Non c’è pace per Italia.it, il fantomatico portale del turismo italiano. Dopo le tante e giustificate polemiche per costi, marchi, usabilità, contenuti e chi più ne ha più ne metta, mi giunge questa mattina una mail di una mia collega dal titolo: lettera aperta di un gruppo di traduttori all’On. Brambilla. Come per magia si parla, o meglio si polemizza, ancora una volta su Italia.it. Questa volta addirittura per una proposta di lavoro che specialisti del settore non esitano a equiparare “alla paga giornaliera di un operaio in uno sweatshop indonesiano” insomma, ci mancava anche una non velata accusa di sfruttamento di professionisti e lavoratori.
Molto rispettosamente il gruppo dei traduttori non perde l’occasione per dare un giudizio sul portale e chiude la sua missiva così: “non meraviglia che il sito www.italia.it sia pieno di strafalcioni grossolani e imbarazzanti, che danno una pessima immagine del nostro Paese nel mondo. Ci chiediamo se l’immagine dell’Italia all’estero e la valorizzazione delle sue risorse umane non valgano forse un investimento più allineato con il tipo di servizio richiesto e il suo campo di applicazione”.
Proprio ieri sera, parlando di professionalità e imprenditorialità, ho trovato molti pensieri convergenti sul fatto che troppo spesso si architettano bilanci d’azienda, tagliando semplicemente il personale, dequalificando il livello generale del team affidandosi a figure di basso costo senza rispettare standard qualitativi di servizi o prodotti erogati dalle aziende. L’Onorevole Brambilla, non me ne voglia, dimostra di essere un esempio classico di questa forma di imprenditoria italiana. Con buona pace per il turismo.