I megatrend presentati al WTM 2019
Se ci seguite su Facebook saprete che la settimana scorsa ero al WTM a Londra e che ho assistito a vari panel sulle tendenze che influenzeranno il mondo del travel negli anni a venire.
Alcune ce le aspettavamo e altre sono subentrate in modo alquanto improvviso e dirompente, cambiando le carte in tavola in poche ore.
Ricerca di Euromonitor International
Stando alla ricerca Euromonitor International portata avanti da oltre 1.000 analisti esperti e pubblicata il 1° novembre, l’industria dei viaggi dovrebbe crescere del 3,3% su base annua in termini costanti col raggiungimento di quasi 3 trilioni di dollari entro il 2024, questo grazie ovviamente all’aumento dei redditi nei mercati emergenti. Quindi viaggi più accessibili e pubblico più vasto.
La spesa media per arrivo dovrebbe reggere alle pressioni sui prezzi e aumenterà marginalmente toccando i 1.101 USD entro il 2024, rispetto ai 1.088 USD nel 2019, il che indica uno spostamento verso una maggiore spesa per viaggio mentre le destinazioni lavorano per passare a un modello di turismo sostenibile.
Le vendite avverranno online al 52%, col mobile che rappresenta un quarto di tutte le prenotazioni di viaggi in termini di valore.
Continua il fermento intorno alla fetta di mercato rappresentata dalle esperienze, con il 43% dei consumatori globali che afferma di dare la priorità alle esperienze rispetto alle cose, mentre il 78% apprezza sì le esperienze, ma quelle del mondo reale e non quelle turistiche confezionate ad hoc.
La richiesta è quindi per esperienze autentiche, locali e uniche.
Europa e trend socio-politici
Le prospettive dell’Eurozona sono notevolmente peggiorate dalla fine del 2018: le previsioni di crescita del PIL sono state ridotte allo 0,9-1,5% nel 2019 e allo 0,9-1,9% nel 2020, rispetto a un tasso di crescita dell’1,8% nel 2018 e questo a causa del peggioramento del contesto commerciale globale.
L’economia tedesca è stata gravemente colpita dal peggioramento delle esportazioni, mentre la Francia ha subito un rallentamento causato dall’impatto delle proteste dei Gilets Jaunes. In Italia, l’aumento dei costi di indebitamento dalla metà del 2018, combinato con l’attuale incertezza della politica fiscale, ha gravemente danneggiato la fiducia e gli investimenti delle imprese, con un calo della produzione peggiore di quanto precedentemente previsto. Il PIL italiano dovrebbe ristagnare o contrarsi leggermente nel 2019.
Stando ai dati, in termini di viaggi e turismo, una recessione dell’Eurozona sarebbe sentita più acutamente in paesi come l’Italia e la Francia che potrebbero subire un potenziale declassamento della domanda di oltre 5 milioni di arrivi. La recessione ridurrebbe del 12% anche le previsioni di base per gli arrivi in Grecia.
Il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha chiesto un’ulteriore proroga fino al 31 gennaio 2020 per Brexit, con un’elezione annunciata per dicembre. Uno scenario No-Deal (20% di probabilità) potrebbe portare l’economia del Regno Unito verso la crescita del PIL allo 0%, soffocando il reddito disponibile e le spese di viaggio, con un calo a lungo termine del 3% del PIL rispetto alla linea di base. Diverso il discorso per l’inbound, anche grazie alla probabile svalutazione della sterlina.
L’effetto Greta
Nel 2018 Greta Thunberg ha iniziato il suo sciopero scolastico a tema clima che, diventato globale, ha fatto luce sulle sfide del cambiamento-stravolgimento climatico, mobilitando la Gen Z in tutto il mondo e influenzando atteggiamenti e comportamenti.
Il turismo, rappresentando fino al 5% delle emissioni globali di carbonio (fonte UNWTO), è ovviamente al centro dell’attenzione e i grandi marchi del travel parlano già dell’effetto Greta sulla loro attività. Le implicazioni dei cambiamenti climatici per il settore turistico globale sono di vasta portata e incidono sugli investimenti del settore, sulle risorse di destinazione, sui costi operativi e di trasporto e sui modelli di domanda turistica.
Greta, con il suo viaggio negli States e il libro “No One is Too Small to Make a Difference”, ha catturato attenzione e immaginazione di milioni di giovani, in particolare under 14, e di conseguenza delle loro famiglie.
In Scandinavia espressioni come flygskam (i.i. vergogna del volo) sono entrate nel linguaggio comune e Forbes l’ha dichiarata parola d’ordine dell’anno, con relativo hashtag.
In Norvegia i viaggi d’affari nazionali per via aerea sono stati oggetto di critiche da parte della stampa e la reazione dei consumatori all’eccesso di turismo ha dato origine a un vero e proprio movimento di flight shame diffuso in tutti i paesi nordici, mentre più a sud è partito il movimento SET (Southern Europe against Touristification), contro la turificazione.
Le reazioni del settore
Le compagnie aeree hanno reagito fissando obiettivi per limitare le emissioni nette entro il 2020 e dimezzandole rispetto ai livelli del 2005 entro il 2050, attraverso il programma Corsair delle Nazioni Unite. Il 2019 ha visto l’inizio del monitoraggio e della misurazione delle emissioni di carbonio da parte dei membri della compagnia aerea ICAO, con l’avvio della fase pilota nel 2021 e l’avvio della seconda fase obbligatoria nel 2027.
Nel frattempo, c’è una forte attenzione all’efficienza energetica, valutando combustibili alternativi e aerei elettrici, con gli aerei ibridi di EasyJet e Airbus. La Norvegia ha testato con successo un aereo elettrico a due posti, l’Alpha Electro G2, realizzato dalla società slovena Pipistrel, in vista dell’elettrificazione di tutti i voli a corto raggio entro il 2040. Mentre a maggio 2019, SAS ha annunciato che avrebbero messo fine alle vendite duty free a bordo, col fine di risparmiare carburante e ridurre l’impronta di CO2.
Anche determinati tour operator stanno adottando un approccio proattivo, incoraggiando i loro consumatori ad avere il minimo impatto sull’ambiente grazie all’uso del calcolatore di carbonio Carmacal, sviluppato da ANVR e SNP Natuur Reizen. Carmacal mostra le emissioni di carbonio dei viaggi, considerando le diverse modalità di trasporto, attività e alloggio disponibili per consentire ai consumatori di fare la scelta più sostenibile.
Operatori come TUI stanno incoraggiando i loro consumatori a optare per il trasporto ferroviario, un’iniziativa che viene portata avanti soprattutto in Scandinavia. Il che ovviamente riduce il raggio, limitando la scelta a destinazioni di prossimità e paesi limitrofi.
Nel 2018 è stato lanciato Klimatsmart Semester (Climate Smart Vacation), uno strumento digitale per aiutare i consumatori a ridurre il loro impatto sul clima. Gli utenti possono calcolare l’impronta di carbonio del loro viaggio in base al livello di emissioni di CO2, quantificate in termini di ghiaccio che si scioglierebbe nell’Artico come risultato diretto del viaggio pianificato. Il Klimatsmart Semester è frutto di una collaborazione di partner pubblici e privati svedesi, tra cui l’Università di Göteborg e l’Università Chalmers, e può essere installato gratuitamente su qualsiasi sito.
La start-up svedese Fintech, in collaborazione con Mastercard, ha emesso la carta di credito DO Black, che tiene traccia e misura l’impatto delle spese dei consumatori in termini di emissioni di carbonio e fissa un limite di spesa basandosi su queste e non sulla disponibilità di valuta. Le carte di credito in co-branding con compagnie aeree, hotel e operatori finanziari sono la norma nel settore dei viaggi e Doconomy lavora affinché punti e riscatti siano sincronizzati con l’impatto del carbonio.
Questo è solo l’inizio…
Immagine di copertina PixaBay (1)