Il turismo industriale nel nostro paese rappresenta un fenomeno relativamente recente, ma all’estero e più precisamente nel Regno Unito, già negli anni Cinquanta si iniziarono a recuperare i resti della rivoluzione industriale.
Lo slancio iniziale fu dettato dall’esigenza di ridar vita a edifici, e spesso interi quartieri, altrimenti destinati all’abbandono, ma molto presto si intuì l’alta potenzialità nel rendere un’immagine inedita del paese e far risaltare il legame fra territorio, produzione e cultura di appartenenza delle singole realtà coinvolte.
Inizialmente fu soprattutto un fenomeno locale, coinvolgendo unicamente i lavoratori che visitavano le fabbriche della loro zona per vedere come venivano prodotti i beni di consumo che utilizzavano quotidianamente. Con il tempo, però, il turismo industriale si è esteso anche a livello internazionale, divenendo una forma di turismo in forte espansione in tutto il mondo, con particolari picchi di interesse per la produzione di beni di lusso o di particolare interesse.
Una specializzazione dell’archeologia moderna in grado di rappresentare una fonte di reddito per le comunità locali e contribuire a promuoverne l’identità culturale e il senso di appartenenza, oltre a offrire ai turisti un’esperienza di viaggio unica e immersiva.
Il turismo industriale in Italia
Nel nostro paese, tra gli anni ‘90 e oggi, sono stati aperti decine di musei d’impresa. Nel 1997 è nata l’AIPAI, l’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale, unica attiva a livello nazionale, e nel 2001 si è costituita l’associazione Museimpresa, che oggi conta oltre novanta tra musei e archivi digitali delle aziende italiane.
Strutture brillantemente riconvertite o create ex novo per raccontare la storia e la cultura di vere e proprie dinastie imprenditoriali, come Olivetti, Pirelli, Lavazza, Ferrari o Barilla e altre che ruotano intorno a marchi famosi come Piaggio, Alfa Romeo e Richard Ginori.
E poi ancora manifatture, poli metallurgici, centrali idroelettriche o cantieri navali, luoghi capaci di raccontare le diverse realtà locali e la nostra storia attraverso quella industriale.
Analisi del turismo industriale in Italia
Per la prima “Conferenza Internazionale sul Turismo industriale” organizzata il 2 dicembre scorso a Ivrea da Federturismo Confindustria e Confindustria Canavese, The Data Appeal Company ha analizzato i musei d’impresa che fanno capo al Ministero della Cultura e al circuito Museimpresa.
Da anni continuiamo a ripetere che una destinazione di successo si configura come il punto di equilibrio virtuoso tra cittadini residenti e cittadini temporanei (i “turisti”) e che lo stesso equilibrio va raggiunto tra l’immaginario esperienziale atteso dai visitatori e l’identità culturale effettiva della destinazione stessa. Ecco, cosa c’è di più identitario di Olivetti per Ivrea o di FIAT per Torino? O di Ferrari per Maranello?
Da marzo a fine novembre 2022, periodo preso in analisi, si è registrata una prevalenza di turisti internazionali, con un 64% per i Museimpresa, particolarmente apprezzati dai turisti provenienti dal Regno Unito, paese che ha dato vita al turismo industriale già negli anni ‘50, e 58% per quelli a gestione MiC, apprezzati soprattutto dai visitatori tedeschi e statunitensi.
La stagionalità riflette quella del turismo tradizionale, con picchi durante i ponti primaverili e autunnali, crescita costante tra metà giugno e metà agosto e ottimi risultati tra fine agosto a tutto ottobre.
Sul podio dei musei più visitati troviamo il Museo Ferrari a Maranello, il Museo Lavazza a Torino e il Museo Ducati a Bologna, tutti simboli dello stile di vita italiano percepito e spesso idealizzato all’estero. Più che il museo stesso quindi il successo è sicuramente nel brand che racconta.
I musei con il sentiment più alto sono invece il Museo Piaggio a Pontedera, il Museo Nicolis a Villafranca di Verona e Casa Martini a Chiari.
Globalmente gli argomenti più discussi online, con un 96,5% di recensioni su Google e un 44,5% di post su Facebook seguiti da un 30,7% su Twitter, vertono su atmosfera, accoglienza, posizione, spazi museali e costi.
Analizzando il dato relativo ai musei della rete Museimpresa, con un sentiment generale del 89,5%, notiamo che i punti di forza sono posizione e atmosfera, con rispettivamente 96,3% e 89,2% di sentiment, mentre la nota dolente è rappresentata dai costi, con un 58,6%.
I musei dei MiC registrano invece un sentiment generale del 93,3%, in crescita del 1,3% rispetto al 2021, e anche in questo caso i punti di forza sono la posizione con il 93,7% e l’atmosfera con il 90,01%. Anche qui il sentiment più basso è quello relativo al prezzo, con un 70,6%.
La Conferenza Internazionale sul Turismo industriale di Ivrea
La prima edizione della della Conferenza Internazionale sul Turismo Industriale ha avuto luogo presso gli spazi di OFFICINA H a Ivrea, città ideale della rivoluzione industriale del Novecento, cuore della visione industriale moderna italiana del progetto olivettiano e dal 2018 sito Unesco, la cornice ideale dalla quale partire per un evento dedicato a questo specifico segmento dell’industria turistica.
Gli spazi, che in origine erano il cortile interno delle Officine Olivetti, hanno ospitato i lavori della giornata, sviluppati su tre panel:
- L’innovazione al servizio del turismo, a cui ho partecipato presentando un breve report;
- I patrimoni industriali e culturali;
- Gli esempi dal resto del mondo.
Qui il video integrale dell’evento, con l’analisi presentata e le relative riflessioni e conclusioni: