Già da luglio son partite le fanfare: la banda dei titoli annunciava per l’Italia un anno da record per il settore turistico. Bene. Anzi, molto bene.
È chiaro che siamo tutti contenti che sempre più persone decidano di trascorrere il proprio tempo libero nelle nostre città, note e meno note, sulle nostre coste, nei nostri territori meravigliosi.
Ed è altrettanto chiaro che siamo tutti contenti che i turisti che vengono nel nostro Paese, o gli stessi italiani che non si spostano all’estero, spendono i propri soldini durante questo tempo. Soldini che vanno a ristoratori, alberghi, esercizi commerciali di prossimità, musei, bar.
Ancora, è ovvio che siamo contenti quando tantissime persone nel mondo vengono in Italia e portano con sé un ricordo piacevole del nostro Paese, concorrendo al posizionamento dell’Italia nell’immaginario collettivo.
C’è tuttavia una riflessione che bisogna fare. Una riflessione semplice semplice: davvero il nostro Paese riesce a prendere il meglio dal turismo?
Probabilmente la risposta è no. E di certo non per colpa del turismo di massa, senza il quale è chiaro non ci sarebbero quei record che proprio chi è contro il turismo di massa celebra senza alcun tipo di coerenza intellettuale.
Il problema, se vogliamo, è che il turismo, con tutti i suoi risvolti anche economici, dovrebbe abilitare uno sviluppo territoriale complessivo, ma di fatto abilita soltanto uno sviluppo territoriale turistico.
Non si parla, dunque, del cosiddetto fenomeno del tourism leakage, che riguarda quei flussi di denaro spesi dai turisti che tuttavia non vengono intercettati dalle comunità locali ma vengono trasferiti a grandi player internazionali.
Si parla piuttosto di una visione integrata di sviluppo, utile a consentire non soltanto la nascita di nuovi alberghi, ma anche di nuove industrie (di servizio o di prodotto).
Nel generale disegno dei flussi economici provenienti dal turismo, quanti di questi vengono effettivamente utilizzati per sostenere degli investimenti in grado di migliorare lo sviluppo urbano nel suo complesso? E non si tratta soltanto di strade, ma di servizi integrativi alle scuole, di biblioteche pubbliche rionali, di servizi integrativi per il teatro, di scuole di mestieri tradizionali, di scuole per start-up tecnologiche.
Quanti progetti, ad oggi, sono stati realizzati congiuntamente da settore pubblico e settore privato per incrementare il livello di qualità della vita dei cittadini durante tutto l’anno?
Quello che risulta piuttosto difficile da cogliere, è che i flussi turistici devono generare opportunità di sviluppo anche in altre filiere che non siano turistiche, altrimenti ci svuotiamo di competenze, di conoscenze, di talenti. Diventiamo un bel ristorante a cielo aperto dalle Alpi a Pachino.
Il resort-hotel del mondo.
Ma vi è mai capitato di vedere quanto è triste un resort-hotel d’inverno?