Della crisi dell’occupazione nel turismo, concatenatasi a quella dovuta alla pandemia, abbiamo già parlato più volte, affrontandola da diversi punti di vista e analizzandone peculiarità differenti.
Se è vero che si tratta di una problematica trasversale a tutto il settore, con un impatto su tutta la filiera, e comune a quasi tutti i paesi e continenti, è altrettanto vero che, come durante la pandemia, anche in questo caso stiamo tutti affrontando la stessa tempesta , ma su imbarcazioni alquanto distinte.
Il comparto ha strutture organizzative, economiche e sociali ben diverse da un paese all’altro, come diverse sono le normative a cui sottosta e i sistemi, anche scolastici, che lo approvigionano.
Crisi dell’occupazione nel turismo internazionale
In totale, il numero di posti vacanti in Europa nell’estate 2022 è stato stimato a 1,2 milioni e le stime per il 2023 non differiscono di molto. Tra i settori più colpiti c’è l’aviazione, con quasi un posto vacante su tre.
In Francia, dopo due anni di Covid, 100.000 lavoratori hanno lasciato i ranghi, secondo l’Union of Hotel Trades and Industries (Umih). Un dipendente su sei (275.000 persone) ha disertato in Germania; quattro su dieci in Italia e in Irlanda. In Spagna, secondo l’organizzazione dei datori di lavoro Hosteleria de Espana, nonostante la disoccupazione al 13,5% (il doppio della media dell’UE), 50.000 posti di lavoro non trovano occupazione, 40.000 in Portogallo.
Nel Regno Unito, secondo UKHospitality, mancano 164.000 lavoratori, i ristoranti hanno ridotto i menu, gli orari di apertura o chiudono del tutto determinati giorni, ma il governo finora si è opposto all’arrivo di lavoratori temporanei dall’estero.
Secondo il World Travel and Tourism Council l’unico modo per attirare più lavoratori e affrontare il problema è facilitare la mobilità dei lavoratori con una politica dei visti più favorevole, consentire il lavoro flessibile e da remoto (ovviamente non applicabile alla maggior parte dei mestieri della filiera), adottare soluzioni tecnologiche e tecnologie digitali e fornire formazione, programmi di aggiornamento e benefici per i dipendenti.
Concordo in parte con la proposta del World Travel and Tourism Council, ma mi chiedo cosa possa risolvere la maggiore mobilità dei lavoratori se poi a destinazione, nella maggior parte delle località turistiche internazionali, la carenza di alloggi da destinarsi al personale raggiunge criticità quasi maggiori rispetto a quella originaria.
Le iniziative in Francia
Qualche tempo fa ho avuto l’occasione di assistere ad alcuni panel organizzati durante la fiera IFTM a Parigi e tra questi ho ascoltato con particolare piacere l’intervento di Georges Rudas, ex CEO di Amadeus France, Presidente dell’IFT (Istituto francese del turismo), membro del Consiglio dei Chantiers de l’Atlantique e persona competente e appassionata.
Oltre a raccontare l’esperienza francese, ha fatto un piccolo focus sulle iniziative intraprese dal governo per cercare una soluzione coerente e il più efficace possibile, e si va da un’operazione congiunta con le scuole, a una campagna ad hoc attivata a settembre.
Si tratta di una campagna di comunicazione lanciata in tutta la Francia (continente e DROM) e omnicanale, per far conoscere a tutti la diversità dei posti di lavoro nel turismo. Un settore che recluta ogni anno diverse migliaia di persone e che offre molti piani di carriera.
E ancora in una delle tante versioni brevi diffuse negli ultimi mesi, anche in TV.