Prendo spunto dai risultati del sondaggio organizzato da Trivago, Apt Maremma Toscana e Bto Educational per proseguire con la polemica relativa a quello che ormai ho definito l’offertificio. Per l’analisi dei dati relativi alla propensione Eco dei frequentatori di Trivago vi rimando al blog di bandiera Trivagando in questo post.
Con alcuni post dal titolo un altro strepitoso metodo per ridurre il ricavo medio segnalo tutte quelle operazioni di marketing spinto che stanno abituando i viaggiatori a destreggiarsi tra offerte più o meno sotto costo, privilegiando la cultura del prezzo più basso possibile a quella del viaggio esperienziale, del controllo della brand reputation e, scusate se insisto del rispetto di chi lavora. La serie è proseguita con Post a una Professoressa [ovvero del ma quale brand reputation, è solo questione di prezzo] che risulta essere uno dei post più letti del blog. Ci sarà un perché?
Il percorso è lungo e tortuoso tra offerte, coupon, revenue, yeld, overcommission, top secret. Sono tutti elementi che a mio avviso dopano un mercato già provato nel fisico e nello spirito. Ci si dimentica che anche i dipendenti alberghieri alla fine saranno consumatori. Ma i dipendenti negli hotel diminuiscono e mi piacerebbe vedere anche come è evoluto o meno lo stipendio medio e il potere d’acquisto di coloro che negli hotel sono rimasti a lavorare.
Mi piacerebbe fosse vero che brand reputation, eco sostenibilità, serietà della gestione e ottimo servizio potessero in qualche modo aiutare gli operatori ad ottenere un congruo ricavo. Mi si dice che nel mercato attuale ciò è utopico: esisteranno solo prezzi bassissimi o altissimi. Io li vedo però sempre più bassi però, più che bassi sotto costo.
Ma torniamo ai risultati del sondaggio col quale ho aperto il post. Guardate questa tabella riepilogativa elaborata da BTO Educational e messa a disposizione di Officina da Roberta Milano che ringrazio:
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Mi pare emblematico il fatto che una scelta eco di una struttura sia poco premiata (seppur più rispettata che negli anni passati) infatti, a dimostrazione che la mia tesi che l’unica cosa che conta è il prezzo, è dimostrata dai dati: per una percentuale tra il 14 e il 31 per cento il prezzo è palesemente più rilevante, una grande percentuale lo rapporta a una scelta di business quindi quasi a un elemento finalizzato a rivalutare il prezzo, e siamo allo stesso punto. A tanti altri non interessa, il che significa che anche per questi l’Eco sostenibilità è praticamente irrilevante. Insomma anche in questo caso ribadisco la mia frase tormentone: l’unica cosa che conta è il prezzo. E non potete immaginare quanto questa cosa mi faccia male.