Skip to main content
Reading Time: 6 min

Destagionalizzare è statistica. Allungare la stagione è turismo

Destagionalizzare è uno dei termini più utilizzati nei discorsi e nei documenti di politiche pubbliche sul turismo. Provate a digitare la parola su Google e vedete cosa viene fuori. Non c’è piano, programma, convegno che non indichi la destagionalizzazione come obiettivo strategico. Peccato che il termine – nonostante il suo uso pervasivo – non sia stato ancora riconosciuto dai dizionari di italiano. Al momento, l’unica definizione ufficiale rimane quella che gli statistici e gli economisti conoscono bene. Destagionalizzare vuol dire eliminare le varazioni accidentali e ricorrenti in una serie temporale di lungo periodo (di Samantha Leorato – Dizionario di economia e finanza 2012).

Forse sarebbe meglio seguire il dizionario e arrendersi una volta per tutte e abbandonare l’uso del termine destagionalizzare? Le parole hanno un significato. Per questo motivo ho scritto una serie di post dove argomenterò che il turismo è nei fatti un fenomeno prevalentemente stagionale. Tuttavia, ci sono due puntualizzazioni da fare. I viaggi nei periodi non prettamente stagionali sono aumentati. La maggior parte di questo flusso si dirige verso le grandi città. Per questo motivo in questo tipo di destinazioni, che ospitano anche uomini di affari e congressisti,  la stagionalità è meno evidente. Per le altre destinazioni ci sono le stagioni, quando va bene. Pertanto, l’unica ambizione possibile – a patto di investire, e non poco – è allungare la stagione o le stagioni piuttosto che destagionalizzare. In questo primo post parliamo di quando si va in vacanza.

Quando vanno in vacanza i turisti europei

Eurostat cura alcune pagine web divulgative dove presenta i dati che solitamente diffonde. Una di queste ha come tema la stagionalità della domanda turistica. Navigando per queste pagine si apprendono cose molto interessanti. Ad esempio, il 42% dei viaggi dei turisti europei è concentrato nel periodo giugno-settembre. Considerato che nello stesso periodo il tipo prevalente di vacanza è quella lunga (superiore alle 4 notti), il 50% dei pernottamenti avviene nei 4 mesi estivi. Ovviamente, questo dato non è omogeneo tra i paesi europei. Nella tabella qui sotto potete farvi una idea. (1)

La tabella fornisce almeno due indicazioni. La prima è che il nostro primo mercato geografico, quello domestico,  è molto stagionale. Il 63% dei pernottamenti dei turisti italiani è effettuato in estate.  La seconda è che tra i paesi europei le cui dimensioni di mercato sono rilevanti (più di 250 mila pernottamenti), solo Germania, Regno Unito e Svezia hanno una distribuzione meno stagionalizzata della media europea. Purtroppo non abbiamo dati così dettagliati e omogenei sui comportamenti di vacanza dei turisti extra-europei. Tuttavia, si può ragionevolmente stimare che il 40% dei pernottamenti dei turisti extra-europei avvenga comunque tra giungo e settembre. (2)

Destagionalizzare con i fine settimana? I week end non sono stagionali, ma non gonfiano i bilanci

Un’altro dato molto interessante – che riguarda i turisti europei – è che i viaggi brevi (da 1 a tre pernottamenti) si fanno in egual misura tutto l’anno. I week-end, per intendersi, non sono un fenomeno stagionale.

Peccato però che per ogni pernottamento per viaggio breve, se ne registrano quattro dei viaggi lunghi. Per comprendere, il diverso impatto, soprattutto economico, delle due tipologie di viaggio, è utile guardare ai dati del mercato tedesco. Nel 2018 si contano circa 70 milioni di vacanze (viaggi la cui durata è almeno di 5 giorni) e 88 milioni di vacanze brevi (viaggi che durano da 2 a 4 giorni). Tuttavia, nelle vacanze lunghe i tedeschi spendono 71,2 miliardi di euro, mentre in quelle brevi solo 23,6 miliardi.  Insomma, non bastano i week-end  presenti tutto l’anno a riempire le strade delle destinazioni e a gonfiare i fatturati delle imprese turistiche. (3)

Il mercato turistico potenziale fuori stagione

Per comprendere nella prospettiva italiana il potenziale di mercato fuori dalla stagione estiva ho preparato alcuni numeri e tabelle. Partiamo con il mercato domestico. I pernottamenti dei turisti italiani in Italia per week end (da uno a tre notti) al di fuori dei mesi estivi sono stati nel 2018 circa 40 milioni (di questi circa la metà nelle seconde case o per visita a partenti e amici ), mentre per le vacanze (più di 4 notti) sono stati  circa 77 milioni (di questi circa un terzo in seconde case o per visita a parenti e amici). Nelle tabelle sotto trovate i dati per i principali paesi europei in termini di dimensione di mercato fuori stagione. I dati sono relativi al 2017. Nel leggere i dati considerate che – per quanto concerne i week-end, la maggior parte dei viaggi si svolge verso località situate in paesi confinanti.

 

destagionalizzare

La stagionalità negli ultimi 20 anni

Infine, un ultimo dato interessante è la prospettiva storica. Purtroppo, non sono disponibili dati uniformi su tutti i paesi europei per fare un’analisi di almeno 20 anni. Tuttavia, abbiamo dei dati frammentati per alcuni paesi.  Il numero dei viaggi fuori stagione è sicuramente aumentato. Una mia stima – che vi invito a prendere con beneficio di inventario – è che i pernottamenti siano aumentati dell’80%. L’incremento è solo in parte dovuto al cambiamento di abitudini.  Ad esempio, i pernottamenti dei turisti tedeschi nel primo trimestre dell’anno sono quasi raddoppiati rispetto a  20 anni fa, ma la ripartizione percentuale dei viaggi lungo le stagioni rimane sostanzialmente la stessa. Non si tratta quindi di un cambiamento di abitudini (che pure c’è, ma in forma limitata), piuttosto di un aumento del numero di persone che va in vacanza. Nel 1998 circa 48,5 milioni di tedeschi hanno effettuato un vacanza di almeno 5 giorni; oggi sono poco più di 55 milioni. Il numero medio di vacanze di questo tipo è rimasto all’incirca lo stesso (oggi è 1,27, mentre nel 1998 era 1,31).  Nello stesso periodo (1998-2018) è aumento anche il numero delle persone che effettuano vacanze brevi (da 2 a 4  giorni). Si è passati da 29 a più di 35 milioni di persone. Anche in questo caso, il numero di vacanze brevi per persona è rimasto stabile.

Destagionalizzare? Cosa dicono gli studiosi

Questi e altri dati sono stati a lungo analizzati dai ricercatori (accademici e non) al fine di comprendere quali sono le determinanti della stagionalità. I risultati sono abbastanza intuitivi. La stagionalità dei viaggi è meno accentuata nei paesi che hanno un calendario scolastico con vacanze più equamente distribuite durante l’anno (ad esempio la Germania), nei paesi che hanno livelli di reddito elevati, nei paesi più freddi e dove le giornate per lunghi periodi dell’anno durano poco. Insomma, vai in vacanza spesso sei hai i soldi, se hai tempo e se il posto dove stai non è proprio accogliente in quel momento.

Bottom line

Che indicazioni possono trarre le imprese e le istituzioni italiane da questa rassegna di dati? Esiste un mercato fuori dalla stagione estiva, ma è molto molto più piccolo. La geografia (la lontananza dei paesi del nord) e l’economia (se non cresce il reddito disponibile degli italiani, questi non vanno in vacanza fuori stagione) sono fattori strutturali con i quali non è facile fare i conti. Un dato semplifica questa evidenza. Nonostante i cambiamenti avvenuti in 20 anni e l’incremento generalizzato dei pernottamenti fuori stagione, la stagione estiva (giugno-settembre) che  nel 1998 pesava il 62% delle presenze turistiche, nel 2018 continuava a pesare tanto e cioè il 59%.

(1) I dati non si riferiscono alle presenze registrate nelle strutture ricettive ufficiali. Si tratta di dati che derivano da sondaggi trimestrali che vengono effettuati dagli uffici statistici nazionali di tutti i paesi europei seguendo una metodologia comune.

(2) Ho calcolato il dato partendo dalla distribuzione mensile dei passegggeri dei voli extra-europei. Ho ipotizzato che la maggior parte dei passeggeri di questi voli provengano dai paesi extra-europei e che la loro permanenza sia almeno di una settimana.

(3) La fonte dei dati è la sintesi presentata a ITB dell’edizione 2019 della Die Forschungsgemeinschaft Urlaub und Reisen e.V. (FUR)

Foto di Roy Clarke da Pixabay

Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

Leggi gli altri post di Antonio Pezzano

 
TwitterLinkedIn

Antonio Pezzano

Antonio Pezzano assiste enti pubblici e organizzazioni turistiche a disegnare e attuare politiche e progetti che creino valore economico. Il suo ruolo é fornire dati e fatti concreti a chi prende le decisioni. E’ stato per conto della Commissione Europea coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN.

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.