riducendo di conseguenza i periodi di soggiorno minimo.

Aparto, ad esempio, nel suo complesso di Milano Giovenale (zona Bocconi) permette soggiorni di pochi giorni, cosa assolutamente inusuale per le student house. Questo tipo di offerta, denominata “soggiorni brevi” è stata introdotta da praticamente tutte le residenze private: questo perché siamo di fronte a una richiesta specifica del mercato.

Per un giovane lavoratore, come per uno studente che sta terminando gli studi, è difficile affittare un appartamento o una camera per meno di un anno e queste soluzioni flessibili vanno proprio a rispondere a una domanda che sta crescendo nelle principali città.

Proprio come ha fatto TheStudentHotel, in alcuni casi i nuovi progetti si sono aperti anche al pubblico generalista, mettendo quindi in vendita le camere in formula “hotel” sia sui propri canali che sulle principali OLTA, rendendo di fatto le residenze studentesche delle vere e proprie strutture ricettive ibride.

Arrivati a questo punto urge specificare un aspetto importante: almeno per quanto riguarda le strutture italiane, per ragioni normative gli ospiti “hotel” non alloggiano nella stessa area degli ospiti “student house”, ma possono tuttavia godere di alcune aree comuni e servizi in condivisione.

Le student house di nuova generazione, per qualità dell’investimento e per quantità, (parliamo di strutture davvero molto grandi, nell’ordine anche di 400-600 posti letto) possono diventare nel breve periodo un nuovo grande fenomeno che impatterà in maniera importante sulla ricettività del nostro paese, aprendo nuove strade non solo a
livello turistico ma anche a livello sociale.

Potenzialmente, nel loro essere ibride possono diventare degli strumenti di ricucitura del tessuto sociale dei quartieri periferici o vicini ai poli universitari, facendo confluire in determinate location funzioni e target diversi (studenti, lavoratori, turisti etc..) e di conseguenza generando un valore aggiunto importante nella qualità della vita dell’area in cui si vanno a insediare.

In tal senso viene spontanea una domanda: questa nuova offerta di ricettività ibrida può essere replicata solo nelle grandi città o anche in situazioni più contenute, a patto che sia presente un polo universitario? Per la mia esperienza sono portato a pensare che la risposta sia affermativa e che anzi, questo genere di nuove strutture ibride siano più indicate proprio in realtà di medio piccola grandezza (Brescia, Bergamo, Pavia, Siena, Pisa etc..) in quanto il valore aggiunto che possono generare in termini di riqualificazione urbanistica e sociale può essere esponenzialmente superiore rispetto alle grandi città.

 

*immagine di copertina: © CX Place – il campus/hotel di Torino Belfiore 

Michele Forchini

Bergamasco, dopo un percorso scolastico tra Beni Culturali e turismo si laurea con la prima tesi in Italia sulla figura del Direttore d’Ostello. Da dieci anni si occupa di ostelli e strutture ricettive innovative con una particolare predilezione per quelle ibride. Oggi è direttore operativo di Arkè Hostels, una piccola catena di ostelli tra Bergamo e il Lago d’Iseo. Guarda sempre avanti, aprendo nuove porte e facendo cose nuove perchè è curioso, e la curiosità lo porta verso nuovi orizzonti.

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Bergamasco, dopo un percorso scolastico tra Beni Culturali e turismo si laurea con la prima tesi in Italia sulla figura del Direttore d’Ostello. Da dieci anni si occupa di ostelli e strutture ricettive innovative con una particolare predilezione per quelle ibride. Oggi è direttore operativo di Arkè Hostels, una piccola catena di ostelli tra Bergamo e il Lago d’Iseo. Guarda sempre avanti, aprendo nuove porte e facendo cose nuove perchè è curioso, e la curiosità lo porta verso nuovi orizzonti.

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