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I dati del turismo italiano da record, tra metodo e fettine di torta, perché la domanda sorge spontanea: ma davvero il 2023 è stato l’anno dei record del turismo italiano? Due motivi per dubitarne. Uno di metodo. L’altro di prospettiva.

Questioni di metodo

Uno degli indicatori più diffusi per stimare la “salute” del settore turistico è il numero dei pernottamenti effettuato dai turisti in visita nel nostro Paese. Dove, con turisti, intendiamo chi trascorre una notte fuori dal suo domicilio abituale, a prescindere dal motivo.

L’indicatore pernottamenti è stimato in due modi diversi. Il primo è attraverso indagini campionarie, cioè si chiede ai turisti, tra le altre cose, quanto e in che tipo di struttura ricettiva hanno soggiornato. L’altro dato è censuario, nel senso che chi gestisce una qualsiasi forma di alloggio ufficialmente riconosciuta ha l’obbligo di comunicare – con modalità codificate da un insieme di norme comunitarie, nazionali e regionali – numero di ospiti, notti di permanenza e provenienza geografica. A queste modalità, se ne aggiunge una terza, perché i gestori delle strutture ricettive sono obbligati a riferire alla Polizia le generalità delle persone alloggiate.

I dati delle indagini campionarie, considerato il rigore metodologico con cui vengono condotte le rilevazioni, sono molto affidabili. Tuttavia, hanno i limiti di tutte le indagini: la memoria probabilistica di chi risponde. I dati censuari hanno meno copertura e una affidabilità variabile. Meno copertura significa che il censimento riguarda gli alloggi riconosciuti ufficialmente. Come sappiamo, molti alloggi in affitto sfuggono ancora a questa “certificazione”. L’affidabilità dipende dalla solerzia dei gestori a rilevare e comunicare i dati in modo completo agli uffici statistici regionali. Questa “solerzia” dipende, a sua volta, dai sistemi di rilevazione digitali introdotti dagli stessi uffici statistici.

Il confronto tra il dato sui pernottamenti da indagine, in gergo anche notti, e da rilevazione censuaria, presenze, assumendo che il primo abbia una maggiore copertura, è un buon metodo per stimare il cosiddetto sommerso, cioè i pernottamenti che per vari motivi che ho descritto prima sfuggono alle rilevazioni ufficiali (per prassi, quelle censuarie).

La tabella sotto riporta i pernottamenti, dei turisti italiani e stranieri in Italia, calcolati con i due metodi e riportati dalle tre fonti che li trattano. Le notti sono una elaborazione ulteriore di DMI perché considerano solo i pernottamenti presso strutture commerciali ed escludono, quindi, quelle presso parenti e amici, seconde case di proprietà o multiproprietà.

Cosa notate di strano?

I dati del turismo italiano da record, tra metodo e fettine di torta

Nel 2023 la stima del sommerso, di solito in un range del 20-30% cala negli ultimi due anni fino a diventare nulla, per i turisti italiani, nel 2023. Anzi, per essere precisi, L’Istat, nel comunicato congiunto con il Ministero del Turismo, stima un numero di presenze (dato censuario) maggiore a quello delle notti. I dati (provvisori) comunicati da Istat ieri assumono una crescita dei pernottamenti del mercato domestico rispetto al 2022 (+1,8%). La stessa Istat qualche mese fa aveva rilasciato dati (provvisori) dove stimava una flessione dei turisti italiani in Italia (circa -7%). Al netto delle differenze di metodi di rilevazione delle due fonti, c’è una bella differenza.

Prospettiva

I pernottamenti, qualunque sia il modo di calcolarli, non si creano da nulla ma dipendono da una serie di condizioni socioeconomiche. È incredibile come nonostante il gran parlare di dati e di data-driven fatichi a trovare spazio nei report ufficiali e nei commenti agli stessi report, un confronto per quote di mercato.

Il mercato domestico è da sempre in aggregato e per la gran parte delle destinazioni italiane il principale. Tuttavia, si tratta di un mercato in declino. Se le stime Istat (Indagine Viaggi e Vacanze) saranno confermate, nel 2023 il mercato domestico ha generato la metà dei pernottamenti del 2008. Cioè, il mercato potenziale si è di fatto dimezzato. Per questo motivo, molti operatori hanno da tempo investito per essere appetibili sui mercati internazionali. E si può dire con successo, tuttavia non quello che si tende a celebrare sui giornali. Anche in questo caso, se le stime Eurostat per il 2023 sono corrette, le presenze di turisti internazionali in Europa sono state circa 141 milioni in più rispetto a quelle del 2019. Chi ha avrebbe preso le fette più grandi di questo incremento? In ordine: Olanda (7,6 milioni), Portogallo (5,3 milioni), Spagna (3,4 milioni), Grecia e Italia (2 milioni), Francia (500 mila).

Insomma, aspettando i dati definitivi, due fatti mi sembrano chiari. Sul mercato interno, come dico da tempo, o il Paese cresce o avremo sempre meno turisti italiani. Sul fronte internazionale, sarà stato record, ma in una torta che diventa più grande, ci è toccata una fetta più piccola. Ma, premio di consolazione, sempre più grande di quella toccata alla Francia

Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

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