La proposta è che la nuova programmazione del turismo in Italia si rivolga a tre temi, connessi a tre azioni.
Una mattina mi son svegliato e ho trovato un invasor microscopico, subdolo e pericoloso, e quello che avevo ipotizzato per assurdo solo qualche mese prima, ovvero che cosa succederebbe se il turismo fosse vietato per legge, era realtà.
E quel settore, che per l’Italia rappresenta il 5,5% del PIL1 (arrivando al 13% considerando gli effetti indiretti e indotti)con 44 miliardi di valore aggiunto, un surplus che vale oltre 16 mld di euro2 – unica posta sempre in attivo nella storia della bilancia dei pagamenti – e che dà lavoro a oltre 3 milioni di occupati piombava nell’incubo della più grande crisi che abbia mai dovuto affrontare.
Certo non è solo affare italiano: tutte le 217 destinazioni monitorate dal UNWTO stanno imponendo restrizioni e ad oggi 141 destinazioni hanno i confini completamente chiusi al turismo internazionale3 . Gli scenari di previsione non sono incoraggianti: variano dal -60% al -80% per i flussi turistici 2020, con previsioni di recupero che parlano di 24-36 mesi, stime di 120 milioni di posti di lavoro a rischio e oltre 1.000 miliardi $ già persi4 .
Mal comune mezzo gaudio? Non direi. Se l’emergenza sanitaria causata da Covid-19 ha portato uno shock all’economia mondiale di dimensioni impressionanti con un -3% del PIL mondiale previsto nel 2020 e con un probabile raddoppio della disoccupazione nelle economie avanzate5 , le prime stime per il PIL italiano sono ancor più catastrofiche, oscillando tra 9% e -13%, (dal 1861, solo nel biennio 1944-45 si è fatto peggio) e con una disoccupazione che salirà di 9 punti percentuali6 .
Di fronte a uno scenario come questo, nelle settimane precedenti attraverso i webinar di SOS Destinations dedicati al turismo in Italia si è cercato innanzitutto di monitorare in tempo reale gli effetti per il nostro paese di questa situazione inedita, riuscendo anche a dare indicazioni pratiche per affrontare la contingenza.
Abbiamo scoperto che le destinazioni che già da tempo avevano strutturato una governance e costruito un’impalcatura che sorregga l’offerta di un territorio e una regia che ne delinei la vision comune, non solo erano già in grado di pianificare delle risposte adeguate, ma dalla crisi hanno tratto linfa per una migliore riconoscibilità interna ed esterna del proprio ruolo, chiave di successo già ampiamente dimostrata.
Abbiamo ascoltato le ragioni non solo degli albergatori, buttatisi a capofitto sul boomerang del “turismo di prossimità” per poi ricordarsi che il cliente italiano ha pretese, esigenze e capacità di spesa diverse dal caro vecchio turista straniero, ma anche degli altri operatori della lunga e complessa filiera del turismo in Italia, che all’allarme per uno stato di crisi hanno avanzato concrete proposte di una ripartenza che ancora purtroppo parla più di tagli che di ricavi.
Abbiamo esaminato a fondo i due principali prodotti turistici del nostro paese, città d’arte e mare, che stanno affrontando l’estate con andamenti molto diversificati. Le prime in grande sofferenza per il combinato disposto dell’assenza dei visitatori di lungo raggio – americani, asiatici, mediorientali – e della mancanza di fiducia di tutti gli altri, essendo state luogo di elezione del contagio di un virus che nasce e corre tra gli agglomerati urbani. Il secondo che regge meglio la crisi, sebbene i numeri parlino di flussi più che dimezzati – solo i tedeschi sembrano non averci voltato del tutto le spalle – di prezzi e tassi di occupazione da fine stagione e un occhio vigile su nuovi focolai sempre dietro l’angolo.
Vanno però trovate soluzioni che affrontino il problema della ripresa tenendo in considerazione i due fattori fondamentali: massa e digitalizzazione. Se è pressoché impossibile pensare che i numeri del turismo di massa ritornino in breve ai livelli passati, anche perché legati all’andamento della pandemia che continua la sua espansione a livello globale con oltre 16 milioni di contagi e 650 mila morti7, questo diventa il momento migliore per focalizzare gli sforzi per una più efficace gestione del fenomeno turistico che permetta di fronteggiare il contingente e lavorare per la competitività futura con una consapevolezza diversa, anche grazie all’innovazione degli strumenti digitali, diventati ancora più pervasivi in una quarantena fatta di relazioni via smartphone.
Su cosa lavorare in concreto?
Partendo dall’S.O.S .del titolo di questo mio articolo, la proposta è che la nuova programmazione del turismo in Italia si rivolga a tre temi, connessi a tre azioni.
Sostenibilità: ricostruire una coscienza di sostenibilità ambientale, sociale ed economica a partire da un nuovo modo di concepire la capacità di carico, non più come mero limite a quanti visitatori possiamo avere, ma come mettere a regime una destinazione, un territorio, un prodotto turistico per garantirne una sopravvivenza sostenibile assieme agli operatori e alla comunità locale.
Occupazione: rilanciare uno dei settori più labour-intensive esistenti8, attraverso la diffusione e il consolidamento di competenze di base e lo sviluppo di competenze innovative in grado di orientare le scelte strategiche in termini di gestione, performance, experience e spendibili anche in altri contesti, per gestire al meglio la bomba occupazionale e sociale che si minaccia nella seconda parte dell’anno.
Sicurezza: rispondere efficacemente all’ansia e all’incertezza che caratterizza attualmente la domanda turistica riannodando una relazione di valore basata non su standard generici, ma sul monitoraggio e la conoscenza della percezione, dei bisogni e delle esigenze specifiche delle singole target-personas di interesse, attuali e prospect.
Buona estate.
Fonte dati:
1 WTTC
2 Banca d’Italia
3 UNWTO
4 UNWTO
5 IMF
6 ISTAT, Banca d’Italia, BCE, IMF
7 WHO – (aggiornamento al 27 luglio 2020)
8 ILO
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