Valorizzazione del Territorio. Attrazione di “Cittadini diretti esteri” grazie al turismo domestico.
Più volte, in questi mesi, abbiamo sostenuto che quest’anno il turismo domestico o di prossimità potesse rappresentare un rimedio all’emergenza e un’opportunità futura.
Ora, i dati confermano la fondatezza di tali affermazioni, mostrando come tale trend abbia avuto una valenza comunitaria, e non soltanto nazionale.
Come mostrato dalla figura, rispetto al 2019, nel 2020 si è assistito ad un importante quanto prevedibile calo delle notti trascorse in strutture ricettive, che ha raggiunto picchi del -98%.
L’immagine, fornita da Eurostat e che si riferisce al totale dei paesi euro, mostra anche che a partire dal mese di giugno, i cittadini europei hanno ripreso a viaggiare, mantenendosi tuttavia all’interno dei propri confini nazionali.
Significativi, al riguardo, sono i dati relativi ai mesi di luglio e di agosto, per i quali, le notti trascorse in strutture ricettive ubicate all’interno dei propri confini nazionali hanno mostrato un calo rispettivamente del 22 e del 12 per cento. Dato che, sebbene mostri un segno “meno”, individua un fenomeno estremamente positivo, soprattutto se comparato al dato relativo alle notti trascorse all’estero nel medesimo periodo, che registrano, rispetto all’anno precedente, un calo di 64 (luglio) e di 56 (agosto) punti percentuali.
Il dato è ancora più rilevante per il nostro Paese: da aprile a settembre, infatti, secondo i dati Eurostat, il turismo domestico ha inciso per circa il’70% del totale delle notti spese nelle nostre strutture ricettive, registrando un 75% di presenze domestiche in agosto.
Certo, questi dati sono il frutto di un “calo” sostanziale dei turisti stranieri: in pratica, venendo meno turisti stranieri, il peso dei turisti italiani è più importante.
Fermarsi a questa interpretazione, tuttavia, potrebbe essere “limitante”: il dato su cui bisognerebbe concentrarsi è sulle 47 milioni circa di notti trascorse in strutture ricettive dagli italiani ad agosto.
Questo dato, pur restando ben consapevoli delle ragioni da cui esso origina (impossibilità o timore di spostarsi fuori dai confini nazionali, necessità di “evadere” da parte dei cittadini dopo un periodo di forte lockdown e via dicendo), mostra pur sempre una domanda potenziale alla quale i nostri territori hanno dedicato poca attenzione, anche complice le significative presenze straniere che negli ultimi anni hanno visitato il nostro Paese.
Ora è il momento di proporre soluzioni per meglio intercettare questa domanda potenziale e favorire anche dei cambi di “habitus” in termini di consumi turistici da parte degli italiani.
Valorizzare il turismo domestico ha infatti una serie di ricadute positive sull’intera filiera: trattandosi, spesso, di turismo di prossimità, si concentra anche in aree non estremamente “affollate”, portando flussi economici in entrata anche in piccole località, favorendo un turismo di sostenibilità, e permettendo così agli operatori della filiera dell’experience industry di poter diversificare le proprie offerte.
Al contempo, il territorio ne beneficia in termini di visibilità, di flussi economici, di livello di “innovatività” da parte dei propri cittadini creando, nel medio periodo, anche le condizioni per attrarre nuovi residenti.
Con una bilancia demografica in costante calo, il nostro “sistema Paese”, ha bisogno di “nuove persone”: e l’attrazione di nuovi potenziali cittadini attraverso il turismo è una valutazione ancora poco considerata dai nostri decisori politici, che sul tema si concentrano solo sui flussi irregolari (con differenti vedute).
Forse, una riflessione più estesa, potrebbe aiutare non poco il futuro dei nostri piccoli comuni.
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