Partiamo da un dato: 1 persona su 5, in Europa, è over 65. E nel 2050, la Commissione Europea stima che coloro che staranno vivendo la loro silver-age (l’era dei capelli bianchi), saranno il 30% della popolazione.
Circa 1 su 3.
Si tratta di un dato che su molti settori sta completamente rivoluzionando le regole del gioco, perché significa che la gamma di prodotti e di servizi dovrà adeguarsi alle esigenze di questo target.
L’impatto sui territori è ancora più forte: perché se da un lato i servizi turistici dovranno tener conto di questo elemento, dall’altro, tali territori presenteranno una distribuzione delle età analoga.
Per avere un’idea ancora più chiara: nel 2050, più di un elettore su tre sarà over 65.
Ma non serve aspettare i prossimi 25 anni per comprendere quanto questo elemento possa e debba incidere sull’offerta turistica: già in uno studio del 2009, Patterson&Pegg identificavano le attività di City-Sightseeing e di Visita a luoghi di rilevanza storica, come le attività che gli over 65 preferivano condurre nel corso delle loro vacanze.
Cyn Meyer, una “life-coach” specializzata per la “fase-della-pensione”, approfondisce confronta le preferenze tra UK e USA: nella classifica dei silvers britannici viaggiare è la terza attività più popolare.
Altro dato interessante è legato alla preferenza verso luoghi “vicini”, che negli over65 si è tradotto in un viaggio nel proprio Paese intorno al 70% dei casi, come indicato da dati Eurostat. Dati di booking infine evidenziano come in quella fascia di età 3 persone su 10 decidano di intraprendere un viaggio da soli.
Questi dati sono estremamente rilevanti per il nostro Paese, perché l’analisi delle preferenze della silver-age conferma che l’Italia possa rappresentare un luogo estremamente ambito per questa fascia d’età. Condizione che pare essere confermata dall’Osservatorio Turismo Unioncamere – Isnart che ha evidenziato come, nel 2023, di tutte le presenze turistiche nel nostro territorio, il 16% circa fosse rappresentato da persone dai 58 anni a salire.
Si tratta di indicazioni che hanno riflessi diretti sul territorio: la domanda turistica è infatti spesso associata a flussi economici in entrata che stimolano la creazione di prodotti e di servizi volti a soddisfare tali esigenze, e questo modifica in modo visibile il modo con cui gli stessi cittadini percepiscono i propri spazi.
Basti pensare a quanti B&B sono oggi presenti per averne una percezione immediata.
I servizi di accoglienza, però, non esauriscono affatto l’offerta del fenomeno turistico: ad essi si associano servizi legati al tempo libero, l’adeguamento delle offerte istituzionali, le tipologie di negozi e i prodotti di riferimento, le modalità di trasporto, e tutta una serie di piccoli cambiamenti che, aggregati, generano una differenza significativa.
I dati sulle preferenze contenutistiche, poi, possono modificare anche il modo con cui un territorio cerca di attrarre maggiori flussi turistici: se la preferenza verte su edifici storici e archeologici, all0ra un territorio tenderà a valorizzare maggiormente tali spazi. E questo significa che destinerà una quota maggiore di fondi di investimento (pubblico, privato o misto) verso tale direttrice.
In questo contesto, l’Italia è soltanto parzialmente pronta a rispondere a queste esigenze: molte aree archeologiche potrebbero essere sviluppate con più cura e in modo più partecipato; molti monumenti o aree archeologiche tendono ad avere un afflusso di visitatori eccessivamente più elevato rispetto a luoghi che, pur se non altrettanto iconici, meritano di certo una migliore attenzione internazionale.
L’offerta di servizi territoriali, non è sempre tale da riuscire a soddisfare tutte le esigenze di una domanda turistica specifica. E ogni esigenza non soddisfatta si traduce, per un territorio, in una duplice perdita: economica e sociale.
Economica, perché se una persona ha bisogno, ad esempio, di riposare ogni 15 minuti di cammino, e in un determinato percorso di tipo archeologico-naturalistico non viene offerta questa opportunità, allora quella persona tenderà a preferire altre destinazioni.
Sociale perché, non bisogna mai dimenticare che lo sviluppo di servizi per i turisti, soprattutto se legati a dimensioni infrastrutturali, può e anzi dovrebbe coinvolgere in primo luogo gli abitanti, che rappresentano, anche soltanto in una logica “utilitaristica” un segmento di domanda “stabile”, e non suscettibile alle oscillazioni di mercato.
In altri termini: se un turista trova una panchina ogni 15 minuti in un sentiero, quella panchina è ancor più utile per i residenti. Se un turista trova un’offerta culturale che sia in grado di attirare una determinata fascia d’età, le persone di quella fascia d’età che vivono in quel territorio o nei territori limitrofi potranno valutare di aderire a tale offerta.
Ripensare il territorio adeguando la propria offerta ad una popolazione per fortuna sempre più longeva, e tenendo conto che le persone over presentano un significativo dinamismo, significa adeguare il luogo che abitiamo alle esigenze della popolazione.
Il turismo, in questo senso, rappresenta un moltiplicatore e un acceleratore rispetto alle dimensioni più prettamente pubbliche, perché se è vero che l’elettorato anziano tenderà ad acquisire una sempre maggiore rilevanza nelle preferenze politiche e quindi nelle scelte pubbliche, l’incremento della quota di silvers tra i turisti che decidono di visitare il nostro Paese, rende le scelte che bisogna assumere molto più vicine ed immediate.
Nel suo complesso, l’archeologia e l’offerta archeologica presentano tutte le condizioni di desiderabilità per questo “target”. Al contempo, il rapporto con l’archeologia genera dei benefici umani e sociali innegabili.
Forse è il momento di tener conto di queste condizioni, e definire una linea che sia in grado di fornire ai nostri cittadini, e ai nostri turisti, il meglio che il nostro Paese potrebbe fornire loro.
Nel corso del BMTA, la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, ArcheoItaliae darò particolare attenzione a questo tema, con gli interventi di Davide Benoci (L’archeologia di tutti: dai cittadini alle istituzioni, strumenti per la partecipazione attiva) e di Eleonora Sandrelli (Un dialogo costante: il rapporto tra patrimonio archeologico e cittadinanza dalle scuole alla silver-age).
Questi confronti sono importanti perché l’obiettivo non è soltanto approfondire per acquisire una nuova conoscenza, ma per trasformare tale nuova conoscenza in azioni concrete, attraverso la partecipazione di professionalità composite la cui interazione può portare ad una linea operativa ed esecutiva.
Le persone hanno bisogno di archeologia. È nostro compito fornire loro la migliore offerta archeologica possibile.