Dopo l’intervista con Mirko Lalli, Officina Turistica ha continuato a monitorare quello che succede nel mondo della blockchain, un sistema che, secondo molti, potrebbe riconfigurare gli equilibri del settore dei viaggi.
La chiacchierata con Mirko Lalli di un mesetto fa sulla blockchain era stata anticipata da una serie di iniziative in ambito turistico, altre ne sono seguite e ne seguiranno, proviamo a tenerne traccia per comprendere gli sviluppi. Già su Officina si parlò di Bitcoin nel 2014, allora la criptovaluta ondeggiava attorno ai 400 dollari. Dopo un lungo periodo sonnolento i benefici della blockchain sono riapparsi come toccasana per un settore eccezionalmente e storicamente dipendente dagli intermediari, proprio all’esplodere di forti movimenti speculativi. Ecco quindi che Phocuswright sull’onda della riscoperta del Bitcoin in dicembre rilancia un articolo di Norm Rose di Travel Tech Consulting che pone una serie di punti fermi e benefici che, il mondo del travel potrebbe sfruttare approfittando delle opportunità del sistema.
I punti fermi, anche grazie all’infografica di Phocuswright fanno il giro del web, lo rilanciano tutti i siti che, in qualche modo, beneficiano delle commissioni sulle transazioni oppure stimolano l’operatività dei risparmiatori proponendo investimenti, più o meno redditizi, in criptovalute e in attesa di importanti ICO in rampa di lancio. In sostanza intermediari che ci stanno “vendendo” un mondo senza intermediari.
Anche Strategic Coin – intermediario specializzato sulla blockchain – si chiede se la blockchain potrà scardinare il mondo del travel come una volta le OTA lo fecero e lo stanno facendo grazie all’internet. Strategic Coin contrappone agli attuali intermediari del turismo una serie di aziende che stanno lottando per rendere più economiche le transazioni e le intermediazioni. Come faranno però queste aziende a sostentarsi, a recuperare quote di mercato attualmente in mano alle OTA? Una di queste è Lockchain che però non si presenta molto bene. Nel video di presentazione punta tutto sul fatto che il risparmio sarà a totale beneficio del turista. Insomma, i soldi che prima l’albergatore dava alle OTA non li dovrebbe dividere con il cliente ma se li dovrebbero “cuccare” l’intermediario e il turista. Quindi il sistema distrugge le OTA? Mi chiedo poi come i prenotanti affezionati alla OTA si sposteranno dalla prima alla seconda piattaforma senza che l’operatore blockchain faccia i conti con spese pubblicitarie e distributive che, alla fine, rappresenterebbero gli stessi costi dell’intermediazione pura. Senza contare i costi per commisisoni e i rischi di cambio connessi al dover passare da valute ufficiali a criptovalute e tra criptovalute.
Ad oriente, nel frattempo, un arzillo ottantanovenne, tra i personaggi più ricchi di Hong Kong, passa dal tessile alla sharing economy senza disdegnare la blockchain, e perché un’azienda cinese attiva sulla blockchain vuole inserirsi nel mercato alberghiero? Staremo a vedere.
Intanto Strategic Coin la racconta così…
The goals of blockchain technology in the hospitality/hotel industry is eliminating third-party costs, and encouraging direct provider to consumer interaction. Blockchain companies like Abab, Lockchain, Trippki, Fujinto, Emphy, and Pally are creating platforms that aim to cheaply and transparently connect customers to room and rental providers that can best meet their needs, whether that be through providing an affordable hotel booking, or a unique room in a house, or a new way of using loyalty points.
Non mi pare che l’intermediario venga meno, diciamo che le OTA cambiano nome promettendo costi commissionali più bassi… quindi prezzi più bassi? Un po’ come fanno le OTA.
Mentre scrivo c’è Rentberry che raccoglie fondi per lanciare una piattaforma decentralizzata di home rental, ha bisogno di 4 milioni di dollari per partire come si deve. I dollari, avete presenti i dollari, mica le criptovalute, i conti si fanno ancora in dollari anche sulla blockchain.
Nel frattempo TUI, intermediario storico del turismo, uno di quelli che più hanno sofferto l’arrivo delle OTA causa la lentezza sull’internet, pubblica un bel video per spiegare la blockchain più per autoconvincersi che per spiegarlo al cliente. Sperando magari che quanto successo nel 2010 con il buco da 117 milioni di sterline causato dalla non corretta integrazione dei sistemi contabili, in fase di fusione, tra TUI e First Choiche Travel non vi verifichi più.
Non voglio mettere in dubbio che questa nuova tecnologia potrà creare spazi per ottimizzare il mondo del turismo, non voglio essere paragonato con quelli che all’inizio avevano paura dell’internet, perché proprio non accadde, anzi. Quello che non mi piace è il fatto che, se domandi e cerchi spiegazioni, sei contro. No, non sono contro ma vorrei solo capire come può un sistema turistico come quello sardo, per esempio, trovare vantaggi a far girare l’economia locale grazie a una sconvolgente novità, il Sardcoin:
la novità riguarda il voler applicare questo tipo di tecnologia al comparto turistico trasformando un sistema di coupon che consente l’inserimento e la prenotazione di servizi turistici di varia natura in una criptomoneta.
Ma dai, l’applicazione di una criptovaluta al couponing? Alla faccia dell’innovazione del sistema turistico, insomma tipo i voucher (inventati da Thomas Cook attorno al 1850) e i traveller cheque (inventati da American Express nel 1891).
Se volete provare l’ebrezza di pagare in Bitcoin potete prendere lo ski-lift a Saint Moritz: secondo il giornalista per incassare in bitcoin serve coraggio contro il rischio oscillazioni (peccato che i sistemi d’incasso dei Bitcoin convertano tutto e subito in dollari al momento della transazione, situazione che non mitigherebbe il disastroso contesto economico creato dal cambio franco-euro), ispira anche tanta tenerezza il direttore dell’ente turistico che paragona l’incassare in Bitcoin alla “digitalizzazione”.
Insomma mi par di aver capito che, per adesso, c’è un sistema valutario fatto di più o meno piccole criptovalute, non regolamentate, che stanno cercando spazio e fiducia nel sistema economico, guarda caso in uno dei momenti storici più ricchi di liquidità e poi c’è un gruppo di persone abbastanza folto che parla di blockchain, digitalizzazione e sistemi di pagamento senza averne la minima conoscenza procurando al sistema in cerca di fiducia non pochi problemi.
Il bello deve ancora venire e temo che arriverà solo quando comprenderemo – e c’è da dimostrarlo – che la blockchain è una nuova dimensione, con nuove dinamiche e nuove tecniche. Ma fino a quando tutte le mattine paragoneremo il valore dei nostri movimenti economici nella blockchain a quanti dollari ci ritroveremo vendendo tutto e uscendone, invece di sostenere la blockchain, ne sanciremo l’insuccesso a favore, guarda un po’, del capitalismo più sfrontato, speculativo e perfino becero.
Immagine Pixabay (1)