Tobler sta al turismo, come Einstein sta alla fisica. Eppure, nessuno lo conosce. A Tobler, geografo e cartografo nato da genitori svizzeri negli Usa, si attribuisce la prima legge della geografia ‘Everything is related to everything else, but near things are more related than distant things‘. Questa legge ha profonde implicazioni in molti ambiti.
Ad esempio, la Commissione Europea usa una serie di parametri per valutare la competitività delle regioni. Uno di questi, misura le condizioni di partenza. Tra queste, una delle più rilevanti è la posizione geografica dal punto di vista economico (market size). Essere vicini o meno a mercati (luoghi) dove risiedono (tante) persone con un sostanzioso reddito disponibile conta. Eccome se conta.
Questa mappa ci fornisce una buona approssimazione delle condizioni di partenza del turismo. In via di principio (quindi ci sono eccezioni), i turisti preferiscono andare in posti più vicini perché è più facile e meno costoso arrivarci. Questo comportamento è una manifestazione della legge di Tobler. In una ricerca del 2008, Bob McKercher e colleghi mostrano che la maggior parte dei viaggi internazionali avviene verso paesi entro 1.000 chilometri dal mercato di origine, con destinazioni lontane che faticano ad attrarre una quota di partenze superiore all’1% o al 2%. Una mia analisi su dati Eurostat evidenzia che il 91% dei pernottamenti nelle strutture ricettive dei Paesi UE è effettuato dai turisti provenienti dal continente europeo.
Prendiamo in considerazione alcune aree del mediterraneo che hanno simili condizioni di partenza geografiche: le isole Canarie e il Sur (sud) per la Spagna, il Mezzogiorno per l’Italia, Grecia e Croazia. A quanto ammontano i pernottamenti dei turisti internazionali in queste regioni?
pernottamenti dei turisti internazionali nelle strutture ricettive ufficiali (elaborazioni su dati Eurostat riferiti al 2019) |
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Grecia |
più di 100 milioni |
Croazia |
circa 85 milioni |
Isole Canarie |
circa 84 milioni |
Sud della Spagna |
circa 41 milioni |
Mezzogiorno |
circa 18 milioni |
Ora poniamoci due domande (retoriche) che hanno una stessa risposta:
- Quale forma di turismo è prevalente nelle aree del mediterraneo menzionate nella tabella?
- Quale è la tipologia di vacanza (di almeno 5 giorni) per i turisti che risiedono nel centro e nord Europa e decidono di andare nel mediterraneo?
La risposta, come avrete subito intuito, è il turismo balneare, segmento turistico di gran lunga più importante anche in Andalusia, regione che conta ben cinque siti Unesco.
La scarsa competitività del turismo balneare del Sud Italia è il motivo per il quale il bel Paese non ha il primato dei flussi turistici in Europa, a prescindere dell’indicatore che si utilizzi (spesa dei turisti, pernottamenti, teste, viaggi, ecc.). Al Sud mancano almeno un paio di centinaia di grandi resort, tipologia di struttura essenziale per competere su questo segmento di mercato e avere connessioni aeree stabili con i mercati di origine dei flussi turistici. Purtroppo, gli investimenti esteri nel settore, essenziali per un vero cambio di passo, languono nel Mezzogiorno. Le indecisioni e la timidezza mostrata finora nel regolare la questione delle concessioni balneari non aiuta in questo senso.
Quindi, i piani del turismo di qualsiasi Governo o fazione che si pongono l’obiettivo del primato del turismo italiano nei mercati internazionali dovrebbero porsi due domande. Una, molto presente, come continuare a mantenere la leadership nel segmento urbano-culturale senza che le nostre città scoppino. L’altra, ancora più importante e mai presente è come attrarre davvero gli investitori internazionali (seri) nel Sud Italia.