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La psicologia del colore, così come quella dei comportamenti, è una tematica da non sottovalutare quando si tratta di scelte estetiche per i propri progetti di marketing e quindi nella propria strategia di vendita. I colori hanno degli effetti su di noi, spesso reagiamo a ognuno di loro inconsapevolmente e ne veniamo influenzati in larga parte. Sfruttare i colori per produrre un effetto, può influenzare l’85% delle decisioni di prenotazione e acquisto dei nostri ospiti e visitatori.

Colori, tonalità e toni diversi creano associazioni distinte che influiscono sull’umore umano e sul processo decisionale, anche se ovviamente la psicologia del colore può variare a seconda delle preferenze personali e della cultura. Mediamente, i colori caldi come il giallo, l’arancione e il rosso trasmettono sensazioni positive e stimolanti e rappresentano quindi irruenza e decisione. Al contrario i colori freddi come il verde e l’azzurro trasmettono fiducia e rassicurazione. Il rosso mette fame, il blu calma, mentre il giallo in tutte le sue sfumature dà la carica.

La psicologia del colore è da sempre un potente strumento di marketing e branding. Il colore determina la prima impressione del consumatore su un marchio o un prodotto fino al 90%. I consumatori attribuiscono al prodotto i sentimenti che provano riguardo a determinati colori (ad esempio l’azzurro ispira relax, il nero viene percepito come lussuoso). A loro volta, queste associazioni di colori influenzano la loro percezione del tuo marchio e ne aumentano consapevolezza e riconoscimento dell’80%.

La psicologia del colore

La psicologia del colore del blu: trasmette fiducia, lealtà, affidabilità, logica, serenità e sicurezza, ma anche freddezza, assenza di emozioni, ostilità ed evoca un qualcosa di poco appetitoso.
Il blu è il colore preferito al mondo: il 57% degli uomini e il 35% delle donne lo considerano la scelta migliore e il 33% dei brand globali lo ha scelto per il proprio logo.

La psicologia del colore del viola: trasmette saggezza, ricchezza, spiritualità, immaginazione e raffinatezza. Trasmette anche riflessione, decadenza, repressione, eccesso e malumore. Il viola simboleggia la regalità e la superiorità. Nell’Impero Romano, gli ufficiali di alto rango indossavano la porpora di Tiro, è il colore degli alti prelati in seno al clero cattolico e Elisabetta I lo vietò addirittura ai non reali. I marchi possono utilizzare il colore per segnalare un servizio, un prodotto o un’esperienza di qualità superiore.

La psicologia del colore dell’arancione: trasmette coraggio, fiducia, calore, creatività, cordialità ed energia, ma anche deprivazione, frustrazione, immaturità, ignoranza e lentezza. L’arancione evoca una personalità avventurosa, competitiva e disamorata e produce anche una sensazione di calore poiché è associato al sole, ma potrebbe sembrare immaturo o ignorante e al 29% dei consumatori proprio non piace.

La psicologia del colore del rosso: trasmette potere, passione, energia, coraggio ed eccitazione, ma anche rabbia, pericolo, avvertimento, sfida, aggressività e dolore. Il rosso evoca una personalità audace, avventurosa ed energica. Nelle vendite, converte perché trasmette un senso di urgenza e, a livello fisico, fa venire appetito. Nel branding, il rosso funziona se utilizzato nel giusto contesto.

Psicologia del colore: come utilizzarla nel marketing e nel branding

Infografica: https://iconicfox.com.au/colour-in-branding-infographic/

La psicologia del colore del verde: trasmette salute, speranza, freschezza, natura, crescita e prosperità. In linea di massima, il verde rappresenta la vita, ma a causa della sua natura primitiva, il colore può anche rappresentare noia, stagnazione e insipidezza. Negli ultimi decenni è ovviamente associato alla sostenibilità, ambientale, ma non solo.

La psicologia del colore del giallo: trasmette ottimismo, calore, felicità, innovazione, intelletto ed estroversione, ma anche irrazionalità, paura, cautela, ansia, frustrazione e codardia. Il giallo evoca una personalità indipendente, strategica e impulsiva. Come l’arancione, rappresenta la giovinezza e la felicità e i brand lo usano per attingere all’ottimismo, alla creatività, all’estroversione e al calore. Tuttavia, un logo giallo potrebbe anche favorire sentimenti di paura, irrazionalità e ansia. Da valutare con attenzione insomma.

La psicologia del colore del rosa: trasmette fantasia, passione, cura, creatività, innovazione e stravaganza, ma anche riflessione, decadenza, repressione, eccesso e malumore. Il rosa ha una personalità spirituale, innovativa e pratica ed è il colore più popolare per rappresentare la femminilità e tende a funzionare quando si ricerca un tocco più giovane, fantasioso e stravagante.

E il bianco? È formato dalla somma di tutti i colori dello spettro elettromagnetico, ad alta luminosità, ma senza tinta e infatti viene definito “il colore acromatico”. Il colore bianco trasmette innocenza, purezza, pulizia, semplicità e incontaminatezza. Evoca però anche una presonalità sterile, vuota, semplice, cauta e distante. Insieme al nero, evoca un’atmosfera moderna e può aiutare a ottenere un aspetto puro, innocente e incontaminato. Ha un fascino semplicistico e universale.

La psicologia del colore del nero: trasmette raffinatezza, sicurezza, potere, eleganza, autorità e sostanza, ma anche oppressione, freddezza, minaccia, pesantezza, male e lutto. Online va per la maggiore perché fa apparire un brand sofisticato, potente ed elegante ed è il colore prediletto di molte aziende di lusso.

Silvia Moggia

Italo-argentina cresciuta alle Cinque Terre, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e specializzata in Francia in Mediazione Culturale e Gestione dello Spettacolo, dopo un anno presso l’agenzia internazionale IMG, ha iniziato a lavorare alla direzione della programmazione e artistica dell’Opéra di Parigi nel 1998 per poi essere nominata direttrice di produzione e programmazione al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia nel 2005. Dal 2011 è tornata in Italia per motivi familiari riconvertendosi nel settore turistico e ha da poco ultimato il master in Hospitality 360 presso la Cornell University, dopo il corso in Tourism Management presso la stessa università. Gestisce il boutique hotel di famiglia a Levanto, si occupa di promozione e sviluppo per altre strutture ricettive e destinazioni, è Data Storyteller & Strategist per The Data Appeal Company e per Vertical Media è incaricata delle strategie di marketing e comunicazione di Destination Florence. Nel tempo libero viaggia ed è web writer nel settore travel e scrive un proprio blog di viaggi indipendenti in solitaria.

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Italo-argentina cresciuta alle Cinque Terre, laureata in Conservazione dei Beni Culturali e specializzata in Francia in Mediazione Culturale e Gestione dello Spettacolo, dopo un anno presso l’agenzia internazionale IMG, ha iniziato a lavorare alla direzione della programmazione e artistica dell’Opéra di Parigi nel 1998 per poi essere nominata direttrice di produzione e programmazione al Palau de les Arts Reina Sofia di Valencia nel 2005. Dal 2011 è tornata in Italia per motivi familiari riconvertendosi nel settore turistico e ha da poco ultimato il master in Hospitality 360 presso la Cornell University, dopo il corso in Tourism Management presso la stessa università. Gestisce il boutique hotel di famiglia a Levanto, si occupa di promozione e sviluppo per altre strutture ricettive e destinazioni, è Data Storyteller & Strategist per The Data Appeal Company e per Vertical Media è incaricata delle strategie di marketing e comunicazione di Destination Florence. Nel tempo libero viaggia ed è web writer nel settore travel e scrive un proprio blog di viaggi indipendenti in solitaria.

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