“La vita è adesso
nel vecchio albergo della terra
e ognuno in una stanza…”
Da alcuni giorni sto provando a scrivere un post che rimando per mancanza di tempo e coraggio. Ma ieri, il prof Buhalis ha scritto in modo molto efficace quello che mi frullava in testa. Lo scenario peggiore è diventato quello più probabile. Dobbiamo prepararci al fatto che finché non ci sarà un vaccino o cure efficaci per chi si ammala non sarà possibile fare turismo, almeno nel modo che fino ad ora abbiamo conosciuto. Nessuno sa quando avremo un vaccino. I più ottimisti parlano di almeno diciotto mesi. Anche se questa ipotesi si concretizzasse e fosse possibile vaccinare miliardi di persone in breve tempo, per il turismo il 2020 e il 2021 sarebbero in pratica due anni per gran parte compromessi.
Cominciamo con il turismo internazionale. UNWTO stima un -30% su scala globale. IATA stima – su dati certi sulle prenotazione a fine marzo – almeno un -46% (rispetto al 2019) del fatturato del traffico aereo europeo. Forse è anche ottimistico. Pensate ai seguenti fattori. Il modo asincrono in cui si é manifestato i virus nei paesi e le conseguenti restrizioni e quarantene incrociate. L’indebolimento della domanda in conseguenza della crisi. La probabile difficoltà di molte compagnie aeree a far volare i loro aerei; senza aiuti immediati nelle prossime settimane, alcune compagnie potrebbero essere tecnicamente fallite. Il grande punto interrogativo sui calendari delle vacanze scolastiche e sui piani ferie anche del prossimo anno.
Passiamo al turismo domestico. Molti osservatori sostengono che con l’estate dovremmo vedere un calo dei contagi grazie ai risultati dell’attuale lockdown e del clima caldo. È un’ipotesi. Quello che sappiamo con certezza è che in assenza di un sistema di controllo come quello sud coreano, difficilmente potremo tornare ad una vita che abbia le sembianze di quella normale. Sempre che nel frattempo saremo stati in grado di fermare tutti i focolai esistenti. Ed è proprio ai paesi asiatici che dobbiamo guardare per capire cosa potrebbe succedere. Ad Hong Kong, dopo aver appiattito la curva si è tornati alla quasi normalità, salvo poi richiudere quasi tutto per l’emergere di un nuovo focolaio.
È il momento, adesso, di unire le forze e sviluppare proposte concrete su come salvare una buona parte della capacità produttiva del settore.
In questo momento c’è da pensare a una sorta di assicurazione che consenta alle imprese turistiche – soprattutto nel settore ricettivo – di essere virtualmente aperte. Antonio Preiti ha fatto una proposta precisa che condivido. Fornire a fondo perduto il 10% del fatturato dell’anno 2018 (i bilanci del 2019 non ci sono ancora) a ogni azienda alberghiera secondo quanto emerge dai bilanci e documenti tributari. Questo fondo si aggiungerebbe alle misure già in atto. I dettagli possono essere limati e migliorati. Una cosa é certa: la liquidità serve nelle prossime settimane e la burocrazia per ottenerla deve essere davvero limitata. In tal senso un’altra proposta interessante è stata formulata dall’Associazione M&M – Minima Moralia. I dettagli potete leggerli qui. Si tratta di un prestito a tasso zero condizionato a garantire i livelli di occupazione pre Covid19. Le due proposte sono cumulabili come integrabili. Il punto è che per il settore ricettivo ci vuole liquidità immediata a zero burocrazia. E questo potrebbe non bastare. Molte micro imprese – che hanno sempre vissuto sul filo del rasoio – potrebbero comunque saltare.
Avremo tempo per pensare ad altre proposte per rilanciare il settore. Ma lasciatemi scrivere un pensiero di fondo. Arriviamo a questo punto con uno Stato con il fiato corto. La capacità del nostro bilancio pubblico è molto limitata. Come lo è per mentalità e modo di funzionamento la nostra pubblica amministrazione. Questi sono punti di debolezza anche per il nostro sistema turistico. Come tali incidono molto di più di altri primati inutili di cui ci vantiamo (ad esempio il Paese con più siti Unesco). Le ragioni di questo sono storiche e nulla hanno a che fare con i paesi nordici e con l’Europa. Le istituzioni europee stanno già facendo molto e altri meccanismi sono allo studio. Si può fare anche altro. Ma per favore risparmiatevi gli attacchi ai paesi da cui provengono molti dei nostri introiti turistici. Se poi avete tempo, invece di leggere superficialmente post nazionalisti sui social, informatevi e approfondite le vostre conoscenze di storia ed economia. Qui – per chi vuole – un ottimo punto di partenza.
P.S. Stiamo cercando di comprendere meglio le condizioni delle aziende italiane in questo particolare momento. Per questo ti chiedo di contribuire al sondaggio di Offiicina Turistica e magari a condividerlo ai tuoi contatti.