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I grandi resort non sono il problema per avere un turismo più sostenibile. Sono la soluzione. 

Il SANI RESORT comprende 4 hotel e suite private (in tutto oltre 800 camere), 9 sale conferenze con una capacità da 20 a 700 delegati, 7 km di spiagge di sabbia bianca nel Mar Egeo, un porticciolo privato per yacht con 215 posti barca, una piazza con ristoranti e negozi, e altre amenità come varie piscine, impianti sportivi, campi avventura, ecc.  

C’è una probabilità molto elevata che, per molti lettori del post, l’immagine di questo resort evochi pensieri quali turismo di massa, poco sostenibile, orde di turisti e tutto il cucuzzaro di elementi negativi che l’intellighenzia turistica ha plasmato. Un immagine legata a concetti vecchi di più di venti anni, che però dominano ancora il dibattito mainstream, compreso quello delle aule scolastiche e universitarie. 

È una immagine sbagliata. Il resort sorge in una riserva ecologica a conduzione familiare che si estende su 1.000 acri dove la differenza tra la qualità della gestione privata (della famiglia che gestisce il complesso di attività) e pubblica è tangibile e visibile. All’interno della riserva ci sono circa 110 ettari di zone umide che ospitano oltre 225 specie di uccelli, molte delle quali rare e a rischio di estinzione globale. Si tratta di un fenomeno poco conosciuto e per questo motivo si tour di birdwatching. Servono a creare consapevolezza su questo tema.  Il Sani calcola che circa 4000 ospiti negli ultimi 8 anni hanno partecipato ai loro tour (guidati da esperti locali). 

Il Sani è il motore dell’economia locale. A parte la manodopera necessaria per tutte le operazioni, i ristoranti  ricorrono all’utilizzo di coltivatori locali per oltre il 60% di frutta e verdura.

A questo si aggiunga il beneficio immateriale che un resort o un grande albergo porta nei luoghi remoti. Il primo sono collegamenti aerei che altrimenti non ci sarebbero stati, di cui beneficiano anche altri operatori turisti dell’area. Il secondo è che i circa quindici mila ospiti all’anno vengono a conoscenza di un’area geografica della Grecia altrimenti non sulle mappe del turismo. Il terzo, ancora più importante, è che molti giovano locali oltre a lavorare acquisiscono una professionalità e una mentalità che poi si trasmette su tutto il territorio.

A questi benefici economici, si aggiungono altri di carattere più sociale come le donazioni alle istituzioni e agli enti di beneficenza locali, alla creazione di una biblioteca di paese, di una chiesa o di un parco giochi, fino all’apertura delle strutture agli abitanti del luogo.

Date le dimensioni, molte iniziative green sono state implementate perché portano benefici economici rilevanti, soprattutto in termini di risparmi. Nel 2021, il Sani Resort ha riciclato oltre 219 tonnellate di vetro e si è assicurato che tutte le plastiche monouso (elenco UE) siano vietate. L’elettricità è fornita esclusivamente da fonti di energia rinnovabili e stanno riducendo le emissioni di CO2 a un ritmo costante, con l’obiettivo di un progetto Zero Carbon Footprint nel 2030.

Queste e altre pratiche, di cui potete approfondire qui e qui, hanno valso al SANI per tre anni consecutivi il World’s Leading Luxury Green Resort oltre che certificati annuali come la Bandiera Blu. Ovviamente, i più attenti dei lettori noteranno aree dove il resort non è proprio all’avanguardia, ma è ancora all’inizio di un percorso di miglioramento. 

Perché vi ho parlato brevemente del Sani? Perché è uno dei tanti esempi a livello globale che cozza contro lo stereotipo classico dei grandi resort fustigatori delle comunità locali e grandi inquinatori. Come ricorda Justis Francis, il fondatore di responsibletravel.com, in questo articolo che ha ispirato il mio post: 

I grandi resort all-inclusive non sono cattivi per definizione. Al momento, la maggior parte non è sostenibile, ma in teoria ha il potenziale per esserlo. E l’unico modo per ottenere un vero cambiamento non è con le piccole imprese, ma con tutte le forme di viaggio, compreso il turismo di massa.

Il punto è che turismo sostenibile non è una forma di viaggio o una modalità di turismo a cui si rinuncia per diventare eremiti. Quelle sono scelte personali. E il paradosso è che le scelte promosse dai fighetti hanno conseguenze devastanti.

Pensate se milioni di presenze fossero spalmate su piccoli ecolodge di qualche camera piuttosto che su resort come il Sani. Quanto terreno ci vorrebbe per accomodarli tutti?

Promuovere il turismo sostenibile vuol dire promuovere pratiche che bilanciano costi e benefici, compresi quelli di lungo periodo. E uno degli ostacoli per bilanciare in molti casi è la piccola dimensione delle nostre imprese che rende ogni investimento iniziale (per mettere in atto queste pratiche) poco conveniente. 

Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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