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Il turismo al tempo del coronavirus.

Tra le tante notizie una ha attirato la mia attenzione: Cina, fine Aprile, 73 persone in un ristorante, 1 cliente asintomatico, 9 contagiati.

Come in una terribile roulette russa dove il rischio e l’esaltazione si alternano in un gioco dove non conta la competenza, non conta l’abilità e nel quale la strategia non è un must, l’assenza di decisioni in campo turistico porta chi di turismo vive a scegliere se (professionalmente) vivere o morire. Con l’aggiunta di una variabile non di poco conto: far morire.

La pistola dell’indecisione politica ha un tamburo pronto con 7 proiettili ed è puntata alle tempie di un intero settore e di tutto l’indotto. Ogni proiettile è una decisione che il privato non può prendere da solo, ma le cui conseguenze pagherà da solo.

1° proiettile: i confini.

I governatori regionali litigano tra loro per aprire o chiudere i confini regionali come se questi fossero crete da plasmare a seconda dell’incidenza del virus senza tenere conto che, in assenza di una presa di posizione chiara e precisa in merito, non si potranno fare (turisticamente) piani operativi che abbiano come target il turismo di prossimità poiché lavorare per attrarre il segmento nazionale è una cosa, per attrarre quello regionale è, obiettivamente, un’altra.

L’imprenditore turistico deve sapere da subito se i confini saranno regionali o nazionali al fine di procedere con le assunzioni, contrattualizzare i fornitori e i prestatori di servizi o, più semplicemente, mettere in moto la macchina “turistica”.

2° proiettile: le compagnie aeree, i traghetti , gli aeroporti, i porti

Nel giro di una settimana American Airlines, Germanwings, Virgin Australia, Star Alliance African Airways, (solo per citarne alcune) hanno detto che non voleranno sull’Italia prima dell’autunno oppure hanno proprio chiuso. In Inghilterra 9 voli su 10 sono stati cancellati causa coronavirus e, a proposito di aeroporti “There is a risk that we could see airports close. That could mean an airport company folds but that the buildings and facilities are still there and someone else would take over, but there is a risk at the moment

Si volerà, dove, come, quando, a che prezzo? Sono elementi basilari per programmare una qualsiasi ripresa di natura turistica: l’imprenditore (turistico), tuttavia, non ha competenze dirette su questo comparto. Perché la politica sta zitta nonostante le pesanti ripercussioni che una mancata strategia – condivisa con i vettori e gestori di porti e aeroporti – potrà avere in termini di occupazione, investimenti e servizi?

3° proiettile: le certificazioni e le assicurazioni

Chi deve certificare i processi di sanificazione covid free? In quali aree? In quali contesti? Con quale frequenza? Se il virus si trasmette per contatto chi si dovrà occupare di sanificare la spiaggia e chi (ahinoi) il mare se ritenuto necessario in caso di nuove scoperte in questa direzione? (Qui tutti gli aggiornamenti sul coronavirus aggregati dal Lancet https://www.thelancet.com/coronavirus)

Perché la politica non dice chiaramente che, anche a fronte di sanificazioni certificate, la responsabilità sarà sempre di chi decide di aprire – oramai più per spirito di servizio che per business? E nel caso qualcuno si ammalasse magari al chioschetto malfamato sulla spiaggia, il blocco della struttura (o dei bus, o dei tours) da quale assicurazione potrebbe essere compensato?

C’è bisogno di regole chiare, di facili applicazioni e di modelli di controllo seri e affidabili, riconoscibili anche all’estero altrimenti rischiamo di suonarcela e cantarcela perdendo terreno nei confronti di quelle destinazioni che stanno facendo della sicurezza sanitaria un must. La Repubblica Ceca e la Croazia ad esempio stanno adottando un protocollo comune attraverso la creazione di un “corridoio adriatico” al fine di abbattere l’obbligo di quarantena per i turisti provenienti dai rispettivi paesi adottando misure di prevenzione e certificazioni comuni ed incentivando di fatto il loro turismo outgoing/incoming.

4° proiettile: il personale

Nascondere i sorrisi dietro le mascherine e le strette di mano dentro i guanti, offrire il cocktail di benvenuto a un metro di distanza, servire la colazione solo ed esclusivamente in camera.

Una nazione che vive di turismo deve mettere gli imprenditori in condizioni di avere personale formato e motivato sulle tematiche connesse al coronavirus: nella visione più pessimistica i camerieri, i receptionist, i barman, saranno gli infermieri dell’anima di chi vorrà viaggiare, ma alla loro formazione chi ci pensa, agli strumenti idonei per il mantenimento del livello di assunzioni, chi ci pensa.

Un programma serio di incentivazione e formazione aziendale e per il personale attuale e contingente, comprensivo di investimenti in presidi sanitari affinché essi siano sempre a disposizione di chi ospita e di chi è ospitato perché davanti al contagio uno vale uno, sia esso dipendente o turista. Possibilmente il tutto non a carico dell’imprenditore che, guarda caso, ha già degli obblighi a cui sottostare.

5° proiettile: i fornitori

Chi mi vende la verdura avrà attuato tutti i passaggi necessari per la sanificazione dei prodotti? E chi mi noleggia il tovagliato avrà fatto lo stesso? La ditta che cura l’aria condizionata avrà utilizzato i prodotti idonei a bloccare la trasmissione del covid nelle sale comuni e nelle camere?

C’è necessità di creare una filiera garantita di approvvigionamenti certificati, tracciabili e monitorabili al fine di prevenire le criticità del sistema ma non può essere certo l’imprenditore turistico a farlo: quali sono le scelte della politica in merito affinché il comparto agricolo, manufatturiero, industriale e tutti gli altri che trasversalmente integrano l’esperienza turistica siano almeno potenzialmente 100% covidfree?

6° proiettile: le tasse, le scadenze

Come fare a pagare le scadenze se per 4,5,6 mesi non si è lavorato? Accettare o no il prestitofake che garantisce nessun altro se non lo stato perché sa bene che quei soldi saranno usati necessariamente per pagare le tasse o qualche fornitore che ci pagherà le tasse a sua volta, o, se non quelle, almeno il pane per la sua famiglia?

Non vi fa un po’ di paura la potenziale infiltrazione della malavita nel comparto turistico diventato appetibile per chi in questo momento ha disponibilità cash e chilometri di pelo sullo stomaco?

7° proiettile: non aprire

È la scelta forse più drastica dove fortuna e destino si incontrano e rimandano a un domani covidfree la presa di decisioni più ponderate e meno dipendenti dalle scelte (o meglio, non scelte) politiche perché l’imprenditore turistico deve continuare a fare ciò che ha sempre fatto: regalare sogni tutelando la sua impresa, i clienti, il personale, i fornitori perché dal suo successo dipende il benessere di tutti gli altri.

Nella famosa scena del Cacciatore, quella del “colpo solo” per intenderci, il protagonista invita i suoi amici ad intraprendere la sfida con il proprio destino o con la propria ossessione. [liberamente tratto da “il gioco della roulette russa nella narrativa moderna” Annalisa di Nuzzo] Nel mio, nel nostro caso, essi coincidono: il turismo.

In questa anomala roulette russa si perde e basta, non la vita o il fatto di non averla persa, ma la dignità e l’orgoglio di un settore del quale i politici stanno dimostrando di ignorare i tempi, i modi ed il valore.

Foto di Carabo Spain da Pixabay

Tiziana Tirelli

Tiziana Tirelli scrive e coordina progetti di sviluppo turistico per committenti pubblici e privati con particolare riferimento alla creazione di prodotti trasversali, comunicazione, promozione ed internazionalizzazione. Consulente per diversi tour operators in Italia ed all'estero, periodicamente si dedica all'alta formazione per conto di università italiane e realtà di primaria importanza anche in Giordania e Tunisia. Attualmente è impegnata in attività consulenziali per realtà aeroportuali, la sua cifra professionale è quella di voler creare ponti tra realtà on line ed off line del mondo turistico.

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Tiziana Tirelli

Tiziana Tirelli scrive e coordina progetti di sviluppo turistico per committenti pubblici e privati con particolare riferimento alla creazione di prodotti trasversali, comunicazione, promozione ed internazionalizzazione. Consulente per diversi tour operators in Italia ed all'estero, periodicamente si dedica all'alta formazione per conto di università italiane e realtà di primaria importanza anche in Giordania e Tunisia. Attualmente è impegnata in attività consulenziali per realtà aeroportuali, la sua cifra professionale è quella di voler creare ponti tra realtà on line ed off line del mondo turistico.

4 Comments

  • Alberto ha detto:

    Molto efficace il parallelo dei proiettili, complimenti.

    Su alcuni elementi – ad esempio certificazioni e assicurazioni, proiettile 3 – sarebbe doveroso avere maggior chiarezza e rigore da parte di chi emana i decreti. Dall’altra, noto che molti sembra stiano assumendo un comportamento “attendista”, aspettando di ricevere la “pappa scodellata” prima di fare qualsiasi mossa, pronti a criticare in caso di ritardi o intoppi.

    Cosi, non andiamo avanti.

    Mentre le grandi aziende si organizzano, vedo molte piccole aziende, specialmente in ambito dei servizi, che non hanno ancora impostato un “protocollo Covid”, generando incertezza e timore da parte dei consumatori.

    Il rischio è di perdere il treno (l’unico?) della ripartenza. Un atteggiamento attendista e negligente non sarà tollerato.

    Alberto

    • Tiziana Tirelli ha detto:

      L’atteggiamento attendista e negligente della politica ha causato pericolose fughe in avanti di alcune regioni che si trovano a dover dare risposte concrete alla comunità ospitata ed alla comunità ospitante che hanno pari diritti e doveri in termini di sicurezza sanitaria in uno scenario post covid19

  • Antonio ha detto:

    Cara Tiziana,
    ma è possibile che nessuno ha il coraggio di riconoscere che Turismo (nell’accezione attuale) e distanziamento sociale o protocolli di sicurezza sono un ossimoro?
    Quella pistola il suo colpo lo ha già sparato….

    • Tiziana Tirelli ha detto:

      Nessuno ha il coraggio di dirlo perché sarebbe la morte sicura per un intero comparto economico che ha dato lustro all’Italia ma sono certa che se anche qualcuno lo dicesse non sarebbe ascoltato poiché le riaperture imminenti servono alla politica ed all’economia. Il tutto sino al primo caso di covid in hotel che obbligherà non solo la struttura a chiudere ma probabilmente una intera destinazione vista la mobilità dei turisti sul territorio. I costi di immagine e di riapertura saranno sicuramente più alti di quelli relativi ad una apertura ritardata in questa anomala estate italiana.

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