Ma la Francia ha davvero il doppio dei turisti dell’Italia?
Frank è un manager italo-americano che gestisce alcuni hotel tra Usa, Spagna e Portogallo. Per questa ragione viaggia spesso tra USA ed Europa. Nel 2023 è stato 3 volte in Italia per motivi di lavoro e una volta con la sua famiglia (moglie e due figlie). Per l’esattezza, i suoi impegni professionali l’hanno portato una volta a Milano, Roma, Firenze, Napoli, Palermo e Cagliari. In ognuna di queste città ha soggiornato per due notti in Hotel. In due dei suoi viaggi di lavoro, ha affittato un’auto in Italia per andare poi in Spagna e Portogallo. In entrambi i casi si è fermato una notte per riposare in Francia. La vacanza invece l’ha trascorsa tra Puglia (5 notti in hotel), Calabria (6 pernottamenti presso una bella villa di proprietà dei suoi parenti) e Roma (una notte in B&B).
Come si traducono i soggiorni italiani di Frank (e famiglia) nei dati delle statistiche del turismo? Quanto segue sorprenderà chi non ha familiarità con questi aspetti molto tecnici.
La prima cosa da sapere è che ci sono due fonti statistiche ufficiali per il turismo internazionale in Italia. Ci sarebbe una terza, ma i dati non sono resi disponibili: si tratta delle “Schedine Alloggiati”, previste dalle norme sulla pubblica sicurezza. Gli esercenti delle strutture ricettive hanno l’obbligo della comunicazione giornaliera all’autorità di Pubblica Sicurezza dell’arrivo delle persone alloggiate.
La prima fonte è l’indagine sul turismo internazionale, basata su (circa 10.000) interviste e conteggi mensili di viaggiatori residenti e non residenti in transito alle frontiere italiane. Si tratta di una corposa indagine (più di 120.000 interviste totali) – coordinata dalla Banca d’Italia e realizzata dai più importanti istituti di ricerche e sondaggi italiani – che contribuisce alla compilazione del conto dei servizi della bilancia dei pagamenti dell’Italia, in linea con le convenzioni metodologiche previste dal sesto manuale del Fondo Monetario Internazionale.
La seconda fonte è una vera e propria rilevazione censuaria: il “Movimento dei clienti negli esercizi ricettivi” dell’Istat, la cui unità di rilevazione sono gli oltre 200.000 esercizi ricettivi ubicati nel territorio nazionale, ripartiti tra esercizi alberghieri e esercizi extra-alberghieri, classificati per categoria e tipo di struttura in conformità alla normativa nazionale e alle diverse normative regionali. Ai fini dell’indagine, l’Istat si avvale degli Uffici di statistica delle Regioni e delle Province Autonome, in qualità di organi intermedi.
Fatta questa premessa, traduco nella seguente tabella in dati statistici i soggiorni di Frank in Italia per ognuna delle due fonti.
Senso comune |
Etichetta ufficiale |
Dati |
||
Indagine Banca d’Italia |
Istat |
Indagine Banca d’Italia |
Istat |
|
Turisti |
Non previsto |
Non previsto |
||
Viaggi |
Viaggiatori |
Non previsto |
7 |
|
Pernottamenti |
Notti |
Presenze |
60 |
36 |
Registrazioni |
Non previsto |
Arrivi |
14 |
Come commentare questi dati?
- Come forse avrete intuito, non esiste una statistica ufficiale sul numero di turisti internazionali in Italia. Nel nostro micro-esempio, il valore dovrebbe essere 4, cioè Frank, più moglie e due figlie. Ma così non è. Quando sui giornali o sulle stesse tavole statistiche di Banca d’Italia leggete “turisti”, sappiate che in realtà l’unità che si sta misurando sono i “passaggi” alla frontiera o il concetto di “viaggi”. L’indagine sul turismo internazionale rileva – attraverso un campione – quanti viaggi internazionali si fanno nel nostro Paese. Tuttavia, dato che il numero di persone che torna nello stesso anno è piuttosto esiguo, si considera come buona la sovrapposizione tra viaggi e viaggiatori. In termini generali, soprattutto nei Paesi, come l’Italia, dove c’è una buona percentuale di viaggi business, studio ed expat (italiani che vivono all’estero), il numero di turisti internazionali effettivo è minore di quello riportato (numero dei viaggi). Per essere ancora più precisi, i viaggi che comportano almeno un pernottamento vengono tradotti in “turisti”, quelli che non lo comportano in “escursionisti”.
- Nelle statistiche di confronto internazionale, soprattutto quelle dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), il dato dei viaggi è riportato come “arrivals”. Anche in questo caso, soprattutto per Paesi come Francia, Regno Unito e Germania, vale quanto detto prima sull’Italia. Il numero di turisti internazionali effettivi è leggermente inferiore.
- La differenza tra i numeri di pernottamenti effettivi (rilevati in teoria in modo corretto dall’indagine campionaria) e quelli nelle strutture ricettive (presenze), si deve al fatto che queste ultime si riferiscono alle sole soluzioni di alloggio a pagamento ufficiali e, aggiungo, che hanno cura di comunicare i dati agli uffici competenti. Non sempre è così. I pernottamenti presso parenti e amici, come anche presso strutture non ufficiali o poco solerti nel comunicare i dati sfuggono alla rilevazione di carattere censuario.
- Gli arrivi, quando riferiti alle rilevazioni censuarie, sono di fatto le registrazioni, cioè il numero di persone per il numero di strutture ricettive ufficiali dove si è alloggiato. Frank ha effettuato sei registrazioni nei suoi viaggi di lavoro, mentre sono 8 quelle fatte con la famiglia. Per questo motivo gli arrivi, nell’accezione di registrazioni, quando misurati su scala extra-comunale, sono una misura che può portare a fraintendimenti. Ad esempio, la permanenza media stimata come presenze/arrivi su scala nazionale, spesso utilizzata come cartina tornasole del mordi e fuggi è una macroscopica illusione statistica. Ne ho parlato qui. Paesi come l’Italia e la Francia, dove ci sono molti viaggi internazionali multi-destinazione tendono ad avere un numero elevato di registrazioni (arrivi) perché le stesse persone dormono in diverse strutture ricettive.
- Non vi sarà sfuggito anche che contiamo come “turistici” anche gli eventi lavorativi e di affari. Le statistiche non fanno alcuna differenza, anche se i dati disaggregati – disponibili nei per molti Paesi – consentono di capire quanti movimenti sono lavorativi e quanti davvero leisure. Non ci preoccupate, ci si sta muovendo per misurare i fenomeni del bleisure e del nomadismo.
La stessa prassi è adottata, più o meno, negli altri paesi Europei. Non vi sarà sfuggito che Frank ha dormito due volte in Francia nei suoi trasferimenti verso la Spagna e il Portogallo. Questi due pernottamenti “contano” nelle statistiche francesi come due “arrival”, nella definizione internazionale delle statiche UNWTO vengono equiparati a due turisti. Una stima prudente di alcuni funzionari francesi del Dipartimento del turismo calcolava che questi “passaggi” di una notta dalla Francia pesano tra il 15 e il 20% degli arrivi (da intendersi come viaggi e non come registrazioni). Si tratta, tuttavia, di persone che si fermano, dormono e quindi consumano in Francia. Secondo l’organizzazione mondiale del turismo nel 2023 ci sono stati circa 100 milioni di international arrivals in Francia contro i circa 58 rilevati in Italia. Ora sapete che non sono 100 milioni di turisti, ma 100 milioni di passaggi alle frontiere o, se volete, 100 milioni di visite.
Torniamo alla domanda del titolo, sono davvero il doppo dell’Italia? A voi la risposta.
Qual è il punto?
I dati possono raccontare tante cose. Ma per capire le storie, vanno contestualizzati. Questo significa farsi delle domande. Cosa si intende misurare e valutare? Il dato fornisce – in base a come è rilevato e calcolato – una risposta soddisfacente. Quali sono i pregi e limiti? Davvero troppo per i tempi di uno scroll in un feed di notizie.