I viaggiatori del turismo moderno cercano su internet, cercano hotel, percorsi, strade, aerei. Cercano tariffe, comparano soggiorni, pesano reputazione, agiscono di filtri e snocciolano ranking, altro che poesia. La marginalità delle aziende che operano nel turismo va convergendo verso le piattaforme che offrono tali servizi e per vincere la partita abbiamo bisogno di infrastrutture online e offline.
Che le tariffe alberghiere, in particolare in America siano tornate sopra i livelli pre crisi non è una novità, il grafico dimostra però che la marginalità si è di molto deteriorata.
Marginalità che possiamo comprendere dove si sia spostata negli ultimi anni, se osserviamo l’andamento delle quotazioni del titolo Priceline (Società che controlla il 100% di Booking.com).
Ieri il Wall Street Journal ha pubblicato un interessante articolo su Google e il turismo. Big G, seppur lentamente (vedi il difficile caso ITA Software), ha iniziato a fare il suo “Check In” nel turismo. Una situazione particolare se si considera che Google è già il maggiore intermediario mondiale: si accaparra buona parte di quella marginalità che Priceline e altri sono costretti a “pagare” per la visibilità. Pensavo che Google si guardasse bene dal fare concorrenza ai migliori clienti ma pare che, con l’accordo recente con Room 77, Google abbia compiuto un altro passo verso la commercializzazione – o iperintermediazione – dei prodotti turistici.
Sulle interessanti qualità di Room 77 pubblicai un post qualche tempo fa – di recente Expedia ha acquisito una parte del capitale – il sito offre un simpatico concierge service molto ben strutturato.
Ma è possibile che tutte le più grandi operazioni finanziarie e le strategie dei grandi gruppi passino per internet, i viaggi e il turismo?
E’ ovvio che la competitività turistica di uno stato/destinazione si gioca sull’efficienza delle infrastrutture online e offline. In entrambe i casi l’Italia appare, per dirla alla Franceschini, nella preistoria. L’aver perso quella marginalità nei bilanci delle aziende significa anche per lo Stato una perdita secca in imposte e tasse, posti di lavoro e possibilità di investimento.
Quel 20% (forse anche di più) che se ne va in commissioni, le tariffe pressate dai comparatori e dai siti che rendono efficiente il mercato, la scarsa capacità nella gestione delle politiche tariffarie da parte degli operatori e situazioni oserei dire al limite della demenza, come quelle che ho visto proporre in Sardegna e nell’entroterra pisano (giusta indignazione dell’amico Cesare), rendono il nostro “sistema turismo” sempre più povero e incapace di reagire.
Abbiamo venduto la prima OTA del mondo – Venere.com – a due bucce, non siamo riusciti a produrre piattaforme di e-commerce decenti, sottovalutiamo ancora l’internet e ci balocchiamo con tecniche di promozione a dir poco goliardiche.
Eppure ci sono persone che molto lucidamente e da tempo segnalano indirizzi, comportamenti e tecniche idonee per rimediare a questo stato di cose. Gli ultimi che ho letto e che spero vengano presi in considerazione da chi ha in mano le sorti del paese (leggi Ministro Franceschini) sono, in ordine di apparizione, il prof. Rodolfo Baggio che proprio su Officina Turistica scrisse Turismo online: che fare?, un discorso che continua per linee dirette con Edoardo Colombo che, alla ricerca della marginalità perduta di cui sopra, di recente su Nòva ha pubblicato Dati standard per liberare valore, un lucido e importante riassunto dello stato dell’arte del settore e di ciò che sarebbe necessario fare; ultimo in ordine di tempo il provocatorio, nel titolo, ma risolutivo, nei contenuti, Turismo: cambiamo tutto! di Antonio Preiti.
Credo che in questi tre scritti vi siano tutte quelle visioni e soluzioni necessarie per rimettere in piedi le cose con un importante equilibrio tra online e offline, oltre alla grande consapevolezza che il turismo ha bisogno di infrastrutture: quelle offline che consentano la fruizione dei territori e quelle online che consentano la distribuzione dei prodotti turistici. Le destinazioni, di solito, le aprivano i Tour Operator da Thomas Cook con i treni, fino agli aerei, compreso Richard Branson con la Virgin Galactic.
Grazie alla presenza di infrastrutture importanti, in rete e fuori, potranno avere un senso percorsi virtuosi per il lancio, la promozione e il racconto dei territori e delle persone, come hanno fatto ultimamente British Airways e Visit Australia con la campagna Australia has everything, except you. (Prodotto, racconto, destinazione, compagnia aerea, booking on line).
Ringrazio Rodolfo Baggio, Edoardo Colombo e Antonio Preiti per quello che vanno dicendo perché, purtroppo o per fortuna, i miei clienti da sempre hanno bisogno di vendere le camere, tante camere. Possibilmente continuando a guadagnarci.
P.S. Mentre Branson va sulla luna un turista straniero che vuol venire in Italia con la sua auto o con quella noleggiata in aeroporto trova così il sito Autostrade