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Recente notizia annuncia l’ennesimo progetto di restyling del sito turistico del nostro Paese. Ovvie le reazioni tutt’altro che “ottimiste” che hanno fatto sin da subito eco alla notizia.

Ma procediamo con ordine: qualche giorno fa, il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha annunciato il restyling del “portale” Italia.it in un rinnovato Tourism Digital Hub per un investimento pari a circa 114 milioni di euro.

Un’operazione di questo tipo può essere oggetto di numerose riflessioni, ma sono due i temi che forse è giusto approfondire: da un lato, la grande perseveranza che il nostro Paese riesce a dimostrare per “salvare” degli investimenti andati male, dall’altro comprendere l’effettiva esigenza di un restyling o della costruzione ex-novo di un portale dedicato all’intero turismo nazionale.

Italia.It

Il primo punto è tutt’altro che polemico: è evidente che gli investimenti sinora realizzati per il portale italia.it non hanno portato a grandi risultati. Altrettanto evidente è che i vari Governi che si sono susseguiti nel tempo hanno sempre dedicato un capitolo di spesa a tale oggetto.

Questo schema è più che noto in finanza comportamentale, ed è il risultato di due distorsioni del comportamento degli investitori: il cosiddetto “home-bias” che porta ad investire in azioni che già ci risultano familiari, e il cosiddetto “errore di conferma”, che è quello che spinge ad investire in azioni in cui abbiamo già investito, perché ci fondiamo soltanto su informazioni e opinioni che confermano il nostro punto di vista.

Vi è mai capitato di attendere un treno in ritardo e, dopo aver atteso i trenta minuti stimati inizialmente, continuate ad attendere gli ulteriori dieci ben sapendo che potrebbero diventare 20 e che quindi risulterebbero convenienti altri mezzi di trasporto? Esatto. La sensazione è quella.

Vi è poi un altro elemento che la vicenda Italia.it ricorda, vale a dire la cosiddetta sovrastima delle proprie capacità di giudizio, altra distorsione tra quelle più note in termini di investimenti, e non solo in ambito finanziario. In ogni città, ad esempio, ci sono dei “luoghi”, commerciali che cambiano costantemente gestione pur riproponendo lo stesso prodotto e che, inevitabilmente, finiscono sempre per fallire. Ecco, la sensazione è quella.

Si badi bene: non si intende in nessun modo sostenere che “questa volta” non possa essere diverso, ma qualche dubbio che quest’operazione si confermi nell’ennesimo flop, in realtà, è più che legittimo.

Il punto, tuttavia, è un altro: Italia.it non è l’unico investimento “poco riuscito” in ambito turistico e culturale, e il dubbio che l’azione del nostro Governo sia, per bias comportamentali o per logiche altre, destinata a reiterare errori di investimento in una sorta di coazione a ripetere è uno scenario che preoccupa molto più dei 114 milioni di euro che verranno destinati all’operazione.

E non perché 114 milioni, anzi, meglio scriverlo 114.000.000 di monetine da un euro, sia una cifra di poco valore, anzi.

È proprio a questa cifra che dovrebbe essere rivolta una particolare attenzione, e non nel valore in sé (congruo, incongruo), ma in rapporto a ciò che con 114.000.000 di monetine da un euro si potrebbe fare per favorire lo sviluppo del nostro turismo.

Si tratta, in breve, di comprendere se, questa cifra, possa essere investita in servizi di analoga natura, ottenendo però risultati migliori sotto il profilo dei ritorni in termini di visibilità turistica, di incremento dei flussi turistici in incoming, nell’emersione di nuovi posizionamenti strategici del comparto italiano del turismo o affini.

Va considerato altresì che, con questi 114 milioni di euro che il turismo avrebbe a disposizione, si potrebbero realizzare anche servizi in grado di generare ritorni economici positivi, non solo per il comparto, ma anche per il “servizio specifico”, definendo una serie di azioni in grado di “sopravvivere” senza la necessità di ulteriori stanziamenti pubblici futuri.

Servizi che, magari, non cerchino di replicare quanto è già stato fatto da altri, prima e meglio di noi.

Perché la vicenda di Davide e Golia non è la “regola”, altrimenti sarebbe stata scritta al contrario.

Stefano Monti

Partner Monti&Taft, insegna Management delle Organizzazioni Culturali alla Pontificia Università Gregoriana. Con Monti&Taft è attivo in Italia e all'estero nelle attività di management, advisory, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di un decennio fornisce competenze a regioni, province, comuni, sovrintendenze e ha partecipato a numerose commissioni parlamentari. Si occupa inoltre di mobilità, turismo, riqualificazione urbana attraverso la cultura. È autore e curatore di numerosi libri e frequente relatore di convegni. Il suo obiettivo è applicare logiche di investimento al comparto culturale e turistico.

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Stefano Monti

Partner Monti&Taft, insegna Management delle Organizzazioni Culturali alla Pontificia Università Gregoriana. Con Monti&Taft è attivo in Italia e all'estero nelle attività di management, advisory, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di un decennio fornisce competenze a regioni, province, comuni, sovrintendenze e ha partecipato a numerose commissioni parlamentari. Si occupa inoltre di mobilità, turismo, riqualificazione urbana attraverso la cultura. È autore e curatore di numerosi libri e frequente relatore di convegni. Il suo obiettivo è applicare logiche di investimento al comparto culturale e turistico.

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