Sappiamo più o meno tutto di ciò che sarà il turismo post covid (!) : conosciamo le strategie di revenue che dovranno applicare gli hotel, gli strumenti digitali di cui dovranno dotarsi le agenzie di viaggi, e finanche quali social media dovranno utilizzare le strutture extra-alberghiere nel prossimo futuro. Alcuni affermano di poter prevedere i fatturati del comparto turistico da qui a 5 anni, gli ottimisti vedono già incrementi a 3 cifre (questo è semplice, partendo da zero a cento si arriva subito), i pessimisti parlano solo delle aziende che chiuderanno e non di quelle che apriranno.
Non ho ancora letto, mea culpa, lo stesso numero di articoli dedicati alle previsioni di cui sopra, al mondo della formazione turistica e mi stupisce perché, oramai, penso sia sotto gli occhi di tutti che ci dovrà essere nuova formazione in nuovo turismo.
La consecutio temporum è sicuramente errata, ma l’assenza degli articoli indeterminativi serve a rafforzare il concetto: di indeterminato, di impreciso, nella formazione, come nel turismo, non potrà più esserci nulla. Gli spagnoli, da gran fighi, all’articolo indeterminativo hanno dato pure il plurale così da anticipare il tema dei diversi turismi e delle diverse tipologie di formazione che dovranno essere offerte in un settore post covid e traumatizzato dal covid. Sia che parliamo di formazione per imprenditori, dipendenti, o alunni, che ci piaccia o no, il modo di insegnare turismo, e conseguentemente di apprenderlo, ha modificato il modo in cui, soprattutto i più giovani, andranno a lavorare nel settore appena sarà possibile: non mi riferisco ai laboratori degli istituti alberghieri o agli stage in hotel, non penso alle lezioni di biglietteria o alle ore passate a timbrare i cataloghi in agenzia in quanto si tratta degli esempi più facili ed immediati. Mi riferisco piuttosto alle nuove conoscenze acquisite attraverso la didattica a distanza o alle lezioni sincrone alternate a quelle asincrone e ai molti, troppi, spesso inutili webinar ai quali anche i professionisti del settore si sono dovuti adattare. Nuove modalità di insegnamento ed apprendimento implicano, in una visione prospettica, l’approfondimento di alcuni concetti chiave soprattutto per una industria people intensive come quella turistica e che passano per domande che necessariamente devono tenere conto dei bisogni formativi e degli effetti di una formazione ibrida per tutti i soggetti coinvolti ( studenti, docenti, manager).
In questa fase di passaggio, infatti, sono troppo pochi gli studi, e quasi tutti stranieri, che riguardano i vantaggi e gli svantaggi dell’apprendimento in presenza/ibrido/on line/asincrono nell’ambito della materie che presuppongono un contatto personale non mediato dalla tecnologia. L’assenza di informazioni in questo campo impedisce anche una necessaria rimodulazione dei programmi scolastici in quanto se è auspicabile che il Covid19 sparisca non è detto che non ritorni, pertanto questo anno orribile sarà un anno sprecato se non implementeremo, da subito, programmi di studio per ogni e qualsiasi ordine e grado, che tengano conto dei principi del risk management. A ben pensarci infatti, se noi fossimo stati preparati sul come affrontare questa crisi sanitaria, probabilmente avremmo gestito diversamente la comunicazione istituzionale, quella aziendale, avremmo inciso maggiormente e prima sulle esperienze e i piccoli gruppi, o semplicemente avremmo impedito la diffusione di programmi turistici con la combo viaggio+ingresso in discoteca[1] che tanti danni ha creato soprattutto nel periodo estivo.
Alcuni programmi scolastici degli istituti tecnici e/o alberghieri, universitari e finanche una certa formazione aziendale, sono figli di quel turismo da tempi di vacche grasse che oramai sappiamo di dover dimenticare per un po’: vuoto pieno, allotment, voucher con pagamento a 30 giorni, e altre amenità. Ne consegue che, in primis, saranno i professori/docenti/formatori a dover essere formati sui nuovi bisogni turistici, sui nuovi turismi e sulle modalità di condivisione della formazione, se vogliamo essere veramente performanti: ma chi forma i professori/docenti/formatori?
Trovo molto interessante, e per certi versi “ribaltata” rispetto all’esperienza italiana, ciò che sta avvenendo in questo momento in Portogallo[2]: un supporto online specializzato è fornito da un team di 60 professori delle scuole alberghiere e turistiche portoghesi alle imprese turistiche per affrontare e risolvere problemi operativi e gestionali nonché per minimizzare l’impatto dei Piani di Emergenza COVID-19, gli aggiornamenti giornalieri del settore sono forniti dal team dei formatori tramite un canale web accessibile al pubblico, Travelbi, e i flussi turistici vengono monitorati utilizzando i dati provenienti dagli smartphone e dalle compagnie aeree.
Tra le altre attività formative messe in campo dai portoghesi per le aziende è molto interessante il Business Education for Smart Tourism Training Programme programma online per promuovere lo sviluppo di competenze gestionali strategiche e competitive, pensato per rispondere alla crisi e prepararsi alla ripresa (più di 250 sessioni e 25 000 partecipanti dall’aprile 2020), il percorso è qualificato inoltre da un approfondito Executive Certified Training tool (più di 168 sessioni e 7 600 partecipanti dal maggio 2020). E poiché il turismo del futuro sarà necessariamente sostenibile ecco che in piena crisi pandemica, l’isola Santorini ne approfitta per attuare progetti formativi a tutti i livelli nel nome di Plastic Free Santorini[3] e riposizionare l’isola in una dimensione eco pronta all’uso per il turista post covid.
Auspico che il mondo delle imprese turistiche dialoghi al più presto e concretamente con le scuole, le università e le agenzie formative, al fine di aggiornare, formare e motivare i professori, che, si spera, torneranno in prima linea ad insegnare a una moltitudine di persone che ha dimenticato il valore di una divisa ben stirata ed ha sperimentato (si spera solo i più giovani!) il brivido perverso di fare lezione in t-shirt e mutande appena svegli e con ancora la cispa negli occhi grazie alla didattica a distanza. Sembra una provocazione ma non lo è: ci è voluto quasi un anno di lock down ad assetto variabile per insegnare anche ai più giovani il rispetto del distanziamento sociale, l’uso costante della mascherina o l’importanza del disinfettante e l’utilizzo a fini didattici della tecnologia, siamo sicuri che tutto ciò non comporti degli strascichi psicologici che al momento non conosciamo e che quindi non saremo in grado di governare una volta che si ritornerà fisicamente a scuola o all’università o in azienda? Inoltre, vogliamo struzzamente ignorare la creatività messa in atto da tantissimi studenti nel copiare metodicamente durante i compiti in classe e le interrogazioni on line con conseguente abbassamento della conoscenza ed incremento delle competenze in spionaggio e trasgressione? Ignoriamo pure, ma stiamo consegnando questi futuri cittadini di domani al mondo dell’università e/o del lavoro, futuri cittadini che saranno i dirigenti di domani. Prepariamoci.
Ad oggi sappiamo quali ostacoli all’apprendimento, soprattutto nelle scuole turistiche, hanno generato la lontananza dalle sedi di stage e più in generale dal cliente con il quale sin dalla terza gli studenti degli istituti alberghieri si confrontano? Queste riflessioni implicano secondo me necessariamente alcuni passaggi fondamentali affinché nuova formazione si contamini con nuovo turismo e viceversa: 1) disegnare nuovi e diversi strumenti formativi e nuove e diverse metodologie didattiche al fine di generare e mantenere l’attenzione degli studenti che tende sempre più ad abbassarsi a causa dell’uso costante degli smartphone[4] 2) Inserire nuove tecnologie ed utilizzo di 3D e realtà aumentata nelle attività laboratoriali e a distanza, inserire i videogiochi tra le modalità di didattica di turismo ed esperienze turistiche visto la velocità di pensiero ed azioni che essi generano negli utilizzatori abituali[5] e l’uso che di essi fanno i turisti contemporanei[6] 3) utilizzare i professionisti del turismo espulsi dal mercato, dopo apposita preparazione, nei laboratori, in aula, a scuola al fine di sopperire alla formazione standard di figure generaliste e concorrere alla preparazione di figure veramente utili al mercato che verrà. L’università Svizzera EHL Swiss School of Tourism and Hospitality (SSTH) ha esaminato i fattori scatenanti più importanti della crescente fragilità da un lato e i modificati valori sociali di base dall’altro in epoca covid19 e post covid.
Da questo studio potrebbero derivare le misure idonee per aumentare la resilienza e identificare i nuovi requisiti di competenze della futura scuola di management alberghiero: anche la prestigiosa università svizzera, cosi come altre istituzioni americane ed australiane in primis, mette quindi in evidenza la necessità di un forte know how tecnologico sia per i docenti che per gli studenti anche delle scuole turistiche in quanto la pandemia in corso ha trovato il mondo della scuola, di qualsiasi livello, del tutto impreparato e questo è un rischio che non possiamo correre nuovamente.
La necessità di adottare metodi innovativi per ottenere servizi di istruzione a tutti i livelli soprattutto in campo turistico, è, al momento quindi, imprescindibile se vogliamo affrontare le sfide del post covid con scienza, coscienza e competenza.
La passione, ciò che da sempre ha guidato gli uomini e le donne che hanno fatto la storia del turismo in Italia, la passione dicevo, quella purtroppo non potrà essere insegnata nei modi e nelle forme che un modello atavico di formazione/aggiornamento turistico impone: è un fuoco che arde dentro dalla prima volta che incroci lo sguardo di un cliente soddisfatto o senti un grazie per aver disegnato perfettamente la vacanza di una vita. Le ferite che ognuno di noi che lavora o ha lavorato nel turismo si porta dentro causate da questa tragedia sociale ed economica, e che una politica miope e di piccolo cabotaggio non ha saputo curare neanche con adeguati ristori economici oltre che umani e professionali, potranno cicatrizzarsi grazie a nuova e dirompente passione per il turismo di domani?
[1] https://bit.ly/2J0SfdV
[2] https://bit.ly/3fA6sKq
[3] https://bit.ly/37es4Z2
[4] https://www.stateofmind.it/2019/11/smartphone-attenzione-dipendenza/
[5] https://www.techeconomy2030.it/author/fabio-viola/ e https://www.researchgate.net/publication/312333763_Serious_games_and_the_gamification_of_tourism
[6] https://bit.ly/377zFJ3
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Ancora una volta un “dieci e lode” al contenuto ed allo stile della signora Tiziana Tirelli. Un articolo che fa riflettere è sempre un grande articolo. Grazie
Grazie, Le sue parole sono un forte stimolo per continuare a condividere il sentire comune in campo turistico nell’attesa che esso diventi fare comune.