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Oggi voglio raccontarvi una storia diversa. Anzi, cinque storie diverse. 

Siamo abituati a parlare di strutture ricettive ibride e “smart”, soprattutto ostelli, in città più o meno grandi.

Nel Mondo è la normalità e ci sono grandi catene come Selina che non hanno nessun problema a costruire strutture fuori dai centri urbani. In Italia sono molti gli ostelli fuori dalle città tuttavia non sempre hanno una visione internazionale e al passo con i tempi. Tuttavia, sono tante le strutture ricettive fuori dai capoluoghi che meritano, a mio avviso, di essere raccontate. 

Ho quindi scelto cinque storie per altrettante strutture, distribuite per lo stivale e con caratteristiche differenti: un ostello di campagna, uno di montagna, uno di lago, uno di mare e uno di periferia.

Sono storie di persone che hanno scelto di investire tempo e risorse con intelligenza e grande studio del territorio e spero che queste storie possano diventare un piccolo stimolo al guardare oltre gli itinerari più classici, soprattutto in un momento in cui l’overtourism comincia ad essere percepito come un problema reale. 

Ostelli nella provincia italiana

Ostello Alpino (Bormio, Lombardia)

Prendete una vecchia pensione di montagna, ristrutturata con uno sguardo internazionale e avrete Ostello Alpino. 

Siamo a Bormio, in Valtellina, paradiso per gli amanti degli sport invernali che ben si difende anche d’estate.
Questo è il filo conduttore del progetto costruito dalla giovane proprietaria Caterina Bradanini, ovvero il fatto di essere un “campo base” da utilizzare per le proprie avventure, siano esse sportive o più “rilassanti”: dopotutto Bormio è conosciuta anche per i suoi centri termali e per la natura magnifica. 

Ostello Alpino segue la ricetta classica degli ostelli più moderni con 16 tra camere private o in condivisione, un grande bar fulcro della vita sociale e un bel giardino. 

Ostelli nella provincia italiana: cinque storie da raccontare

Foto Ostello Alpino – © Ostello Alpino

Ostello Corte Milano (Pieve Emanuele, Lombardia)

Immaginate una struttura ibrida, con dormitori, camere, spazi comuni. Immaginatela fuori dai contesti urbani. Sembra impossibile eppure dal 2021 Corte Milano funziona a pieno regime incastonata tra Pieve Emanuele e Rozzano, due comuni a Sud di Milano. 

La struttura dispone di circa 200 posti letto distribuiti su 60 unità ed è stata pensata per accogliere un vasto target di ospiti. Per citare il Direttore Giovanni Facchetti: “Lopportunità di poter ospitare persone e gruppi di diversa provenienza, età, attività, scopo e durata di  soggiorno, può rendere più ricca lesperienza a Corte Milano per le variegate situazioni e relazioni che possono nascere da queste possibili diverse occasioni di incontro”.

Corte Milano non nasce “a caso” nei campi tra Milano e Pavia ma è frutto di un attento studio delle esigenze del territorio, tra importanti connessioni autostradali e centri ospedalieri (con relative università) di fama mondiale. Non era però una sfida scontata, perché l’idea di un ostello e più in generale di una struttura ibrida posizionata al di fuori della Grande Città poteva nascondere grandi insidie (brillantemente superate).

Ostelli nella provincia italiana: cinque storie da raccontare

Ostello Corte Milano – © Corte Milano

Meet Hostel (Peschiera Del Garda, Veneto) 

E’ possibile costruire un ostello nella sua più moderna accezione al di fuori di una città? Meet Hostel è stato uno dei primi ostelli in Italia a rispondere a questa domanda. 

Nato nel 2014 dall’idea di Silvia Borsotti, è ancora oggi l’unico ostello di tutto il Garda veronese e probabilmente uno dei pochissimi ostelli della destinazione Lago di Garda. 

L’ostello dispone di circa 200 posti letto con ampio spazio per le camerate da 6 e 8 posti letto. 

Il mood è quello tipico di un ostello internazionale, con spazi per la socializzazione, un grande bar e una terrazza che guarda il Lago, perfetta per i “Sunset Lovers”. 

Uno dei punti di forza di questo ostello è senza alcun dubbio il palinsesto di iniziative ed eventi organizzati al suo interno che davvero rendono il luogo un catalizzatore di momenti per la socializzazione tra perfetti sconosciuti. 

Ostelli nella provincia italiana: cinque storie da raccontare

Meet Hostel – © Meet Hostel

Ostello Bello Bevagna (Umbria)

Non pensavate di trovare Ostello Bello in questo articolo vero? Il più atipico degli ostelli della nota catena apre nel 2018 a Torre del Colle, un borgo medievale nel cuore della campagna umbra. 

È un ostello diffuso che conta 30 posti letto divisi in vari edifici tra cui l’ex scuola del borgo e la torre medievale del paese, ristrutturata ed in grado di ospitare fino a 4 persone.

Parlando di questo ostello con Federico Scotti, Manager of Operations di Ostello Bello sono usciti aspetti molto interessanti. Citando Federico – “ lidea alla base è quella di riproporre il modello dellostello fatto di condivisione e convivialità in un contesto rurale. Per questo motivo abbiamo dato molto spazio alle aree comuni per favorire la contaminazione tra le persone”. 

Non mancano i servizi classici di un ostello di stampo internazionale come la cucina in comune, un bbq, una piscina e addirittura un forno per la pizza per condividere serate conviviali nello stile di Ostello Bello. 

Ho posto a Federico una domanda, ovvero cosa ha spinto un’azienda radicata nel concept urbano ad abbandonarlo per un contesto di questo tipo. 

La risposta è stata: “ Crediamo anche che in un paese come lItalia investire anche in location secondarie, data la saturazione di alcune città, possa portare dei benefici”. 

Ostelli nella provincia italiana: cinque storie da raccontare

Ostello Bello – © Ostello Bello

Timbuktu Hostel (San Vito Lo Capo, Sicilia) 

Non conosco personalmente questo ostello né i suoi gestori. Non ci siamo mai incrociati in tanti anni di meeting e Convention eppure Timbuktu Hostel è uno di quei luoghi che tutti nel settore conosciamo. 

L’ostello è situato a San Vito Lo Capo, uno dei luoghi più iconici della Sicilia e presenta sette unità tra camere private e dormitori. 

È un ostello di piccole dimensioni ma presenta tutte le caratteristiche classiche di un grande ostello: la cucina in comune (qua addirittura fornita di erbe locali), la lobby con strumenti musicali, giochi, una libreria, un’area per tè e caffè. 

È molto battuto e apprezzato dai backpackers internazionali (i classici viaggiatori da “zaino in spalla”) che ne amano particolarmente la gestione rilassata e i ritmi lenti che sono poi tipici delle destinazioni di mare e più in generale di vacanza. 

Ostelli nella provincia italiana: cinque storie da raccontare

Timbuktu Hostel – © Timbuktu Hostel

 

*© immagine di copertina: Ostello Bello Assisi Bevagna 

Michele Forchini

Bergamasco, dopo un percorso scolastico tra Beni Culturali e turismo si laurea con la prima tesi in Italia sulla figura del Direttore d’Ostello. Da dieci anni si occupa di ostelli e strutture ricettive innovative con una particolare predilezione per quelle ibride. Oggi è direttore operativo di Arkè Hostels, una piccola catena di ostelli tra Bergamo e il Lago d’Iseo. Guarda sempre avanti, aprendo nuove porte e facendo cose nuove perchè è curioso, e la curiosità lo porta verso nuovi orizzonti.

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Michele Forchini

Bergamasco, dopo un percorso scolastico tra Beni Culturali e turismo si laurea con la prima tesi in Italia sulla figura del Direttore d’Ostello. Da dieci anni si occupa di ostelli e strutture ricettive innovative con una particolare predilezione per quelle ibride. Oggi è direttore operativo di Arkè Hostels, una piccola catena di ostelli tra Bergamo e il Lago d’Iseo. Guarda sempre avanti, aprendo nuove porte e facendo cose nuove perchè è curioso, e la curiosità lo porta verso nuovi orizzonti.

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